Mar 14 2024

“Forum Nazionale Sostenibilità”, Visconti (Ficei): “Asi centrali per la creazione di consorzi energetici”

La transizione ecologica, ma anche il cosiddetto “green deal”, sono sfide importanti e su cui si giocherà il futuro non solo dell’Italia ma dell’intero pianeta. Sfide importanti su cui ogni nazione, continente, dovrà farsi trovare pronta. Il nostro Paese ha l’esigenza quindi di programmare e adottare tutte le possibili tecnologie per arrivare al traguardo del 2050 in prima fila. In quest’ottica diventa fondamentale anche la costituzione delle comunità energetiche all’interno delle aree industriali. Di questo, e di tanto altro, si è parlato nel corso del “Forum Nazionale Sostenibilità e Sviluppo Aree Industriali” organizzato da Ficei e dal suo presidente Antonio Visconti. Una due giorni che si è tenuta il 12 e il 13 marzo scorso a Roma con dibattiti, talk, tavole rotonde, a cui hanno preso parte rappresentati del mondo istituzionale, politico e imprenditoriale.

Le Asi hanno «cercato di interpretare al meglio le sfide di questi tempi che vedono le aziende, le imprese private, il mondo della produzione, della conoscenza, a un passaggio storico. Si è passato dal paradigma della produttività a quello della sostenibilità e dell’accettabilità. Però l’impresa da sola non ce la può fare. Ha bisogno delle istituzioni» ha detto Antonio Visconti.

Ma l’ambiente non può essere solo un’ideologia da applicare a tutti i costi senza pensare alle conseguenze. “L’obiettivo del governo è tornare ad avere una politica industriale. La transizione ecologica resta il punto nevralgico anche se dev’essere compatibile con una logica di crescita industriale” ha affermato il senatore Gianluca Cantalamessa, commissione Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare.

Consorzi e Aree di Sviluppo Industriale, in questo contesto, diventano fondamentali. “Il tema è che bisogna cominciare a creare una cultura dell’impresa. Bisognerebbe dire che i consorzi hanno un ruolo ben preciso. Quello di coniugare la parte produttiva al territorio, all’ambiente. E se non lo facciamo noi, non è che l’impresa può inventarselo. Ma bisogna capire anche, perché le imprese dovrebbero fare determinate cose, perché deve rispettare l’ambiente e cosa gli viene in tasca. Quindi è una cultura che bisogna creare e i consorzi lo devono fare” sottolinea, invece, Daniele Gerolin, vicepresidente Ficei.

Costanzo Carrieri, presidente Asi di Taranto e vicepresidente Ficei,  ha sottolineato, invece l’esigenza di “assicurare che nei momenti di confronto non venga meno l’interlocutore principale, colui che legifera. Dobbiamo essere portatori di quelle che sono le criticità. Il processo della sostenibilità ci deve vedere concorrere per un confronto perché non mancano le sfide. Ma manca la parte del confronto con le istituzioni”.

Ospite dell’evento anche Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria. “Il business in chiave 5.0 mette l’uomo al centro e chiarisce che quello sulle persone è oggi un investimento. A ciò bisogna aggiungere una buona governance nella sostenibilità che significa anzitutto un’organizzazione aziendale per accompagnare l’evoluzione dei processi produttivi. Tutto questo si traduce in investimenti per le imprese ma senza politiche pubbliche che li supportino e che siano guidati dal criterio della neutralità tecnologica rischiano di trasformarsi in un costo insostenibile che fa perdere al Paese quote di competitività”.

Importante anche il contributo del viceministro all’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava: «È evidente che ora dobbiamo avere una visione a lungo termine. Dobbiamo coniugare la sostenibilità ambientale con il rispetto degli accordi internazionali che abbiamo stretto come quello sulle emissioni 0 entro il 2050 ma abbiamo anche un’economia da tenere in piedi. Ci dobbiamo affidare alla tecnologia perché abbiamo necessità di tutte le innovazioni per poterle mettere a terra. Dobbiamo accompagnare questo percorso verso la transizione ecologica semplificando. Molto è stato fatto ma dobbiamo fare ancora. E non solo mettere incentivi perché se metto i soldi in un cassetto e non do le chiavi e gli strumenti per aprirlo, è evidente che non faccio nulla. Possiamo attrarre gli investimenti dall’estero ma dobbiamo semplificare e ridurre i tempi per le autorizzazioni”.

di: Luca Maurelli @ 13:09


Mar 14 2024

Ad Almaviva e Almawave la certificazione Dnv per la parità di genere e l’inclusività

Almaviva, gruppo italiano di innovazione digitale, e Almawave, società del gruppo attiva in ambito Data & Artificial Intelligence, quotata sul mercato Euronext Growth Milan (Ticker: AIW), hanno ottenuto da Dnv la certificazione Uni/PdR 125:2022, unica prassi in Italia sulla parità di genere.

La certificazione, rilasciata da Dnv – Ente indipendente che fornisce servizi di assurance e gestione del rischio a livello globale – prevede la verifica delle linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere oltre all’adozione di specifici Kpi (Indicatori chiave di prestazione) nella realizzazione degli obiettivi in materia. Nello specifico, la normativa Uni/PdR 125:2022 supporta le organizzazioni nel promuovere la parità di genere all’interno della cultura aziendale, migliorando e valorizzando le performance individuali e organizzative.

Un riconoscimento importante che certifica il livello dell’azienda nell’adozione di misure concrete per colmare il divario di genere e garantire un ambiente di lavoro più inclusivo, in grado di creare valore attraverso le diversità e mettere le persone nella condizione di sviluppare appieno il proprio potenziale.

“L’impegno per la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo non è più solo una opinione, ma parte di un approccio verificato attraverso obiettivi precisi e processi di rendicontazione. Questo impegno si traduce in un modello organizzativo che valorizza le diversità e rappresenta un primo passo importante per un vero cambiamento culturale nella società. Iniziative come questa hanno un valore non solo all’interno dell’azienda, ma anche al di fuori, poiché contribuiscono a promuovere un cambio di paradigma”, ha sottolineato Massimo Alvaro, amministratore delegato di Business Assurance Italia per Dnv.

“Alla base dei comportamenti del Gruppo c’è un forte impianto valoriale, che indirizza stabilmente le nostre scelte. Tra i principi etici che sostanziano la nostra cultura d’impresa c’è l’attenzione alle persone, la nostra risorsa più importante, e l’impegno a tutelare le diversità e l’unicità di ciascuno, curandone l’integrità psico-fisica, il benessere e la crescita. Almaviva è da sempre un mondo a colori, dove ognuno trova la possibilità di esprimere se stesso, e un ambiente ricco di stimoli, il migliore per far fiorire le idee”, ha commentato Marco Tripi, amministratore delegato del Gruppo Almaviva.

“In tutte le sue forme la varietà di prospettiva è un valore. Ancor più nel mondo della tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale, dove si sta disegnando un futuro che riguarda tutti e che necessariamente dovrà essere il più possibile inclusivo e rappresentativo. Per questo è sempre più importante che le donne comprendano il potenziale del digitale e partecipino a questo processo con un ruolo attivo, mettendosi in gioco per contribuire a costruire un mondo paritario“, ha detto Valeria Sandei, amministratore delegato di Almawave.

di: Annamaria @ 13:04


Mar 12 2024

Turismo, Bankitalia conferma: vola la spesa dei turisti stranieri in Italia. FdI: il miglior spot è un governo solido

L’analisi della Banca d’Italia sul turismo parla chiaro: nel 2023 la bilancia turistica ha registrato un avanzo di 20,2 miliardi, in crescita rispetto al 2022, quando era risultata pari a 18,2 miliardi. In termini di incidenza sul Pil, il surplus è salito all’1%, come nel 2019. Sia le entrate sia le uscite turistiche sono aumentate nei confronti del 2022 rispettivamente del 17% e del 21%. Addentrandosi poi tra le righe del report e analizzando i dati, si apprende che nel primo caso, indica nel dettaglio l’istituto di Via Nazionale, l’incremento è da imputare soprattutto al numero di viaggiatori, mentre per gli italiani all’estero il numero di pernottamenti e quello dei viaggiatori sono cresciuti con pari intensità.

Turismo, i dati Bankitalia

E ancora. Dal punto di vista geografico, la componente extra-Ue ha trainato sia la spesa in Italia degli stranieri (34%) sia quella degli italiani all’estero (32%). Dal lato delle entrate i viaggi per vacanza sono arrivati a costituire il 62% della spesa totale, mentre dal lato delle uscite presentano un’incidenza più bassa (43%) in relazione al maggior peso dei viaggi per lavoro (30%, contro il 14% per gli stranieri in Italia). Il che, fuori dalla schematicità di numeri, confronti, e riscontri matematici, il turismo si conferma un importantissimo volano dell’economia nazionale.

Santanchè: «I dati Bankitalia confermano l’importanza strategica del settore»

Come conferma il ministro del Turismo Daniela Santanchè, che commentando il report in oggetto, ha rilevato: «I dati diffusi da Bankitalia indicano l’incremento della spesa turistica straniera rispetto all’anno record del 2019 e un surplus che torna ai livelli dell’ultimo anno pre-Covid. Come dico sempre, ancora più importanti della quantità di turisti che arrivano da noi, sono le risorse che questi lasciano sui nostri territori. Il turismo si conferma nuovamente, così, una leva strategica per l’economia nazionale e locale».

Turismo, volano per l’economia

Non solo. «Gli interventi del governo Meloni e del ministero del Turismo – continua il ministro analizzando e commentando i dati in una nota – che vanno dalle misure rivolte ai lavoratori del settore. Al sostegno agli acquisti nella nostra Nazione tramite l’abbassamento della soglia del tax free shopping. Passando per il miglioramento continuo delle strutture ricettive, per un’offerta turistica sempre più di alta qualità, saranno importanti strumenti non solo per consolidare, ma anche per far crescere questi numeri incoraggianti».

Turismo, Foti: «Il migliore spot per l’Italia è un governo solido, credibile, concreto»

E sui risultati più che incoraggianti segnalati dall’indagine di Via Nazionale ha commentato anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, sottolineando come «i dati appena diffusi da Bankitalia certificano come sia cresciuta in modo straordinario la spesa dei turisti stranieri in Italia nell’ultimo anno. E ci offrono l’ennesima conferma di quanto stia lavorando bene il Governo Meloni. L’aumento della spesa dipende, infatti, in gran parte dall’aumento degli arrivi: sempre più stranieri scelgono l’Italia come meta delle loro vacanze», rileva infatti Foti.

Il rilancio dell’immagine dell’Italia e del Made in Italy nel mondo

Concludendo conseguentemente che «questo dimostra che il migliore spot per l’Italia è un governo solido, credibile, concreto. Un governo che fa le cose, e un presidente del Consiglio che porta a testa alta, con fierezza, l’immagine dell’Italia e del Made in Italy nel mondo. I turisti stranieri in Italia visitano luoghi di grande bellezza, si divertono, si rilassano e, soprattutto, spendono aiutando la nostra economia a crescere. Alle opposizioni lasciamo gli slogan. A noi bastano i dati», chiosa Foti nella sua disamina.

Turismo, Caramanna: «I dati Bankitalia confermano le politiche vincenti del governo»

Infine, il deputato di Fratelli d’Italia Gianluca Caramanna, capogruppo in commissione Attività Produttive, analizzando i riscontri dell’indagine di Bankitalia, si sofferma sui «dati relativi alla spesa dei turisti stranieri in Italia», «che ci riportano ai livelli pre Covid, confermandoci che le politiche messe in campo dal Governo Meloni e dal Ministro Santanchè sono vincenti. Il maggiore apporto proveniente dai non residenti in visita nella nostra Nazione, con entrate che sono cresciute del 17%, incide sul Pil per l’1,0 per cento, come è accaduto nel 2019, anno record».

«Una visione lungimirante a supporto del settore»

Non solo. «Le misure che abbiamo approvato – aggiunge Caramanna – e penso ad esempio all’approvazione del piano strategico del Turismo 2023-2027. O all’abbassamento della soglia del tax free shopping, sono lo specchio di una visione lungimirante a supporto del settore. Un settore, quello turistico, che oltre a rappresentare un palcoscenico sul quale gli attori principali sono le nostre eccellenze e bellezze culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche, può essere un forte traino per la nostra economia». E i dati Bankitalia lo confermano.

di: Priscilla Del Ninno @ 18:38


Mar 11 2024

Ferraris, ad di FS: dopo un anno da record con 16 miliardi di investimenti, nuove assunzioni e grandi sfide

La presenza all’estero del Gruppo FS, il ruolo strategico dell’Italia nel Mediterraneo, nuove assunzioni e gli ingenti investimenti finalizzati alle grandi opere del Paese sono stati tra i temi affrontati dall’Ad di Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris nel corso del suo intervento a Italia genera futuro evento organizzato dal Corriere della Sera. «Siamo beneficiari di grandi investimenti e con il Pnrr ci sono stati già assegnatari per 24 miliardi di euro dopo la rimodulazione. Al 31 dicembre 2023 abbiamo speso 7,7 miliardi di euro, abbiamo un 2024 e un 2025 sfidanti, ma stiamo marciando in linea con i target», afferma Ferraris. Sottolineando che «il 2023 si è chiuso con 16 miliardi di euro di investimenti, segnando un anno record per il Gruppo FS in termini di capacità e sviluppo».

Ferraris, ad di FS all’evento del Corriere “Italia genera futuro”

Ferraris ricorda la presenza all’estero del Gruppo FS e i traguardi ottenuti dal Polo Logistica, diventato il secondo operatore merci in Germania grazie all’acquisizione di Exploris da parte di TX Logistik. E rispetto al trasporto merci su ferro in Italia aggiunge: «Abbiamo bisogno di nuova capacità perché il trasporto di merci su rotaia è il 10%, ed è molto basso rispetto alla media europea del 20%, rischiamo di congestionarci». Il tema dello sviluppo della rete logistica è per Ferraris «l’elemento più critico per l’Italia in materia di infrastrutture, e richiede investimenti per collegare porti e aeroporti al reticolo industriale del Paese».

Le potenzialità del Gruppo e il ruolo strategico dell’Italia

Il numero uno di Ferrovie si sofferma anche sul ruolo strategico nell’Italia in quanto vero e proprio hub del Mediterraneo. «Il nostro Paese ha geograficamente un ruolo strategico perché è al centro del Mediterraneo. Ora stiamo soffrendo per quello che sta succedendo nel Canale di Suez e vediamo già degli effetti sia sul costo del noleggio delle grandi navi. Ma anche sulla frequenza e sul numero di traffici. E questo si ripercuote in una diminuzione nei volumi di trasferimento. Una volta superata questa crisi saremo nuovamente centrali con i nostri porti, e dobbiamo essere centrali attraverso investimenti in infrastrutture che colleghino i nostri porti e aeroporti con il reticolo industriale del Paese e dell’Europa».

Ferraris (FS), tra nuove assunzioni e capitalizzazione delle competenze

Tra i temi affrontati anche un piano sfidante di assunzioni che prevede l’ingresso di 40mila nuove figure professionali in dieci anni. «C’è bisogno di risorse specializzate, per questo abbiamo lanciato una serie di iniziative insieme ai ministeri competenti, per riprendere le scuole professionali, rivalutarle e creare una domanda di tecnici favorendo una combinazione tra scuola e lavoro», afferma l’ad Ferraris. Aggiungendo che «la vera sfida è ovviamente investire in competenze e formazione. E avremo fatto un buon lavoro come Gruppo FS, ma anche come Paese, se saremo stati capaci di capitalizzare questi investimenti in termini di competenze. Con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di nuove professionalità».

di: Priscilla Del Ninno @ 14:40


Mar 10 2024

Ponte sullo Stretto. La sinistra tra la morsa degli irriducibili del “no” e dei benaltristi

Maurizio Landini ha parlato e ha ribadito che il Ponte sullo Stretto non s’ha da fare. Il leader della Cgil è sbarcato in Sicilia per mettere un freno all’apertura di un cantiere atteso da fino troppo tempo: «Credo che oggi – sono le sue parole – la priorità assoluta sia quella di avere una politica che metta al centro le infrastrutture sociali che mancano come asili, scuole e ospedali». Una lezione di benaltrismo che ha le stesse traiettorie di chi non ha alternative se quella di prendere la palla in mano e scaraventarla in tribuna. Proprio ora che il governo di Giorgia Meloni ha fissato gli obiettivi e dato prova di voler realizzare davvero l’attraversamento stabile tra l’Isola e la Calabria.

Ponte sullo Stretto, il fronte del no alza la voce

Il fronte del no ci sta provando in tutti i modi ad alzare la voce. Negli scorsi giorni, la sinistra-sinistra del movimento La Strada ha convocato un’assemblea pubblica all’interno del consiglio comunale di Reggio Calabria per affermare in maniera assertiva che il Ponte «va respinto con ogni mezzo democratico». Una posizione benedetta anche dal sindaco, il dem Giuseppe Falcomatà, che di recente si è ricollocato tra i benaltristi. Può succedere quando si è schiacciati tra il no degli irriducibili presenti in giunta e le iniziative della segretaria Elly Schlein.

Neanche tre settimane fa, la procura di Roma ha aperto un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato circa le procedure di assegnazione dei lavori per il Ponte. Un’iniziativa preventiva scaturita dall’esposto presentato dal verde Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) e appunto dalla leader del Nazareno.

Il rischio di uno stallo e di un’occasione persa

Come andrà a finire non è dato saperlo, perché il ricorso alla magistratura – oltre a mettere tra parentesi le ragioni della politica e la sua autonomia – può evolvere in qualsiasi direzione. La più temuta oscilla tra lo stallo e l’occasione persa. Il rischio c’è. E fa il paio con il dispetto irragionevole a Giorgia Meloni, che sull’opera sta investendo parecchio. Ma non si tratta soltanto di risorse economiche: perché sul Ponte passa la credibilità internazionale dell’intero sistema Paese in vista del rinnovato protagonismo italiano nel Mediterraneo a seguito dell’ingresso delle truppe di Vladimir Putin in Ucraina.

Ponte sullo Stretto, tutti i benefici su scala nazionale

Il dispetto è però soprattutto ai territori, che attendono da tempo un’infrastruttura destinata ad aprire nuovi mercati e connettere il Mezzogiorno non soltanto al resto d’Italia, ma all’Europa sulla scorta dell’alta velocità. Quello della sinistra rischia di essere l’ennesimo tentativo tafazzista destinato a deprimere potenzialità e frenare lo sviluppo. Gli inglesi parlerebbero del gesto del marito che si taglia il metaforico naso come sgarbo alla moglie. Ognuno a casa sua è libero di fare ciò che vuole, se non fosse che in gioco c’è ben altro.

A ottobre dello scorso anno, Openeconomics ha calcolato quali saranno le ricadute in positivo connesse alla realizzazione del Ponte. A fronte di una spesa complessiva 12,3 miliardi di euro, saranno 19,7 i miliardi di pil nazionale che l’infrastruttura contribuirà a formare. Durante gli 8 anni di cantiere, saranno occupate 33 mila persone. Le entrate per il fisco saranno di 8,8 miliardi; mentre i redditi delle famiglie toccheranno i 18,7 miliardi di euro.

L’impatto stimato sul Pil

Ma c’è un dato sugli altri che aiuta a sfatare talune narrazioni che vedrebbero negli investimenti al Sud lo stesso esercizio di chi versa l’acqua nello scolapasta. Perché l’impatto stimato sul Pil andrà a beneficio di tutto il territorio nazionale, con effetti a cascata su Lombardia (5,6 miliardi di euro) e Lazio (3,7 miliardi di euro) che assorbirebbero rispettivamente il 29% e il 19% dei benefici sul Pil. La Sicilia (2,1 miliardi di euro, pari all’11%) e la Calabria (1,9 miliardi di euro, pari al 10%). Tutte le altre regioni potrebbero beneficiare, nel complesso, del 32% di impatto sul Pil: pari a 6,3 miliardi di euro.

E in termini di occupazione…

Anche l’occupazione sarà diffusa su tutto il territorio nazionale. Saranno 9.337 gli occupati in Lombardia, 6.628 nel Lazio e circa 6.000 tra Sicilia e Calabria. Così come il contributo sui redditi delle famiglie che sarà pari al 27% in Lombardia, 18% nel Lazio e 22% tra le due regioni dello Stretto, che saranno ovviamente le maggiormente beneficiate dagli investimenti messi in cantiere dall’Esecutivo. Insomma, i numeri non sono né di destra né di sinistra. E in questa partita – come ha rilevato Leandra D’Antone, storica dell’età contemporanea alla Sapienza di Roma – il Partito democratico ce la sta mettendo tutta «nell’offrire su un piatto d’argento al governo le responsabilità» di un imprevedibile quanto insperato stop ai lavori.

di: Antonio Rapisarda @ 09:53


Mar 07 2024

Per la Bce in cerca di dati i mutui possono aspettare: il taglio dei tassi slitta (ancora) a giugno

Dalla riunione di oggi della Bce la maggior parte degli analisti non si aspettavano un taglio dei tassi: e così è stato. Chi ci sperava, allora, dovrà attendere ancora, quasi sicuramente fino a giugno. Dopo un ciclo di 10 rialzi consecutivi cominciato a luglio 2022, ancora un rinvio ufficializzato: a giugno capiremo se abbassare i tassi. La Bce li ha lasciati fermi, nonostante abbia tagliato le stime dell’inflazione, e le parole della presidente Christine Lagarde fanno convergere le aspettative su una decisione per l’inizio dell’estate. Per ora, tutto fermo dunque, in attesa che i dati certificano l’attesa “svolta” definitiva. dunque, come rileva l’Adnkronos, «ha prevalso l’approccio cauto dei “falchi”, che hanno evidentemente una maggioranza in Consiglio rispetto alle “colombe” e che ritengono sia ancora troppo presto per abbassare la guardia».

La Bce rinvia ancora: il taglio dei tassi slitta a giugno

La conseguenza più tangibile, guardando all’economia reale, è la ripercussione sui mutui. Chi ha visto le rate dei contratti variabili salire vertiginosamente durante la sequenza infinita di rialzi del costo del lavoro, si trova ora a dover fronteggiare un recupero molto più lento di quanto si potesse prevedere considerando l’andamento dei prezzi. L’alternativa resta quella con cui ci si è dovuti confrontare negli ultimi mesi: o si prova a continuare a resistere, nel caso in cui la rata sia ancora sostenibile per qualche mese. O si tenta la strada della surroga, considerato che i tassi fissi per i nuovi contratti sono nel complesso in discesa. Non a caso, nei primi due mesi del 2024 la quota di mutui a tasso fisso sul totale della domanda è salita al 25% dal 17% dello stesso periodo del 2023.

I mutui possono attendere…

Dalla presidente dell’Eurotower, però, sono arrivate delle linee di massima sulle indicazioni e sulle mosse future incentrate sulla prospettiva che si apre ora, che è quella di una decisione sul taglio dei tassi a giugno. Lagarde è stata esplicita in questo senso. In questa riunione il Consiglio Direttivo della Bce «non ha discusso di taglio dei tassi: abbiamo solo iniziato a discutere» su come invertire la rotta della politica restrittiva adottata nel 2022-23. Per una eventuale decisione – ha poi aggiunto – «avremo pochi dati ad aprile, ma molti di più a giugno. E questo conta, perché siamo legati ai dati».

Bce, mutui, tassi. Lagarde: «Avremo pochi dati ad aprile, ma molti di più a giugno»

Ma perché questo ulteriore slittamento rispetto alle aspettative dei mercati, che a inizio anno già scontavano un imminente e rapida inversione di tendenza? Perché gli attuali equilibri non consentono di fare quello che la Bce ha fatto in passato, ovvero dettare la linea agendo sulla leva della politica monetaria. Al contrario, ora la Banca centrale segue, e con enorme cautela, quello che il contesto propone. Non solo aspetta i dati, dunque. Ma li aspetta in quantità tale da rendere la propria decisione una conseguenza quasi “meccanica”, spiega ancora l’Adnkronos. Un approccio che Carlo Cottarelli, non certo un “contestatore” dell’ortodossia, mette in discussione: «Credo che la Bce dovrebbe tagliare i tassi. Anzi, avrebbe dovuto farlo già a gennaio», dice, citando i dati sull’inflazione che sta «già viaggiando ad una velocità inferiore al 2%». Ma al momento non è così. E si torna a sperare in giugno…

 

di: Priscilla Del Ninno @ 19:06


Mar 02 2024

Il Pil sale, il superbonus “vampiro” di Conte si succhia la crescita. L’Istat non è (purtroppo) un’opinione

Il titolo del “Sole 24 Ore” di oggi è qualcosa in più di una sentenza, anche perché non si tratta dell‘house organ di Fratelli d’Italia o di un sito di pettegolezzi italiani. Il giornale di Confindustria, che rappresenta anche tutti quegli imprenditori che hanno beneficiato del superbonus 110% elargito a tutti, industria delle costruzioni in primis, con conseguente, onerosissima spesa per le casse dello Stato, ha le idee molto più chiare di Conte: “Il superbonus sfonda i conti pubblici”. Sfonda, non gonfia, non alimenta, non sostiene, non aiuta. Sfonda. Del resto, si tratta di leggere le cifre date ieri dall’Istat – anche qui non il pallottoliere della sora Lella – per comprendere come negli ultimi anni la zavorra dei sussidi sconsiderati ideati dal premier Conte per risollevare l’economia italiana dopo il Covid, ha creato una voragine di deficit annuale che ha di fatto vanificato la crescita del Pil, che nell’ultima rilevazione dell’Istat, con il governo Meloni, ha fatto registrare un + 0,2% in più rispetto alle previsioni. E Conte, ieri, aveva la faccia tosta di commentare che “il bluff della Meloni è stato scoperto, il deficit aumenta!”. Anche il suo, di deficit politico, non dà segni di rallentamento, purtroppo.

Il Pil che cresce, il superbonus che lo tira giù

“Nel 2023 l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,9% (la stima diffusa il 30 gennaio scorso in base alle rilevazioni trimestrali indicava invece un aumento del Pil dello 0,7%). Il dato è superiore alle previsioni della Nadef che fissavano la crescita del Pil 2023 allo 0,8%. Nel 2023 il rapporto deficit-Pil si è attestato al 7,2%, a fronte dell’8,6% nel 2022. Le previsioni della Nadef erano di un deficit al 5,3% del Pil. Nel 2023 il debito pubblico è sceso al 137,3% del Pil dal 140,5% del 2022.

La lettura è fin troppo semplice e la fa il ministro Giorgetti: “I numeri ci dicono che l’emorragia dell’irresponsabile stagione del Superbonus ha avuto un effetto pesante sul 2023, andando purtroppo oltre le già pessimistiche prospettive. Con la non semplice chiusura di quella stagione, la finanza pubblica dal 2024 intraprende  un sentiero di ragionevole sostenibilità”.

La corsa a chiudere i cantieri prima dello stop al 110% ha portato a un importo di spesa superiore alle attese nel 2023, causando un’impennata dell’indebitamento. Di conseguenza, la premier Giorgia Meloni ha recentemente lanciato l’allarme, affermando che il costo del Superbonus potrebbe arrivare a 160 miliardi di euro, un aumento rispetto alle stime precedenti della Ragioneria. Nel frattempo, nel 2024 i conti dovranno comunque essere aggiornati nel Def, sempre grazie a Conte. Se ci sarà una manovra correttiva, prima delle Europee, bisognerà chiamarla manovra-Giusepppi.

di: Luca Maurelli @ 14:18


Feb 29 2024

Bonus psicologo: da marzo fino a 1500 euro a paziente, come presentare la domanda

Da marzo è attivo il bonus psicologo, il contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia: il governo ha reso strutturale il bonus il bonus psicologo, con massimali più alti per ogni singolo paziente e dunque la possibilità di godere alla fine di contributi maggiori.

Il governo ha innalzato l’importo massimo a 1.500 euro per persona e regolando l’erogazione in base all’ISEE del richiedente.

Sarà l’Inps a raccogliere le domande, stilare le graduatorie ed erogare il bonus psicologo. L’importo del sostegno varia in base alla capacità economica dei cittadini, misurata ancora una volta con l’Isee: 1.500 euro l’anno di contributo possibile (al massimo cinquanta euro a seduta) fino a 15mila euro di reddito e patrimonio, mille euro l’anno tra 15 e 30mila euro e non più di cinquecento euro tra 30 e 50mila euro.

Noi, attenti a una politica sulla salute mentale, vogliamo discontinuità rispetto al passato

Nel 2022 i massimali erano seicento, quattrocento e duecento euro. Il bonus sarà erogato fino ad esaurimento delle risorse a disposizione e potrà essere richiesto a partire dal 18 marzo 2024. Una volta ricevuta da Inps la comunicazione dell’accoglimento della domanda, il bonus dovrà essere utilizzato entro 270 giorni: in caso contrario le risorse saranno riassegnate individuando nuovi beneficiari. Il cittadino dovrà comunicare al professionista il codice univoco ricevuto e sarà direttamente Inps a pagare lo psicologo.

Al contributo possono accedere le persone in condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, che potranno utilizzare il bonus presso psicoterapeuti privati che hanno scelto di aderire all’iniziativa. L’elenco è consultabile sulla piattaforma Inps.

Il testo della circolare INPS

Requisiti del soggetto beneficiario

Ai fini della concessione del Bonus psicologo, come definito dall’articolo 2 del decreto interministeriale del 31 maggio 2022, possono accedere alla prestazione le persone in condizione

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di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, che siano nella condizione di beneficiare di un percorso psicoterapeutico.

Il beneficio, a decorrere dall’anno 2023, è riconosciuto una sola volta per ciascuna annualità ai soggetti in possesso, al momento della presentazione della domanda, dei requisiti di seguito descritti: residenza in Italia; valore ISEE in corso di validità, ordinario o corrente, ai sensi dell’articolo 9 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, non superiore a 50.000 euro.

Misura del beneficio Il contributo può avere un valore non superiore a 1.500 euro per persona e viene modulato in base all’ISEE del richiedente. Ai sensi dell’articolo 3, comma 2, del decreto interministeriale del 24 novembre 2023, al fine di sostenere le persone con ISEE più basso, a decorrere dall’anno 2023, l’importo complessivo massimo del beneficio è parametrato in base alle seguenti fasce:

a) con un valore ISEE inferiore a 15.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 1.500 euro per ogni beneficiario;

b) con un valore ISEE compreso tra i 15.000 e i 30.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 1.000 euro per ogni beneficiario;

c) con un valore ISEE superiore a 30.000 e non superiore a 50.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 500 euro per ogni beneficiario.

Presentazione della domanda

La domanda per accedere al beneficio può essere presentata, esclusivamente in via telematica, accedendo al servizio “Contributo sessioni psicoterapia” attraverso una delle seguenti modalità: portale web, utilizzando l’apposito servizio[2] on line raggiungibile sul sito dell’Istituto www.inps.it e accessibile direttamente dal cittadino tramite SPID di livello 2 o superiore, Carta di identità elettronica (CIE) 3.0 o Carta Nazionale dei servizi (CNS); Contact Center Integrato, contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori).

La domanda per l’anno 2023 potrà essere presentata a decorrere dal 18 marzo 2024 fino al 31 maggio 2024. Per le domande relative all’anno 2024 e agli anni successivi, la finestra temporale per la presentazione delle domande sarà comunicata annualmente con apposito messaggio. Si rammenta che, ai fini della presentazione della domanda, il cittadino richiedente deve essere in possesso di un’attestazione ISEE di valore non superiore a 50.000 euro e in corso di validità alla data della domanda.

Nel caso di ISEE contenente omissioni e/o difformità, il richiedente sarà informato in sede di presentazione della domanda della necessità di presentare una nuova dichiarazione sostitutiva unica (DSU) finalizzata a correggere l’ISEE difforme e a consentire l’istruttoria della domanda di accesso al beneficio.

Il richiedente può presentare domanda per sé stesso o per conto di un soggetto minore d’età se genitore esercente la responsabilità genitoriale o tutore o affidatario di cui alla legge 4 maggio 1983, n. 184. Il beneficio può essere richiesto, inoltre, per conto di un soggetto interdetto, inabilitato o beneficiario dell’amministrazione di sostegno, rispettivamente dal tutore, dal curatore e dall’amministratore di sostegno. Nella domanda deve essere dichiarato sotto la propria responsabilità, ai sensi del D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, il possesso dei requisiti previsti dal decreto interministeriale sopra citato per l’accesso alla misura. Le domande prive della dichiarazione del possesso dei requisiti e della relativa autocertificazione, rilasciate sotto la propria responsabilità ai sensi del D.P.R. n. 445/2000, nonché le domande presentate fuori dai termini indicati, saranno considerate inammissibili. Le domande presentate e acquisite nei sistemi gestionali INPS sono sottoposte a istruttoria automatizzata centralizzata.

Elaborazione delle graduatorie, esito della domanda e utilizzo del contributo

Al termine del periodo stabilito dall’Istituto per la presentazione delle domande, vengono stilate le graduatorie per l’assegnazione del beneficio, distinte per Regione e Provincia autonoma di residenza, tenendo conto del valore ISEE più basso e, a parità di valore ISEE, dell’ordine cronologico di presentazione delle domande. Il completamento della definizione delle graduatorie è comunicato con apposito messaggio, pubblicato sul sito istituzionale dell’INPS. L’esito della richiesta è notificato tramite SMS e/o e-mail ai soggetti richiedenti, ai recapiti indicati nella specifica sezione “MyINPS” del portale dell’Istituto o, a scelta del richiedente, nella domanda ed è consultabile sulla medesima procedura utilizzata per la presentazione della stessa nella sezione “Ricevute e provvedimenti”.

In caso di accoglimento della domanda, nel relativo provvedimento è indicato l’importo del beneficio e il codice univoco associato, che deve essere comunicato per ogni sessione di psicoterapia al professionista, scelto tra gli specialisti privati che hanno aderito all’iniziativa, regolarmente iscritti nell’elenco degli psicoterapeuti nell’ambito dell’Albo degli psicologi. Il professionista, in apposita sezione della procedura, deve indicare il codice univoco, in fase di prenotazione o di conferma della sessione di psicoterapia, unitamente al codice fiscale del beneficiario.

Bonus psicologo: quota massima di 50 euro a seduta

L’erogazione dell’importo spettante, nella quota massima di 50 euro a seduta, avviene direttamente a favore del professionista secondo le modalità dallo stesso indicate. A partire dall’anno 2023, il beneficiario ha 270 giorni di tempo, decorrenti dalla data di pubblicazione del messaggio, comunicante il completamento delle graduatorie e l’adozione dei provvedimenti, per usufruire del Bonus in oggetto e delle sessioni di psicoterapia utilizzando il codice univoco attribuito. Decorso tale termine il codice univoco è automaticamente annullato e le risorse non utilizzate saranno riassegnate nel rispetto dell’ordine della graduatoria regionale o provinciale, individuando nuovi beneficiari cui si applicheranno le medesime disposizioni. Le graduatorie sono valide fino a esaurimento delle risorse stanziate per l’anno di riferimento.

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di: Valter @ 13:07


Feb 28 2024

Auto, basta monopolio di Stellantis. Spunta Elon Musk. Urso: “Abbiamo contatti anche con Tesla”

”Per difendere la filiera dell’automotive in Italia bisogna produrre almeno 1 milione di auto e almeno 300 veicoli commerciali’‘. I numeri sono del  ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sulla situazione della filiera industriale dell’automotive, snocciolati nel corso di un’audizione alla Commissione Attività produttive della Camera. “Solo in Italia c’è un solo produttore di auto, Stellantis. Noi stiamo lavorando per far arrivare una seconda casa automobilistica e creare le condizioni per rafforzare le aziende dell’indotto e renderlo più competitivo sui mercati internazionali”, annuncia Urso il giorno dopo le indiscrezioni su un possibile arrivo in Italia del colosso cinese del settore delle macchine elettriche Byd. 

Ma c’è anche una pista che porta a Elon Musk. “Abbiamo avviato da tempo interlocuzioni con produttori di vari Paesi, non soltanto orientali, ma anche occidentali. Sapete che in Germania hanno respinto il piano di espansione massiccia dell’unico impianto europeo di Tesla. Questo comporterà certamente una revisione dei piani del gruppo statunitense, con il quale anche con noi dialoghiamo da mesi. Stiamo avendo riscontri molto positivi. Si tratta di un processo ancora in corso che richiede prudenza”, annuncia Urso.

Urso e il caso Stellantis: “Quando nacque il governo non esercitò la Golden power”

Urso è tornato poi sullo scontro con il gruppo della famiglia Agnelli-Elkann. “Quando nacque Stellantis, secondo le procedure della golden power, fu presentato il progetto. In quel momento il governo ritenne di non esercitare quella facoltà. A me risulta che in quel momento si prospettava un’ipotesi che dovesse trattarsi di fusione e invece poi fu incorporazione, che dovesse esserci una governance paritetica, e invece la governance non fu paritetica. E che i soci non avrebbero dovuto aumentare successivamente le quote, e invece poco settimane dopo il socio pubblico francese aveva aumentato la quota. In quel momento il governo poteva intervenire, avrebbe dovuto e potuto intervenire. Se ne lavarono le mani”, ha detto ancora Urso.

Ex Ilva, il ministro chiede condivisione sul progetto industriale

”Mi auguro che ci sia una condivisione sulla politica industriale, perchè se teniamo il Paese unito, come abbiamo fatto nella vertenza per l’Ex Ilva, oggi AdI, forse noi riusciamo a farcela. Io sono convinto che ce la faremo”, ha detto poi il ministro delle Imprese e del Made in Italy, rivolgendosi alle opposizioni. “La direzione di marcia è chiara, ma non possiamo farcela da soli. L’Ue deve indirizzare la politica industriale per sostenere gli investimenti privati, accompagnandoli con risorse pubbliche…Anche l’ex presidente del Consiglio Draghi in un suo intervento al Senato, disse che solo lo Stato può farcela quando si tratta di investimenti sulle nuove frontiere tecnologiche. Oggi l’ha detto in sede europea in modo più chiaro, ma ricordo quando lo disse anche in sede nazionale. Mi auguro che su questo ci sia tutto il Paese perché noi siamo un paese industriale, e la secondo manifattura d’Europa e abbiamo gli strumenti per essere leader anche nelle tecnologia green e digitali”, ha poi concluso Urso.

di: Luca Maurelli @ 17:34


Feb 28 2024

Fisco, il “pacchetto Leo” va incontro ai contribuenti. Ma ora serve un altro piccolo sforzo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Facile parlare di nuovi condoni, sanatorie e perfino di rottamazione “quinquies” per le cartelle: è la new più fake che circola in questi giorni sul web e tra le forze politiche. Con il cosiddetto “Milleproroghe”, in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – ma il cui testo è noto ai più – ci sono, sì, novità nel mondo della riscossione delle tasse, ma non c’è nessun regalo ai contribuenti, solo nuovi strumenti per rientrare nelle regole: utili, ma non “perdonisti”, etici ma a cui dare un ordine ancora più efficace nella riscossione. E’ vero, la terza rata della rottamazione prevista per fine febbraio slitterà al 15 marzo e ci sarà la possibilità di pagare ovvero di “rientrare” nella definizione agevolata (legge 197 del 2022), ma si tratta di una proroga, non di una riapertura. Riguarda unicamente chi ha già presentato apposita domanda on line entro il 30 giugno 2023 e le cartelle rottamabili restano quelle comprese nella lista allegata all’istanza. Nessuna riapertura, anzi, lo Stato mantiene la barra dritta: da un lato viene incontro ai contribuenti, com’è giusto che sia dopo anni di crisi, dall’altro non dà segni di lassismo.

Facciamo chiarezza: chi è decaduto e vuole rimettersi in carreggiata, dovrà pagare, entro il 15 marzo, unitamente alla terza rata del condono, le prime due (scadute rispettivamente il 31 ottobre e il 30 novembre). Una botta non da poco, se si tiene conto che le prime due rate erano – ciascuna – il 10 per cento dell’importo complessivo. Il calcolo è facile: 10 + 10 + 5 per cento della terza, totale 25 per cento del dovuto. Le 18 rate trimestrali, senza sanzioni e oneri accessori costituiscono un condono accettabile anche dal punto di vista etico: il contribuente paga quello che avrebbe dovuto pagare a suo tempo, senza maggiorazioni, ma che magari non ha versato per le difficoltà del covid, del lockdown e quant’altro. Si pensi che la rottamazione di qualche anno fa prevedeva il pagamento del 25 per cento “dell’importo inizialmente iscritto a ruolo senza sanzioni e interessi”. La buonanima di Diego Armando Maradona, che all’epoca non aveva ancora risolto i problemi col fisco italiano, avrebbe sanato decine e decine di milioni versando “soltanto” (si fa per dire) 3 milioni e 300 mila euro. Ho in archivio una lettera proveniente da Palazzo Chigi che conferma quanto appena scritto. Il sottosegretario Maurizio Leo, una delle più preparate in Italia, potrebbe provare a compiere uno sforzo in più: portare a tre il numero di rate non pagate per la decadenza dalla rottamazione quater.

Se pensate che 18 rate trimestrali coprono un arco temporale di oltre quattro anni, potrebbe accadere che i “rottamati” dimentichino una scadenza o che abbiano un momento di difficoltà. D’altro canto, per la rateizzazione delle cartelle (per la quale si paga tutto, comprese le sanzioni) nei sei anni previsti dalla norma per versare, c’è una tolleranza di quattro rate mensili non pagate per decadere: alla quinta sei fuori. Chiedere poi di “allargare” il perimetro della rottamazione forse è troppo, ma io penso di no: con un nuovo provvedimento legislativo si potrebbe spostare oltre il 30 giugno 2022 il confine della cartelle “affidate” all’ex Equitalia. Vi dice un commercialista (chi scrive): chi non vuol pagare, non paga. Intesta tutto ad amici e parenti e scompare, poi vai a pizzicarlo! Chi aderisce al condono, invece, è la persona in difficoltà che aspira ad una vita senza angosce da pignoramenti, ipoteche, fermi amministrativi sull’auto. Preciso: volutamente ho parlato di “ex Equitalia” e non di Agenzia delle Entrate Riscossione. Esistono ormai tanti altri “agenti della riscossione”: Abaco, Sogert, Municipia, A & G, Napoli Obiettivo Valore ecc. Qualcuno è iscritto nell’albo del ministero, altri no (e questo è un altro problema, ben conosciuto da chi si occupa di contenzioso tributario). Ebbene, molti di questi “agenti” si rifiutano di concedere la rottamazione, con pretesti dei più disparati. Maurizio Leo, lodevole anche la riduzione delle sanzioni a cui ha provveduto (dia uno sguardo alle sanzioni che applica l’Inps: sono pazzesche!). Aiuti lui i contribuenti italiani. Vada fino in fondo: rigore ma anche maggiore flessibilità verso chi ha deciso di pagare e rischia di rovinare tutto per una banale dimenticanza.

*Presidente della Commissione Riscossione dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti contabili di Napoli

 

 

 

di: Luca Maurelli @ 16:35


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