Apr 19 2024

Soldi a parlamentari Pd e Avs da organizzazioni Usa e vicine a Soros. Ecco chi sono

Ci sono vari esponenti del Pd, per lo più parlamentari, compreso un ex ministro del Conte bis, e fedelissimi di Elly Schlein, tra i beneficiari dei contributi economici di “Agenda”, la no profit al femminile fondata nel 2022 dall’ambientalista americana ed ex guru elettorale di Barack Obama, Jessica Shearer. Si tratta di un’associazione con sede a Roma, finanziata con oltre un milione di euro tra il 2022 e il 2023 dalla Democracy & Pluralism, fondazione svedese vicina al magnate ungherese George Soros. Altri finanziamenti, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Adnkronos, che ha fatto esplodere il caso, sono arrivati a esponenti della sinistra italiana anche dall’americana “Social Changes”, la cui amministratrice delegata è comunque sempre Shearer.

L’inchiesta dell’Adnkronos

Spulciando l’elenco dei contributi per l’attività politica, non solo elettorale, (ex articolo 4 della legge 659/81 in materia di obbligo di dichiarazioni congiunte per i finanziamenti ai partiti, agli eletti in assemblee rappresentative e ai candidati) indirizzati alla presidenza della Camera dei deputati e pervenuti dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2023, spunta anche un big del Partito democratico, Giuseppe Provenzano, già ministro del Sud e attuale deputato dem, che fa parte della squadra della segretaria Schlein come responsabile Esteri.

I legami tra “Agenda” e il Pd: chi sono le socie fondatrici

Carte alla mano visionate dall’Adnkronos, Provenzano ha ricevuto da “Agenda” due anni fa 13mila 211,97 euro, un contributo in prestazione di servizi “protocollato”, in gergo tecnico, il 2 gennaio 2023. L’associazione, animata dall’ex organizzatrice della campagna per le presidenziali Usa di Obama, ha altre tre socie co-fondatrici: Rachele Scarpa, la più giovane deputata della XIX legislatura a cui Schlein ha affidato le deleghe su due settori chiave, giovani e salute; Caterina Cerroni, segretaria nazionale dei Giovani democratici; Sofia Di Patrizi, attivista femminista divenuta nel 2023 portavoce metropolitana delle Donne democratiche di Genova. Sia Scarpa che Cerroni hanno ottenuto finanziamenti da “Agenda” per la loro attività politica ed elettorale: la prima ha incassato circa 24mila euro in due tranche (una di 20mila 299,58 euro in servizi e l’altra di 4mila euro, risalenti al 2022 e “tracciate” il 9 gennaio 2023), mentre la seconda ha avuto 7mila 800 euro nel 2022 e 64mila 831,85 euro (quest’ultima somma in servizi) sempre nello stesso anno.

I parlamentari dem finanziati dalla no profit supportata dalla fondazione vicina a Soros

Pure Ouidad Bakkali, altra deputata Pd, vicesegretaria del partito in Emilia-Romagna, ha beneficiato di 77mila 418,79 euro sotto forma di servizi nel 2022. La no profit italiana ha finanziato, inoltre, la deputata Valentina Ghio, ex sindaco di Sestri Levante (38mila 504,27 euro in servizi nel 2022); la consigliera regionale nel Lazio, Marta Bonafoni, luogotenente della Schlein a Roma e coordinatrice della segreteria nazionale dem (10mila euro, nel 2023); Katia Piccardo, sindaca di Rossiglione e vicesegretaria Pd Genova (22mila 159,57 euro in servizi ricevuti nel 2022); il parlamentare Marco Sarracino, responsabile coesione, Sud e aree interne della segreteria nazionale del Pd, (29mila 765,49 euro in servizi erogati nel 2022). L’Adnkronos ha reso noto di aver provato a contattare alcuni esponenti dem che hanno ricevuto donazioni da “Agenda”, senza avere risposta. Sarracino si è limitato a un no comment.

I contributi arrivati dall’americana “Social Changes”

Ancora l’Adnkronos ha evidenziato che c’è anche un po’ di America nei finanziamenti alla sinistra italiana. Scorrendo l’elenco dei contributi per attività politica, infatti, si nota che vari parlamentari che hanno beneficiato di finanziamenti della “Social Changes”, l’organizzazione Usa di stampo progressista dove lavorano esperti in comunicazione politica e community manager, di cui è amministratrice delegata ancora una volta Shearer.

Tra coloro che hanno ricevuto “donazioni” nel 2022 si trovano, riferisce l’agenzia di stampa, il segretario di Sinistra italiana e deputato di Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni (110mila 367,19 euro in servizi), il deputato di Avs Marco Grimaldi (24mila 674,90 euro in servizi), il senatore del Pd Michele Fina (7mila 57,73 euro in servizi), la capogruppo del Pd nel comune di La Spezia Martina Giannetti (5mila 216,03 euro in servizi), il deputato del Pd Arturo Scotto (32mila 860,93 euro in servizi), il deputato dem Nicola Stumpo (20mila 300,73 euro in servizi), l’ex parlamentare Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti (4mila 270 euro in servizi), il segretario dem di Genova Simone D’Angelo (due donazioni, una di 11mila 672,36 euro in servizi e un’altra di 8mila 770 euro), l’ex governatore della Toscana Enrico Rossi, candidato nel 2022 alla Camera ma non eletto (3mila euro, più un’altra donazione di 6mila 208,58 euro in servizi). Sempre dalla Social Changes, inoltre, è arrivato un cospicuo aiuto ad alcuni candidati del Pd alle europee del 2019 (150mila euro) e alle amministrative del 2020 (315mila euro).

di: Annamaria @ 17:00


Apr 19 2024

Aborto, 194, “Meloni nemica delle donne”: il solito noioso strillonaggio. E c’è chi ne fa una questione di “igiene”

Questa storia della legge 194 che la destra vorrebbe cambiare sta facendo riemergere rigurgiti gruppettari e parafemministi della peggior specie. Con punte di comicità inarrivabili. Intanto tutti sanno che se qualcuno vuole cambiare quella legge, che risale al 1978, sono i movimenti femministi che la vorrebbero meno restrittiva. Inserendoci magari un “diritto” all’aborto che nella legge non è menzionato né previsto, visto che parla di “tutela sociale della maternità”. L’emendamento della discordia che apre le porte alle associazioni pro-life – è la replica della destra – in realtà segue alla lettera l’articolo 2 della legge 194 ed è dunque legittimo e non cambia nulla dell’impianto normativo.

A quel punto a sinistra si dirotta il discorso sui consultori (sono pochi) e sui medici obiettori (sette su dieci). Colpa di Meloni anche questo? Nella versione declinata giornalmente del “piove governo ladro” e grazie alla quale ogni problema viene addossato alla Meloni pare proprio di sì. Così parlò la sinistra (ma il taglio di 37 miliardi alla sanità dal 2010 al 2019 chi lo ha deciso? Sempre Meloni che è arrivata nel 2022? Chi lo sa…). Poi ci si mette anche la Lega col dissenso in aula sull’ emendamento che limiterebbe il diritto di abortire (Laura Ravetto dixit). Eppure, quando era la presidente dell’Umbria Tesei (che negava l’aborto farmacologico in day hospital) a subire l’arrembaggio delle femministe vestite come le ancelle del romanzo di Margaret Atwood tutti questi scrupoli di coscienza nella Lega non li abbiamo visti e ascoltati. Forse all’epoca erano tutti ammaliati dal rosario che Matteo Salvini sventolava nei comizi.

Ma andiamo avanti: c’è stato anche l’intervento strappalacrime della deputata M5S Gilda Sportiello. Con finale a effetto: “Ho abortito e non mi vergogno, la parola aborto fa tremare le gambe, il governo nemico delle donne” e tutto l’armamentario retorico del caso. Ma il vittimismo non era appannaggio della destra? L’improvvisa notorietà di Sportiello le avrebbe attirato insulti di hater e affini. Eppure, un veloce giro sui social restituisce solo applausi e complimenti per la deputata grillina. Che allattò anche il suo neonato in aula (che abbia una qualche, larvatissima tendenza a mettersi sotto i riflettori?).

Infine l’ultima sceneggiata: solo maschi a Porta a Porta a parlare di aborto. Scandalo. Sicuramente c’è di mezzo lo zampino di Meloni. Immaginiamo la premier che chiama Vespa e intima: mi raccomando, per parlare di aborto solo maschi… La redazione del programma si affanna a spiegare che erano state invitate tre parlamentari dem e una direttrice di un quotidiano ma nessuna ha accettato l’invito. L’indignazione monta. Arriva Nicola Fratoianni (un uomo) e la mette giù con la consueta leggerezza: “Sette uomini che parlano di aborto. A Porta a Porta, con Bruno Vespa su Rai Uno. Poi dicono che la cultura patriarcale non esiste in Italia. Lo dico ai miei colleghi uomini: dovremmo iniziare a rifiutarci di parlare in luoghi in cui non ci sono donne, soprattutto quando si parla del corpo e delle scelte delle donne. Sarebbe una intelligente scelta di igiene”.

Un momento: come una scelta di igiene? Se i maschi parlano di aborto la faccenda è dannosa per la salute psichica e mentale? Oppure i sette invitati da Vespa sono scarsamente puliti? Non si capisce bene il senso, però l’importante è che vi sia in mezzo una bella denuncia sul solito patriarcato. La legge 194 intanto se ne sta lì, immutata, al centro di fumose propagande. Perché il punto è sempre la questione posta dal filosofo Habermas: come si fa a far convivere insieme una pluralità di diritti? Forse evitando lo strillonaggio. Ma vaglielo a spiegare alle sinistre chiassose…

 

 

di: Annalisa @ 16:57


Apr 19 2024

Suicidio assistito, il costituzionalista Mirabelli: “Legittimo il ricorso del governo, serve una legge”

Oltre le barricate ideologiche sul fine vita. La decisione del governo di impugnare al Tar regionale le delibere dell’Emilia Romagna per l’attuazione del suicidio medicalmente assistito ha scatenato l’inevitabile protesta dei 5Stelle. Che, insieme alla sinistra doc, grida allo scandalo e ai ‘pericolosi’ passi indietro della maggioranza sui diritti.

Fine vita, la crociata grillina a difesa di Bonaccini

Ai parlamentari grillini delle commissioni Affari sociali di Camera e Senato non sembra vero di processare il governo, accusato di deriva retrograda. “In pochi giorni mette in discussione il diritto delle donne all’aborto e si oppone a una norma che cerca di colmare un vulnus normativo che tiene il Paese ancorato a un passato oscurantista, affidandolo alle sentenze dei tribunali”, si legge in una nota congiunta. Le opposizioni fanno quadrato intorno al governatore emiliano Bonaccini, che si è ben guardato dal portare le due delibere sul suicidio assistito all’esame del consiglio regionale procedendo d’imperio con un atto amministrativo.

Il costituzionalista Mirabelli: il governo ha fatto bene

A sottrarre l’argomento alle tifoserie ci pensa il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli che affronta la complicata tematica in punta di diritto. E valuta legittima l’iniziativa dell’esecutivo alla quale, però, dovrebbe seguire una legge ad hoc. Che uniformi la disciplina a livello nazionale e non regionale e colmi il vuoto legislativo. Il punto è presto riassunto. Un provvedimento amministrativo anche generale, come quello di Bonaccini  può disciplinare la materia facendo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale o invece deve essere attuativo di una legge?

Corretto impugnare le sentenze dell’Emilia, ma serve legge

“Il provvedimento di Bonaccini – spiega all’Adnkronos Mirabelli – è una integrazione della sentenza della Corte. Che dovrebbe invece trovare appropriatamente espressione in un atto legislativo e non regolamentare, come quello posto in essere dal governatore dell’Emilia Romagna. È altamente opportuno che ci sia una legge”. Oggi, però, la sentenza della Consulta può essere applicata senza ulteriori indicazioni, quindi per provvedimento amministrativo. “È auto-applicativa. Cioè – spiega il costituzionalista – può già essere applicata con le modalità previste dalla sentenza dei giudici costituzionali seppur in via di supplenza e nei limiti in cui quel diritto è garantito”.

La competenza è della legislazione nazionale

Nessuna forzatura, dunque, da parte della presidenza del Consiglio e del ministero della Salute. “È corretto che il governo abbia fatto impugnativa al Tar. Vedremo però se avrà anche una iniziativa legislativa per disciplinare il fine vita. La Corte ha indicato le più appropriate modalità in cui può trovare applicazione la sua sentenza. Tuttavia la competenza di farlo non è della legislazione regionale ma statale”. “A me pare – conclude Mirabelli – che vi è una materia che riguarda competenze statali. Perciò le discipline regionali in questo settore pongono dei problemi non tanto sui contenuti, quanto sulla attribuzione dei contenuti. E del resto mi pare ci sia anche la necessità di una disciplina uniforme sul piano nazionale”.

di: Gloria Sabatini @ 16:51


Apr 19 2024

Rai, finisce l’era del sindacato unico: firmato l’accordo con Unirai. Palese: “Una scelta di pluralismo”

Non più solo l’Usigrai, ma anche Unirai: nella tv pubblica finisce l’era del sindacato unico dei giornalisti. Azienda e Unirai-Figec-Cisal, il nuovo sindacato dei giornalisti, costituito lo scorso 16 dicembre, hanno infatti firmato un protocollo di relazioni industriali e sindacali che riconosce alla nuova sigla una significativa rappresentatività dei giornalisti Rai. Si tratta di un passaggio storico per viale Mazzini.

La Rai firma il protocollo di relazioni industriali e sindacali con Unirai

Il protocollo è stato firmato tra l’azienda, rappresentata dall’amministratore delegato Roberto Sergio e dal direttore generale Giampaolo Rossi, e la nuova sigla, dipartimento autonomo della Figec Cisal. “Per noi – ha commentato Francesco Palese, segretario di Unirai – si tratta di un fondamentale passaggio che rappresenta un nuovo punto di partenza. Abbiamo chiesto l’impegno da parte dell’azienda ad aprire, nell’immediato, la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo, scaduto da molti anni. La presenza di un nuovo interlocutore riconosciuto – ha aggiunto Palese – rappresenta una buona notizia per il sindacato. Il pluralismo di voci può solo far bene a tutti”.

Il segretario Palese: “Il pluralismo fa bene a tutti”

“Il protocollo Rai-Unirai Figec Cisal rappresenta un ulteriore traguardo storico per il pluralismo sindacale nella categoria dei giornalisti”, ha sottolineato il segretario generale Carlo Parisi, il presidente Lorenzo Del Boca e il delegato agli affari giuridici e legislativi della Figec Cisal Pierluigi Roesler Franz. “Il dipartimento Unirai – hanno detto ancora – è stato istituito nello spirito con cui, il 28 luglio 2022, è stato fondato un sindacato ‘per’ e non ‘contro’ con il semplice obiettivo di offrire una casa a quanti non si riconoscono nel pensiero unico”.

di: Annamaria @ 16:29


Apr 19 2024

Basilicata domenica al voto, sette liste a sostegno dell’uscente Vito Bardi. Cinque con Piero Marrese del campo largo

In Basilicata si vota domenica per il rinnovo del consiglio regionale dalle ore 7.00 alle ore 23.00 e lunedì 22 dalle 7.00 alle 15.00, appena dopo inizierà lo spoglio.
Gli elettori troveranno sulle schede i simboli delle liste aggregate ai nomi dei candidati alla presidenza. Non è possibile il voto disgiunto, come in Sardegna, pena l’annullamento dello stesso e si potrà esprimere anche una doppia preferenza di genere.
A competere sono una coalizione di centro-destra, guidata dall’uscente ex-Generale Vito Bardi in quota Forza Italia, quella di centro-sinistra, guidata dalla candidatura di ripiego di Piero Marrese, dopo che sono state bruciate le candidature di Angelo Chiorazzo, sponsorizzata dall’ex-ministro della Sanità Roberto Speranza, e quella di un noto oculista dell’ospedale San Carlo di Potenza, una lista con il terzo candidato che è Eustacchio Follia di Volt.
La novità in Basilicata è che Italia Viva con Braia e Polese e Azione con Marcello Pittella sono aggregate al centro-destra e Vito Bardi guida sette liste, mentre Piero Marrese deve accontentarsi di cinque liste, tra cui quella dei CinqueStelle, con candidati che hanno oggettivamente una forza elettorale di gran lunga inferiore a quelli del centro-destra.
Tutti i sondaggi danno nettamene in vantaggio l’aggregazione di Vito Bardi e nonostante i disperati tentativi del  centrosinistra di accreditarsi come il nuovo che avanza la forbice a vantaggio del centrodestra dovrebbe essere abbastanza consistente.
Piero Marrese pagherà lo scotto degli errori commessi nella fase pre-elettorale con i veti incrociati e determinante potrebbero essere proprio Italia Viva e Azione, soprattutto quest’ultima aggregazione con Marcello Pittella, insieme le due forze potrebbero arrivare a conquistare una percentuale di consenso a due cifre. Marrese come perdente entrerà comunque in consiglio regionale, ma dovrà lasciare sia la carica di Presidente della Provincia di Matera che quella di Sindaco di Montalbano Jonico, comune nel quale vive e dove ha vinto con un largo margine di consensi.
La Basilicata è stata da sempre governata prima dalla DC e dal pentapartito, con il PCI nel ruolo di compartecipe dall’opposizione, e poi da coalizioni catto-comuniste nell’ultimo trentennio, un governo sempre segnato da pratiche clientelari. Alle quali Vito Bardi ha saputo porre un freno.

di: Annalisa @ 15:28


Apr 19 2024

G7, Napoli tensioni tra polizia e manifestanti: volevano imbarcarsi per Capri (video)

Momenti di tensione si sono registrati a Napoli tra gruppi pro Palestina e polizia: i tafferugli sono iniziati quando i manifestanti hanno cercato di forzare il blocco delle forze dell’ordine per arrivare agli imbarchi per Capri e raggiungere l’isola, dove si è riunito il G7 dei ministri degli Esteri.

A Napoli momenti di tensione tra manifestanti e polizia

In particolare, polizia e manifestanti sono sono arrivati a contatto in Calata Porta di Massa a Napoli. Dopo una deviazione di percorso, i manifestanti si sono poi diretti al blocco del Varco Immacolatella per riunirsi in assemblea. Al momento non si registrano ulteriori tensioni. Nel frattempo, le delegazioni straniere hanno iniziato a lasciare l’isola di Capri. Blindati i porti della provincia, in particolare a Castellammare di Stabia, dove è sbarcata ed è già andata via la delegazione francese, la prima a lasciare i lavori del G7.

Cortei anche a Milano, Roma e Torino

Oltre che a Napoli, manifestazioni sono state organizzate anche a Milano, Torino, Roma. Tra i temi, oltre a quelli del Medio Oriente, anche quelli ambientali: i cortei si svolgono, infatti, nell’ambito dei venerdì Fridays for Future, in occasione della giornata dello sciopero globale per il clima. A Napoli lo striscione d’apertura del corteo era “Fermiamo il genocidio”, subito dietro alcuni manifestanti avevano ciambelle e materassini da mare sostenendo che servivano per “difenderci dalle manganellate”. Al seguito del corteo, secondo quanto emerso, ci sarebbero stati anche due osservatori di Amnesty International per sorvegliare le forze di polizia.

di: Annamaria @ 15:08


Apr 19 2024

Rai, il Pd attacca “Porta a Porta” su aborto e TeleMeloni. E rimedia un’altra figuraccia

La combinazione dev’essere sembrata un’occasione di polemica imperdibile per il Pd: aborto, Rai e quote rosa. E così i componenti dem della Commissione di Vigilanza si sono lanciati in un attacco a testa bassa alla trasmissione Porta a Porta, “rea” – hanno protestato – di aver invitato “cinque uomini in studio a discutere di aborto”. Un chiaro segno che “la Rai ai tempi di Giorgia Meloni lascia che sia un parterre tutto maschile a discutere dei diritti delle donne”, hanno denunciato i parlamentari Pd, promettendo battaglia in Commissione. E inanellando l’ennesima figura barbina: “Avevamo invitato tre donne parlamentari del Pd (sostituite alla fine dall’onorevole Zan per la loro indisponibilità) e una direttrice di giornale, anch’essa indisponibile”, ha chiarito in una nota la redazione di Porta a Porta.

L’attacco del Pd a “Porta a Porta” su aborto e TeleMeloni

“Quanto avvenuto nella trasmissioni di ieri sera di Porta a Porta è gravissimo. Porteremo in Commissione di vigilanza questa vicenda, bisogna fermare questo declino e contrastare la palese violazione dei principi della parità di genere”, si legge nella nota dei membri Pd della Vigilanza, secondo i quali “sono venuti meno tutti i principi di parità di genere contenuti nel Contratto di Servizio Rai”. “Un fatto – hanno aggiunto – che mina alle basi la credibilità dell’azienda pubblica radiotelevisiva italiana. Meno di un anno fa la Presidente Rai Soldi si era impegnata con il progetto della Commissione europea ‘No women no panel” a garantire una rappresentazione paritaria nei talk e nei dibattiti pubblici. In meno di un anno dobbiamo registrare che alle promesse non sono seguiti i fatti, con l’aggravante – hanno concluso – che l’argomento in discussione riguardava un diritto femminile, quello all’aborto”.

La replica della redazione: “Facciamo notare che…”

Peccato solo che, come chiarito poi da Porta a Porta, se in trasmissione è mancata la presenza femminile è stato proprio per il forfait delle parlamentari dem. “La redazione di Porta a Porta – viene chiarito in un comunicato – fa notare che gli inviti per la trasmissione politica di giovedì 18 aprile sono stati fatti nei giorni precedenti al manifestarsi della polemica. Essendo prevista la presenza del Partito democratico, avevamo invitato tre donne parlamentari del Pd (sostituite alla fine dall’onorevole Zan per la loro indisponibilità) e una direttrice di giornale, anch’essa indisponibile”.

Nessuna delle parlamentari Pd invitate era disponibile

“In ogni caso – ha spiegato ancora la redazione di Bruno Vespa – l’aborto è stato solo uno degli otto temi trattati nella trasmissione di ieri. Gli altri sette erano la guerra, Meloni a Bruxelles, il ricorso del governo contro l’Emilia-Romagna sul fine vita, la discussione sulla foto di Berlinguer nella tessera del Pd, il 5 in condotta e i sondaggi preelettorali. Come sa la stessa interessata, fin dalle 9.47 (prima che uscissero le agenzie con le reazioni polemiche) avevamo valutato la presenza dell’onorevole Sportiello (Movimento 5 stelle) per i Cinque Minuti di oggi, ma la tensione internazionale successiva all’attacco israeliano all’Iran ci costringe ad occuparci di questo. Sarà nostra cura, naturalmente, tornare sul tema alla prima occasione utile”.

di: Annamaria @ 14:20


Apr 19 2024

Superbonus, devastazione senza precedenti sui conti: il documento. Foti: “Conte nega ancora l’evidenza?”

Un documento devastante sulla devastazione della misura grillina. Il Superbonus e, in misura minore, gli incentivi alle imprese Transizione 4.0 “hanno inciso marcatamente sui conti pubblici lasciando una pesante eredità sul futuro”. Così l’Ufficio parlamentare di Bilancio, Upb nella memoria trasmessa alle commissioni Bilancio su dl Salva-conti. “Al primo marzo 2024, data di pubblicazione del conto economico delle amministrazioni pubbliche, l’ammontare del Superbonus nel periodo 2020-23 è stato pari a circa 170 miliardi. Quanto rilevato in termini di competenza economica nel quadriennio 2020-23 inciderà, a livello di debito, soprattutto sul triennio 2024-26: a un impatto in media annua pari allo 0,5 per cento del pil nel triennio 2021-23, seguirà un onere più elevato pari a circa l’1,8 per cento in quello successivo”, si legge nel documento.

Superbonus, pesante eredità: il documento dell’Upb sul dl Salva-conti

Gli effetti finanziari del superbonus e degli incentivi Transizione 4.0 “risultano a oggi superiori a quelli attesi nelle stime ufficiali per l’intero periodo di validità delle misure”. In particolare, “la differenza tra i risultati e le attese è stata macroscopica nel caso del Superbonus e non ha precedenti”. Così l’Upb nella memoria. “Vi hanno contribuito fattori evidenti sin dalla sua introduzione, sebbene difficilmente prevedibili nell’entità degli effetti; legati alle caratteristiche specifiche della misura. E altri che sono sopraggiunti come conseguenze di queste”, si legge nel documento. Tra ciò che ha contribuito ad una spesa ampiamente superiore alle attese, l’Upb individua: l’elevata percentuale dell’agevolazione. Che ha comportato che la spesa incentivata fosse interamente a carico dello Stato; eliminando di fatto il contrasto di interessi tra acquirente e fornitore; la fissazione di massimali di spesa agevolabile più elevati rispetto a quelli previsti per altri interventi di incentivo riguardanti gli immobili.

Superbonuns, Upd: gli elementi che hanno aggravato la voragine dei conti

Si indica tra gli elementi che hanno aggravato la “voragine” nei conti “la possibilità di fruire dell’agevolazione attraverso lo sconto in fattura e la cessione del credito”. Il che “ha allargato la platea dei beneficiari a soggetti incapienti o parzialmente incapienti; e a coloro che non avrebbero avuto sufficiente liquidità per iniziare i lavori edilizi; l’automaticità dell’agevolazione; la mancanza sin dall’inizio di meccanismi di autorizzazione preventiva che avrebbero reso possibile l’inserimento di un tetto di spesa senza ledere i diritti acquisiti dei beneficiari, hanno fatto il resto. L’Upb indica poi l’emergere di fenomeni fraudolenti tra i fattori intervenuti successivamente: essendo il sistema di controlli essenzialmente basato su certificazioni di soggetti privati.

Foti contro Conte

Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, è furibondo una volta di più. “Quella del superbonus è stata una misura devastante per i conti pubblici, che ha scassato le casse dello Stato: togliendo risorse alla sanità, scuola, pensioni. Il conto da pagare è salatissimo: 170 mld nel 2020-2023, tra superbonus e il bonus facciate. A sbugiardare ancora una volta la crociata di Conte a favore del Superbonus è una memoria sui bonus edilizi depositata al Senato dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Il documento, non solo avvalora l’effetto devastante di questa misura nata male;  con il fianco scoperto per le frodi e gli effetti inflazionistici sui prezzi. Ma ne evidenzia una forte e crescente incidenza dell’1,8% sul debito pubblico nel triennio 2024-27. Alla luce della sconfessione da parte di un istituto terzo, Conte ritiene ancora che le accuse sul Superbonus siano una invenzione del Governo; o vuole ottusamente continuare a contraddire la realtà dei fatti? Per noi è lapalissiano che il ricorso a questa misura sia stata una mera mancetta elettorale. A cui il governo Meloni ha detto basta: a beneficio di pochi, a danno di molti”. Lo scrive Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

di: Antonella Ambrosioni @ 12:50


Apr 19 2024

L’intervento. De Santis: “Oltre le percentuali e le nostalgie, la Lega al Sud esiste: è giovane e preparata”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Gentile direttore,

sono settimane che assistiamo alle dubbie analisi che tanti colleghi suoi (giornalisti) e miei (amministratori e politici) stanno facendo sulla storia della Lega e su noi militanti. Fiumi di inchiostro consumati per raccontare una realtà che tale non è. Voglio farla breve: la Lega al centro-sud esiste, è strutturata, è fatta di gente seria, onesta, preparata. Militanti coraggiosi della prima ora, amministratori eletti nelle fila leghiste, dirigenti di partito che hanno creduto in Matteo Salvini e soprattutto in quell’idea di futuro autonomista e identitario, per una politica nuova.

La Lega dura e pura nel centro-sud ha però una caratteristica principale: è giovane, giovanissima. Siamo in tanti, e siamo gli stessi dal 2015. Ragazzi che hanno creduto, come me, nel progetto salviniano quando parlarne nelle nostre regioni non sempre è stato semplice. Penso a Fabio Romito, giovane fuoriclasse della politica barese, leghista e candidato a Sindaco per il capoluogo pugliese. Penso ai tanti ragazzi candidati alle Amministrative di giugno, alla giovane eurodeputata Maria Veronica Rossi, penso ai rappresentanti nelle Università, ai consiglieri comunali e agli assessori eletti con la Lega di Matteo Salvini. Un’onda silenziosa che ha travolto in questi anni la politica del Sud Italia, un modo nuovo di interpretare il servizio alla comunità con impegno e onestà, unendo le idee all’azione sul territorio.

E lo scrivo, mi creda, per una questione di orgoglio. Rappresento, come Vice Segretario nazionale della Lega Giovani, l’esempio di quanto questo partito abbia investito davvero sulla nostra generazione. Mi ha dato la possibilità di essere eletto, a vent’anni, Consigliere Comunale a L’Aquila, a ventitré Consigliere Provinciale e a venticinque mi ha scelto come assessore all’urbanistica nel capoluogo d’Abruzzo. Tanti anni di impegno, da quella prima tessera nel 2015 e quella prima Pontida nel 2016, con cento bandiere diverse, tante culture ed un solo nuovo movimento, un solo nuovo leader: Matteo Salvini. Sono passati ormai quasi dieci anni ma la gioventù leghista al Sud è cresciuta e sta diventando, nelle segreterie regionali e provinciali, la nuova classe dirigente, strutturata e seria, della Lega. Quando abbiamo scelto di impegnarci al fianco di Matteo Salvini lo abbiamo fatto pensando al nostro futuro, a quello dell’Italia e di un’Europa che vogliamo cambiare, e continueremo a farlo fregandocene delle percentuali o delle nostalgie di qualche ex politico deluso nelle proprie aspettative di carriera. Noi vogliamo fare la rivoluzione dalle periferie alle scuole e lo stiamo facendo con impegno e costanza fuori e dentro le istituzioni di cui ci onoriamo di far parte.

Ultima cosa: un appello ai suoi colleghi. Raccontate la vostra verità, ma fatelo senza ignorare l’esistenza di una classe dirigente giovane e coraggiosa. Non saremo migliaia, ma le rivoluzioni le fanno sempre in pochi e con le idee solide. Idee che hanno radici profonde e in cui non smetteremo mai di credere.

 

*Vice Segretario Federale Lega Giovani,
Assessore Urbanistica ed Edilizia Comune dell’Aquila,
Portavoce Lega Abruzzo

di: Antonio Rapisarda @ 12:31


Apr 19 2024

Attacco all’Iran, Tajani: “La reazione non puntava all’escalation”. Crosetto: “Da Israele risposta non eccessiva”

L‘attacco all’Iran attributo a Israele è stato al centro dell’apertura dell’ultima giornata del G7 a Capri con il segretario di Stato Usa Antony Blinken che – secondo quanto si apprende – ha condiviso con i partner le informazioni in possesso degli americani sull’operazione. Attesa una dichiarazione del G7 Esteri in cui si dovrebbe definire ‘limitata’ l’azione, ribadendo l’invito a Israele e all’Iran a non eccedere nelle reazioni. Intanto ha parlato il ministro degli Esteri Tajani: ‘‘Da Israele non c’è stata una reazione che puntava alla escalation”. Lo ha dichiarato il vice premier a Sky Tg24, commentando il raid di Tel Aviv contro una base militare a Esfahan.

Attacco di Israele all’Iran, Tajani: “Non puntava all’escalation”

“Si tratta di una situazione in continua evoluzione, speriamo sia una evoluzione positiva”, ha aggiunto il titolare della Farnesina, augurandosi che “possa concludersi qui questo capitolo complicato della situazione in Medioriente”. ”Come G7 spingiamo perché possa concludersi qui il conflitto tra Iran e Israele”, ha aggiunto Tajani. Che ha tenuto a tranquillizzare: ci sono ”una dozzina di italiani che vivono a Isfahan. Sono stati tutti contattati e per loro non c’è nessun pericolo, voglio tranquillizzare le famiglie e tutti”. Su ‘X’ Tajani ha detto di aver ”appena parlato con la nostra Ambasciatrice in Iran. Sto seguendo gli sviluppi della situazione dopo le esplosioni notturne a Isfahan. Ne parleremo con i Ministri degli Esteri nella sessione del G7 di Capri di stamani”.

Crosetto: «Da Israele una risposta non eccessiva»

«È stata una cosa aspettata da parte di Israele. La cosa importante è vedere l’intensità. È stata una risposta non eccessiva, che potrebbe in qualche modo chiudere questa questione: che si è aperta con la bomba in Siria che ha ucciso il generale Sayyed Razi Mousavi. Abbiamo il dovere dell’ottimismo». Lo ha affermato il Ministro della difesa Guido Crosetto nel corso della trasmissione radiofonica «Giù la maschera» (Radio 1 Rai), condotta da Marcello Foa e dedicata al tema «Difesa europea: cosa deve fare l’Italia?». «Anche le dichiarazioni successive da una parte e dall’altra ci danno la speranza che si possa chiudere questo fronte», ha proseguito Crosetto, che invece sulla questione di Gaza precisa che «sono sui capitoli distinti. Su Gaza sembra che la determinazione israeliana sia quella di andare avanti. Non sembra esserci un cambio di strategia, ovvero l’idea di estirpare Hamas e di rendere in qualche modo più sicura quell’area».

Intganto, il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale dell’Iran ha negato indiscrezioni sui media stranieri secondo cui venerdì mattina si sarebbe tenuta una riunione di emergenza, in seguito all’attacco attribuito ad Israele. Lo riporta Tasnim, agenzia iraniana ritenuta vicina alle Guardie della rivoluzione.

L’agenzia spaziale iraniana: «Nessun attacco missilistico, solo un tentativo fallito»

«Nessun attacco missilistico dall’esterno del paese verso Isfahan o altre parti del paese, hanno solo fatto un tentativo fallito di far volare 3 quadricotteri e anche questi sono stati abbattuti». Così Hossein Dalirian, portavoce del Centro nazionale del cyberspazio e dell’Agenzia spaziale iraniana, in un post su X ha negato che ci sia stato un attacco missilistico diretto dall’esterno del paese, contraddicendo la linea di alcuni funzionari statunitensi, ripresa da alcuni media, secondo cui un missile israeliano ha colpito l’Iran.

di: Antonella Ambrosioni @ 11:39


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