Mar 24 2024

Def, previsioni sul Pil migliori della Germania e conti in ordine (nonostante le voragini del superbonus)

Il ministero dell’Economia lavora al Def, il Documento di economia e finanza atteso al varo in Consiglio dei ministri intorno al 10 aprile. Il documento conterrà le nuove stime su crescita e conti pubblici aggiornate alla luce di variabili endogene ed esogene. Su quest’ultimo fronte il contesto internazionale non aiuta, con le crescenti tensioni geopolitiche dal Medio Oriente, aggravato dalla crisi nel Mar Rosso, al rischio di recrudescenze nella crisi russo-ucraina a causa del recente attentato a Mosca.

La crisi incide sulla crescita, ma nel Def le stime sul Pil sono discrete

Nonostante una cornice internazionale caratterizzata dall’instabilità la crescita italiana dovrebbe mettere a segno un incremento dell’1% nel 2024, “modesto” ma che “rispetto alla Germania in recessione rappresenta tanto”, ha detto ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il pil verrebbe quindi limato di due decimali di punto rispetto alla Nota di aggiornamento al Def dello scorso autunno che stimava +1,2% per quest’anno, ma risulterebbe comunque in salita rispetto +0,8% del 2023. Una previsione per il 2024 più ottimistica di quelle delle principali istituzioni nazionali ed internazionali: la Banca d’Italia ha infatti stimato una crescita del +0,6%; la Commissione europea e il Fondo monetario prevedono entrambi +0,7%. L’Italia inoltre farà meglio della Germania che per Bruxelles quest’anno si fermerà a +0,3%, dopo la recessione del 2023 (-0,3%).

Le stime del governo saranno improntate come di consueto al cauto realismo, approccio che ha pagato in termi di fiducia dei mercati e degli investitori con la conferma dei rating delle agenzie internazionali e il tutto esaurito dei titoli di stato italiani.

[premium level=”1″ teaser=”yes” message=”Per continuare a leggere l’articolo”]

La linea del governo: conti a posto e fiducia dei mercati

Una linea di affidabilità che verrà confermata anche con il Def, mantenendo sotto controllo i conti pubblici nonostante l’eredità del passato del superbonus al 110% i cui strascichi si fanno ancora sentire: secondo l’ultimo bollettino dell’Enea gli investimenti in detrazione al 29 febbraio hanno raggiunto 111,5 miliardi di euro. L’intezione del governo sarebbe infatti quella di mantenere la stima del deficit intorno al 4,3% previsto nel quadro programmatico della Nadef dello scorso autunno e confermare il trend di stabilizzazione e poi lieve calo del debito, stimato nella Nadef al 140,1% del pil nel 2024, al 139,9% nel 2025 e al 139,6% nel 2026.

Aiuta in questa impresa l’attesa spinta degli investimenti con il contributo del Piano nazionale di ripresa e resilienza che per effetto della rimodulazione dei piani e l’accelerazione delle procedure inizierà a portare i suoi frutti. Inoltre l’orientamento della Banca centrale europea che da giugno tornerà a parlare di taglio dei tassi fa tirare un sospiro di sollievo in termini di costi di rifinanziamento del debito e di accesso al credito. Quanto all’impatto della riforma del Patto di stabilità sui conti italiani è tutto rimandato al confronto dopo le elezioni europee di giugno che ridisegneranno gli equilibri di potere in Europa tra peso dei paesi ‘frugali’ e dei ‘mediterranei’ sia per vedere le reazioni dei mercati all’esito delle urne.

Intanto, dovrebbe tenersi martedì pomeriggio alle 17.30, e non più lunedì come da rumors, il Consiglio dei ministri. Sul tavolo sono attese le nuove misure sull’affido dei minori, un nuovo ddl semplificazioni e alcuni decreti legislativi sulla giustizia che potrebbero riguardare -riferiscono fonti interne al governo- anche l’introduzione di un test psicoattitudinale per i magistrati.

[/premium]

 

(Ile/Adnkronos)

di: Luca Maurelli @ 19:41


Mar 24 2024

Export miliardario e tutela contro i “tarocchi”: così il Made in Italy si è alleato con Alibaba

Cogliere le opportunità di internazionalizzazione create dalle piattaforme di vendita online per favorire l’export delle imprese italiane, specie di quelle medio-piccole per le quali può essere più complicato approdare sui mercati esteri. Il tema è stato affrontato nel corso della tavola rotonda organizzata alla Camera in occasione della presentazione di uno studio della Bocconi su “L’impatto macroeconomico del contributo di Alibaba all’economia europea”. “Il market place è una grande opportunità per le imprese che vogliano internazionalizzare e la politica deve creare le migliori condizioni per tutelare le nostre imprese che vogliono raccontare il Made in Italy”, ha detto il deputato di FdI Marco Cerreto, che ha promosso l’approfondimento a Montecitorio.

Dalla presentazione dello studio, di cui ha dato conto l’agenzia di stampa Dire, è emerso che nel 2022 le vendite realizzate sulle piattaforme che fanno capo ad Alibaba hanno generato 2 miliardi di gettito fiscale. A livello europeo il contributo al Pil è stato di 15,6 miliardi. Per quanto riguarda le imprese italiane, sono oltre 2mila quelle che promuovono i loro prodotti online in 200 Paesi, e si tratta per lo più di aziende medio-piccole. Un netto impulso a questa modalità di commercio è arrivato negli anni della pandemia: nel 2022 le oltre 500 aziende italiane che hanno portato il loro business sulle piattaforme B2C di Alibaba dedicate al mercato cinese hanno raggiunto i 5,4 miliardi di euro, un dato che corrisponde a circa un terzo del valore dell’export italiano totale in Cina.

All’incontro nella Sala Tatarella, introdotto dal direttore Affari governativi Europa-Uk-Israele di Alibaba Group Manfredi Minutelli e moderato da Hoara Borselli, hanno partecipato, oltre a Marco Cerrato, i deputati di FdI Luca Sbardella ed Elisabetta Gardini; Paolo Tolomei, Dirigente presso Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agroalimentari del ministero dell’Agricoltura; Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia presso Sda Bocconi; Rodrigo Cipriani Foresio, General manager Sud Europa per Alibaba Group; Fulvio Lorefice, Legislative and policy senior consultant di FB&Associati.

“Negli ultimi anni – ha detto Minutelli – le piattaforme B2C, Tmall e Tmall Global di Alibaba hanno sostenuto l’esportazione di prodotti italiani in Cina, favorendo notevolmente la connessione tra le nostre aziende e la crescente richiesta di prodotti italiani nel Paese”.

“L’export è il vero valore aggiunto del sistema produttivo italiano. L’opportunità che Alibaba dà alle Pmi per arrivare in Cina è importante”, ha rilevato Sbardella. Gardini, che oltre che parlamentare è anche presidente di Sme connect Italia, declinazione nazionale di una delle principali piattaforme europee di interazione tra attori economici e decisori politici, ha poi sottolineato, come riferito da Dire.it, che “una piattaforma digitale avanzata può intervenire a 360 gradi e aiutare le Pmi a rafforzare le proprie economie di scala. È un mondo che si apre e in cui il legislatore deve muoversi con grande attenzione”.

È stato poi Cerreto, capogruppo di FdI in Commissione Agricoltura, a chiarire che è “essenziale per un partito di governo approfondire le dinamiche commerciali generate dalla globalizzazione. Abbiamo concentrato i nostri sforzi sulla promozione del Made in Italy, riconoscendo il nostro Paese come una potenza della qualità. L’e-commerce – ha sottolineato – rappresenta oggi uno strumento cruciale per le imprese italiane desiderose di penetrare nei mercati internazionali ed extra-Ue. “In particolare – ha proseguito il deputato – il mercato cinese mostra un forte interesse per i prodotti Made in Italy di alta qualità. Personalmente, credo che l’e-commerce possa fungere da catalizzatore con le adeguate tutele a garanzia dei marchi e dell’origine, per consentire alle nostre imprese di competere e incrementare i loro fatturati attraverso questi mercati”.

La questione cruciale della tutela dei nostri prodotti è stata affrontata da Tolomei, che ha spiegato come “l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari da circa dieci anni sta portando avanti collaborazioni fondamentali con i principali players mondiali dell’e-commerce”. In particolare, l’Ispettorato “ha costruito una vera e propria attività di controllo specifica sul web che, ancora oggi, è considerata una best practice a livello europeo”. Nel caso specifico di Alibaba si tratta di una cooperazione avviata già nel 2015, anno di approdo del colosso cinese nel nostro mercato, e grazie alla quale “i prodotti alimentari di eccellenza del Made in Italy sono protetti contro ogni forma di pratica sleale scorretta quale imitazione, usurpazione, evocazione ed usi illegittimi, a beneficio dei produttori italiani e dei consumatori cinesi e internazionali. Gli annunci e i prodotti irregolari – ha spiegato Tolomei – vengono rimossi dai siti web in tempi rapidissimi (24-48 ore)”.

di: Annamaria @ 10:25


Mar 23 2024

Unimpresa certifica il “miracolo” del Sud: a sorpresa la crescita riparte dalle regioni meridionali

Economia italiana a macchia di leopardo e con qualche sorpresa: il Sud e le Isole corrono, tiene il Nord Ovest, galleggia il Centro, soffre il Nord Est. È questa la fotografia più nitida e concreta sullo stato di salute della congiuntura economica del Paese scattata dal Centro studi di Unimpresa attraverso i dati relativi all’Iva del 2023. Sul totale di 20 regioni, cinque hanno registrato l’anno scorso un andamento negativo, mentre tra le 15 con segno positivo (pari al 60% del Pil), i primi otto posti sono per la quasi totalità appannaggio del Mezzogiorno: Molise (+14%), Sicilia (+12%), Campania (+7%), Calabria (+6%), Puglia (+4%) e Basilicata (3%). Valle d’Aosta e Piemonte tengono alta la bandiera settentrionale con aumenti rispettivamente del 10% e del 6%.

Crescita economica trainata dalle Regioni del sud

Le cinque regioni da bollino rosso, che da sole rappresentano circa il 41% del prodotto interno lordo, sono: Friuli Venezia Giulia (-1%), Trentino Alto Adige (-1%) e Lombardia (-4%) oltre a Lazio e Liguria che con un risultato economico negativo superiore all’8% sono nettamente le peggiori aree economiche del Paese. Il resto della classifica è il seguente: Umbria (+3%), Sardegna (+3%), Emilia Romagna (+2%), Abruzzo (+2%), Marche (+1%) e Toscana (+0,5%), mentre il Veneto, con una variazione positiva dello 0,1%, si salva per un soffio dalla zona retrocessione. Risultati che portano il dato nazionale della fatturazione elettronica a chiudere in rosso del 2,1%.

”I dati sfatano alcuni miti, a cominciare dallo storytelling della locomotiva del Nord Est imprenditoriale, e confermano quanto noi di Unimpresa sosteniamo da anni ovvero che i territori meridionali sono un valore aggiunto, sono essenziali per l’economia italiana. Da questo punto di vista i quasi 200 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza saranno cruciali, proprio in termini di coesione tra le varie realtà italiane: l’Italia del Nord non può fare a meno del resto del Paese, ma si tratta di un aspetto che il governo di Giorgia Meloni sta tenendo sempre in giusto risalto”, commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

[premium level=”1″ teaser=”yes” message=”Per continuare a leggere l’articolo”]

I dati del fatturato delle imprese e delle partite Iva

L’analisi del Centro studi di Unimpresa ha preso in esame le statistiche dell’imponibile Iva relative al 2023, considerandole un valido indicatore dello stato di salute dell’economia. Si tratta dei dati relativi alla fatturazione elettronica, secondo i quali il 41% del pil è in rosso, si tratta delle cinque regioni dove il fatturato di imprese e partite Iva si è fermato in territorio negativo: -1% in Friuli Venezia Giulia, -1,3% in Trentino Alto Adige, -4,3% in Lombardia, -8,2% in Lazio e -8,6% in Liguria. Delle 15 regioni con risultato positivo, spiccano quelle del Sud e le Isole. Nei primi otto posti del ranking della fatturazione elettronica, infatti, figurano ben sei regioni meridionali – Molise (+13,9%), Sicilia (+12,3%), Campania (+7,3%), Calabria (+6,2%), Puglia (+4,1%) e Basilicata (3,7%) – assieme a Valle d’Aosta e Piemonte che hanno tenuto alta la bandiera settentrionale, con aumenti rispettivamente del 9,9% e del 6,4%. Il resto della classifica è il seguente: Umbria (+3,2%), Sardegna (+2,7%), Emilia Romagna (+2,6%), Abruzzo (+2,3%), Marche (+1,3%) e Toscana (+0,5%). Solo per un soffio, ovvero una variazione positiva dello 0,1%, il Veneto si è salvato dalla zona negativa.

Le 15 regioni che hanno chiuso in positivo corrispondono al 59% circa del pil del Paese. Da sole, invece, le cinque regioni in rosso garantiscono il restante 41% dello stesso prodotto interno lordo. In generale, il Nord Ovest rappresenta il 33,3% del pil, il Nord Est il 23,3%, il Centro il 21,2%, il Sud il 15,2% e le Isole il 6,9%. Il Molise, che figura al primo posto nel ranking fiscale, apporta solo lo 0,4% all’economia nazionale, la Sicilia il 5%, la Valle d’Aosta lo 0,3%. Giù dal podio, e sempre in ordine di graduatoria, la Campania vale il 6,1% del pil, il Piemonte il 7,5%, la Calabria l’1,8%, la Puglia il 4,3%, la Basilicata lo 0,8%, l’Umbria l’1,4%, la Sardegna l’1,9%, l’Emilia Romagna il 9,1%, l’Abruzzo l’1,8%, le Marche il 2,4%, la Toscana il 6,6%, il Veneto il 9,3%, il Friuli Venezia Giulia il 2,2%, il Trentino Alto Adige il 2,2%, la Lombardia il 22,8%, il Lazio il 10,9%, la Liguria il 2,8%.

[/premium]

di: Luca Maurelli @ 12:47


Mar 20 2024

A Open Fiber il premio europeo per lo sviluppo della fibra: dall’azienda “contributo decisivo”

Open Fiber si è aggiudicata l’Ftth Council Europe Operator Award 2024, il premio europeo assegnato a chi si è particolarmente distinto per il contributo allo sviluppo di infrastrutture in fibra ottica Ftth (Fiber to the home) nel continente, le uniche in grado di garantire la velocità di connessione Gigabit che è al centro dei piani di connettività italiani ed europei.

Il riconoscimento è stato assegnato a Open Fiber da Ftth Council Europe, l’organizzazione di imprese europee fondata con l’obiettivo di accelerare la diffusione di connettività in fibra ottica e lo sviluppo di una società digitale in Europa. Con oltre 14 milioni di unità immobiliari connesse in Ftth a settembre 2023, Open Fiber è il principale operatore italiano di Ftth e il più grande in Europa tra gli operatori non incumbent (exmonopolisti).

Il premio è stato consegnato all’amministratore delegato di Open Fiber Giuseppe Gola nell’ambito della Ftth Conference, l’evento annuale organizzato da Ftth Council Europe, che quest’anno si è tenuto a Berlino. Nel corso della Ftth Conference è stato presentato il report annuale, redatto da Idate, sullo stato della connettività Ftth in Europa relativo al periodo settembre 2022-settembre 2023. In questo lasso di tempo, l’Italia ha registrato una crescita di 1.5 milioni di unità immobiliari rispetto alla rilevazione precedente, per un totale di 15.5 milioni di unità immobiliari che corrispondono a circa il 60% del totale, vicino alla media europea (Ue27+ Regno Unito). Il nostro Paese, principalmente grazie al lavoro di Open Fiber, ha registrato nel corso degli ultimi anni una crescita molto rilevante: nel 2018 la copertura Ftth dell’Italia era al 24%. Un dato meno lusinghiero viene invece evidenziato dal take up, ossia l’effettiva adozione di reti Ftth, dove l’Italia con circa il 27% è ancora molto lontana dalla media Ue27 + Regno Unito (53%).

“Siamo molto lieti di premiare Open Fiber, un operatore che fin dalla sua fondazione nel 2016 ha dimostrato di essere all’avanguardia nel rollout Ftth”, ha commentato Raf Meersman, presidente di Ftth Council Europe. “I risultati ottenuti da Open Fiber – ha aggiunto – hanno avuto il merito di stimolare gli investimenti nella tecnologia FTTH in Italia, un mercato cruciale per la competitività digitale dell’Europa”.

“Siamo orgogliosi di ricevere questo premio che certifica il contributo fondamentale di Open Fiber nel passo in avanti sull’infrastrutturazione digitale compiuto dall’Italia, che fino a pochi anni fa scontava un grave ritardo rispetto alla media europea” ha commentato Giuseppe Gola, amministratore delegato di Open Fiber. “Per completare la digitalizzazione, tuttavia, è necessario che le reti vengano utilizzate dagli utenti, e su questo fronte il nostro Paese è ancora indietro. Un percorso di switch-off della rete in rame e di migrazione verso la fibra ottica, come quello di recente ipotizzato dalla Commissione Europea – ha proseguito Gola – renderebbe più semplice raggiungere gli obiettivi di connettività Gigabit fissati dall’Ue, garantendo al tempo stesso un orizzonte certo di ritorno per gli investimenti privati nella realizzazione di reti ultraveloci”.

di: Annamaria @ 13:54


Mar 20 2024

Italia vuol dire fiducia. A ruba i Btp “europei”: ordini per 41 miliardi e nuovo record di sempre

E’ stata un’altra giornata trionfale per i titoli di Stato, sia per le condizioni eccezionali offerte ai risparmiatori italiani, settore retail, sia per l’obiettivo, del Ministero dell’Economia, di “rifinanziare” il debito pubblico raccogliendo risparmi frutto della nostra crescita ma anche della ritrovata fiducia dei mercati internazionali. Dopo il successo del Btp Valore marzo 2030 (raccolta oltre 18 miliardi di euro, una cifra record per un titolo retail), i cosiddetti Btp “patriottici” destinati ai risparmiatori italiani, il Tesoro ha collocato ieri la prima tranche del nuovo Btp indicizzato all’inflazione europea di ammontare pari a 5 miliardi di euro. Come spiega oggi “Milano Finanza”, a  fronte di ordini finali superiori a 41 miliardi (il book più grande di sempre per un Bpei) da 165 investitori, il bond con scadenza 15 maggio 2036 offre un tasso annuo dell’1,8%, pagato in due cedole semestrali. L’importo è stato collocato al prezzo di 99,763 corrispondente a un rendimento lordo annuo all’emissione dell’1,830%.

Btp indicizzati, record sui mercati. Italia vuol dire fiducia

Ad alimentare le richieste dei Btp indicizzati sono stati soprattutto gli investitori internazionali, che secondo le prime stime di mercato hanno assorbito l’80% degli acquisti con una prevalenza di Asia, Francia, Regno Unito e penisola Iberica. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi, intanto, oggi ha aperto in calo a 124 punti base rispetto alla chiusura della vigilia a 125 punti. Il rendimento del titolo decennale italiano si attesta al 3,66%. La stabilità dei conti viene considerata uno dei fattori di successo sui mercati internazionali.  Lo spread Btp/Bund resta sui livelli minimi da oltre due anni a 125 punti base e «continua a restringersi perché gli investitori corrono ad assicurarsi rendimenti a livelli che non si vedevano da oltre un decennio», dice ancora a “Milano Finanza” un trader, Erjon Satko, strategist di BofA.

Il “Valore” dell’Italia, sottolineato da Foti (FdI)

” I dati sull’economia italiana continuano a restituire l’immagine di una Nazione che cresce, nonostante le difficoltà legate a una situazione geopolitica molto complessa. Abbiamo registrato il record di occupati, di contratti stabili e di occupazione femminile e la tendenza sulla ripresa del mercato del lavoro è in costante crescita. Secondo fonti specializzate nel mese di marzo sono programmati dalle imprese 447 mila contratti e si arriverà a 1,4 milioni entro maggio- con un incremento rispetto allo scorso anno di oltre il 7%. Il Btp valore ha raccolto 53 miliardi in 3 emissioni. Un dato significativo sia perché- come ribadito dal Presidente Meloni- stiamo rimettendo gran parte del debito italiano ‘in mani italiane’, sia perché è indice della fiducia dei risparmiatori verso il governo e la sua politica economica”, commenta il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati Tommaso Foti. “Tutto questo -spiega- accade mentre lo spread, il dato che più degli altri indica l’affidabilità di uno Stato, continua a scendere. Non solo: ieri la Borsa ha segnato il record storico di 34milapunti. Il dato è ancora più straordinario perché il risultato non è legato alle banche, ma il 50% dei titoli che sono andati meglio è relativo a singole realtà aziendali. Un altro piccolo grande tassello di un puzzle che sta vedendo la nostra Nazione rialzare la testa grazie a un governo stabile, credibile, solido e capace”.

di: Luca Maurelli @ 09:37


Mar 19 2024

Borsa, “toro” scatenato col governo Meloni: nuovo record dal 2008. E il listino torna “italiano”

“Denaro spaventato non vince”, è uno dei motti più illuminanti che sia mai stato pronunciato da un anonimo giocatore di Borsa nella storia della finanza mondiale. Il denaro, oggi, in Italia, non spaventa gli investitori, anzi genera ottimismo, che in economia non è una suggestione, uno stato d’animo o un sorriso stampato sul volto, ma un vero e proprio indicatore di crescita, che ha molto a che fare con il “mood” ma anche con la stabilità di un Paese. Ecco perché il record fatto registrare ieri dalla Borsa di Milano che per la prima volta, dal 2008, ha visto il Ftse Mib superare la soglia dei 34mila punti, vale quanto una Champion’s League per chi gioca sul terreno della finanza speculativa. Il toro è scatenato, per dirla con la metafora zoologica utilizzata dal mondo finanziario, che contrappone al mastodontico animale con le corna, simbolo di euforia, l’orso triste e a testa bassa quando i mercati sprofondano. E le corna? Quelle tocca afferrarle al momento giusto e lì serve l’abilità dei trader, la politica può fare poco.

Borsa su con la Meloni: un dato non casuale

I numeri, però, alla politica sorridono. Per intenderci, era dai tempi della crisi internazionale generata dal crack della Lehman Brothers che Piazza Affari non rimbalzava tanto. Ma non è un caso, visto che già il 2023 aveva visto la Borsa italiana, nel primo anno di governo Meloni, cavalcare praterie finanziarie in euforia, grazie anche alle ottime performance dello spread e delle offerte di titoli di Stato prese d’assalto dai risparmiatori. Non è quello che determina le sorti del listino, sia chiaro, ma quello è esattamente ciò che si definisce “clima” in un Paese, e che esercita un’influenza diretta sugli investitori nazionali e internazionali, sulle operazioni “retail”  e sulle scommesse “future”. Se a questo aggiungiamo i buoni dati sull’inflazione in calo, con l’Italia migliore in Europa, e le previsioni sul Pil non eccezionali ma decisamente migliori di quelle di altri Paesi, ci si spiega bene come mai Milano sia attualmente la “regina d’Europa”. 

Toro, toro: il segnale di crescita è arrivato, dice Urso

“Toro toro taxi”, cantavano i Dire Straits, ma qui siamo in presenza di una locomotiva, in realtà. Merito anche delle manovre sui tassi della Bce e dei record di utili degli istituti bancari, ai quali il governo, evitando la tassa sugli extraprofitti, ha però imposto di reinvestire i margini in innovazione, ridando smalto alle attività digitali. Il governo, ovviamente, gode. “Piazza Affari ha superato per la prima volta la soglia dei 34 mila punti. Un’impresa storica e significativa che segna lo stato di salute dell’economia italiana ed evidenzia ancora una volta l’attrattività del nostro Paese e del nostro indice di riferimento”, dice il ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso.

Piazza Affari è tornata a maggioranza “tricolore”

Ma c’è un altro dato che non può che far piacere a chi sostiene il governo “patriottico”: nel 2023, la percentuale di società presenti sul listino di Piazza Affari detenuta da soggetti italiani si è attestata al 54%, in aumento di oltre cinque punti percentuali rispetto al fine 2015, invertendo la situazione creatasi quasi 10 anni fa, e in linea col 55% registrato nel 2022. E’ quanto emerge dal rapporto del centro studi di Unimpresa. Il valore delle società quotate è salito, nell’ultimo anno, di 108 miliardi (+24%), passando da 453 miliardi a 561 miliardi. ”C’è una ritrovata fiducia nelle prospettive economiche italiane internazionali oltre che con la stabilità politica assicurata dal governo guidato da Giorgia Meloni”, sottolinea l’associazione. Gli azionisti tricolore tornano dunwue in netta maggioranza nel capitale delle spa quotate, tengono a bada gli investitori esteri (fermi al 46%) e si godono una plusvalenza di quasi 110 miliardi di euro.

Non esattamente la previsione fatta dal centroinistra alle ultime elezioni, quando parlavano di possibile “default” italiano, con la destra al governo. Dei record, in questo caso, beneficeranno anche gli elettori di sinistra e qualche leader politico a cui non dispiace giocare in Borsa con il “toro” italiano.

di: Luca Maurelli @ 08:51


Mar 15 2024

Fisco, a volte tornano… L’ex ministro “vampiro” Visco (col figlio indagato…) fa la morale al governo

La leggenda, anzi le cronache economiche, narrano che quando, tra il 1996 e il 2001, fu ministro delle Finanze, l’Italia retrocesse dal 28° al 32° posto nella graduatoria delle libertà economiche. Vincenzo Visco si guadagnò, allora, sul campo, e anche sui giornali, il soprannome di “vampiro”, alias Dracula, a seconda dei vignettisti che lo ritraevano, tra cui il grande Giorgio Forattini. Ma era solo all’inizio della sua carriera. Visco è stato ministro delle finanze dal 1996 al 2000 nei governi Prodi I, D’Alema I e D’Alema II dopo esserlo già stato per pochi giorni soltanto nel 1993 con il governo Ciampi, Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica dal 2000 al 2001 nel governo Amato II e vice ministro dell’economia con delega alle Finanze dal 2006 al 2008 nel governo Prodi II.

Di lui si ricorda l’aumento delle aliquote Irpef, la riduzione degli scaglioni, delle deduzioni, una lotta all’evasione fiscale con metodi vagamente, si fa per dire, invasivi. Oggi Visco, che da un mese a questa parte si ritrova con un figlio, commercialista, indagato per corruzione, e già arrestato e scarcerato, per presunti illeciti compiuti, nel 2022, è tornato sui giornali amici per fare la morale al governo Meloni sulla riforma del fisco che va proprio contro la logica dei “vampiri” di sinistra, paladini della patrimoniale compresi. Del figlio aveva detto: “Sono sorpreso”. Della riforma fiscale del governo: “Me l’aspettavo”. In senso negativo, s’intende.

Sulla Stampa, oggi, Visco viene interpellato per criticare la premier sulla frase “le tasse non sono bellissime”. Dal suo “pulpito”, dal quale si era già espresso prima ancora che la riforma fosse scritta, arriva il più surreale dei predicozzi. “Una società europea evoluta e moderna se vuole mantenere un sistema di welfare deve avere una tassazione elevata. Quando qualcuno dice che intende tagliare le tasse indiscriminatamente vuol dire che taglierà la spesa pubblica, che poi è quel che il governo attuale sta facendo in maniera consistente e sistematica a partire dalla sanità”.

L’elogio delle tasse, ma non solo. L’elogio della tasse alte. Sipario.

di: Luca Maurelli @ 14:08


Mar 14 2024

“Forum Nazionale Sostenibilità”, Visconti (Ficei): “Asi centrali per la creazione di consorzi energetici”

La transizione ecologica, ma anche il cosiddetto “green deal”, sono sfide importanti e su cui si giocherà il futuro non solo dell’Italia ma dell’intero pianeta. Sfide importanti su cui ogni nazione, continente, dovrà farsi trovare pronta. Il nostro Paese ha l’esigenza quindi di programmare e adottare tutte le possibili tecnologie per arrivare al traguardo del 2050 in prima fila. In quest’ottica diventa fondamentale anche la costituzione delle comunità energetiche all’interno delle aree industriali. Di questo, e di tanto altro, si è parlato nel corso del “Forum Nazionale Sostenibilità e Sviluppo Aree Industriali” organizzato da Ficei e dal suo presidente Antonio Visconti. Una due giorni che si è tenuta il 12 e il 13 marzo scorso a Roma con dibattiti, talk, tavole rotonde, a cui hanno preso parte rappresentati del mondo istituzionale, politico e imprenditoriale.

Le Asi hanno «cercato di interpretare al meglio le sfide di questi tempi che vedono le aziende, le imprese private, il mondo della produzione, della conoscenza, a un passaggio storico. Si è passato dal paradigma della produttività a quello della sostenibilità e dell’accettabilità. Però l’impresa da sola non ce la può fare. Ha bisogno delle istituzioni» ha detto Antonio Visconti.

Ma l’ambiente non può essere solo un’ideologia da applicare a tutti i costi senza pensare alle conseguenze. “L’obiettivo del governo è tornare ad avere una politica industriale. La transizione ecologica resta il punto nevralgico anche se dev’essere compatibile con una logica di crescita industriale” ha affermato il senatore Gianluca Cantalamessa, commissione Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare.

Consorzi e Aree di Sviluppo Industriale, in questo contesto, diventano fondamentali. “Il tema è che bisogna cominciare a creare una cultura dell’impresa. Bisognerebbe dire che i consorzi hanno un ruolo ben preciso. Quello di coniugare la parte produttiva al territorio, all’ambiente. E se non lo facciamo noi, non è che l’impresa può inventarselo. Ma bisogna capire anche, perché le imprese dovrebbero fare determinate cose, perché deve rispettare l’ambiente e cosa gli viene in tasca. Quindi è una cultura che bisogna creare e i consorzi lo devono fare” sottolinea, invece, Daniele Gerolin, vicepresidente Ficei.

Costanzo Carrieri, presidente Asi di Taranto e vicepresidente Ficei,  ha sottolineato, invece l’esigenza di “assicurare che nei momenti di confronto non venga meno l’interlocutore principale, colui che legifera. Dobbiamo essere portatori di quelle che sono le criticità. Il processo della sostenibilità ci deve vedere concorrere per un confronto perché non mancano le sfide. Ma manca la parte del confronto con le istituzioni”.

Ospite dell’evento anche Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria. “Il business in chiave 5.0 mette l’uomo al centro e chiarisce che quello sulle persone è oggi un investimento. A ciò bisogna aggiungere una buona governance nella sostenibilità che significa anzitutto un’organizzazione aziendale per accompagnare l’evoluzione dei processi produttivi. Tutto questo si traduce in investimenti per le imprese ma senza politiche pubbliche che li supportino e che siano guidati dal criterio della neutralità tecnologica rischiano di trasformarsi in un costo insostenibile che fa perdere al Paese quote di competitività”.

Importante anche il contributo del viceministro all’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava: «È evidente che ora dobbiamo avere una visione a lungo termine. Dobbiamo coniugare la sostenibilità ambientale con il rispetto degli accordi internazionali che abbiamo stretto come quello sulle emissioni 0 entro il 2050 ma abbiamo anche un’economia da tenere in piedi. Ci dobbiamo affidare alla tecnologia perché abbiamo necessità di tutte le innovazioni per poterle mettere a terra. Dobbiamo accompagnare questo percorso verso la transizione ecologica semplificando. Molto è stato fatto ma dobbiamo fare ancora. E non solo mettere incentivi perché se metto i soldi in un cassetto e non do le chiavi e gli strumenti per aprirlo, è evidente che non faccio nulla. Possiamo attrarre gli investimenti dall’estero ma dobbiamo semplificare e ridurre i tempi per le autorizzazioni”.

di: Luca Maurelli @ 13:09


Mar 14 2024

Ad Almaviva e Almawave la certificazione Dnv per la parità di genere e l’inclusività

Almaviva, gruppo italiano di innovazione digitale, e Almawave, società del gruppo attiva in ambito Data & Artificial Intelligence, quotata sul mercato Euronext Growth Milan (Ticker: AIW), hanno ottenuto da Dnv la certificazione Uni/PdR 125:2022, unica prassi in Italia sulla parità di genere.

La certificazione, rilasciata da Dnv – Ente indipendente che fornisce servizi di assurance e gestione del rischio a livello globale – prevede la verifica delle linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere oltre all’adozione di specifici Kpi (Indicatori chiave di prestazione) nella realizzazione degli obiettivi in materia. Nello specifico, la normativa Uni/PdR 125:2022 supporta le organizzazioni nel promuovere la parità di genere all’interno della cultura aziendale, migliorando e valorizzando le performance individuali e organizzative.

Un riconoscimento importante che certifica il livello dell’azienda nell’adozione di misure concrete per colmare il divario di genere e garantire un ambiente di lavoro più inclusivo, in grado di creare valore attraverso le diversità e mettere le persone nella condizione di sviluppare appieno il proprio potenziale.

“L’impegno per la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo non è più solo una opinione, ma parte di un approccio verificato attraverso obiettivi precisi e processi di rendicontazione. Questo impegno si traduce in un modello organizzativo che valorizza le diversità e rappresenta un primo passo importante per un vero cambiamento culturale nella società. Iniziative come questa hanno un valore non solo all’interno dell’azienda, ma anche al di fuori, poiché contribuiscono a promuovere un cambio di paradigma”, ha sottolineato Massimo Alvaro, amministratore delegato di Business Assurance Italia per Dnv.

“Alla base dei comportamenti del Gruppo c’è un forte impianto valoriale, che indirizza stabilmente le nostre scelte. Tra i principi etici che sostanziano la nostra cultura d’impresa c’è l’attenzione alle persone, la nostra risorsa più importante, e l’impegno a tutelare le diversità e l’unicità di ciascuno, curandone l’integrità psico-fisica, il benessere e la crescita. Almaviva è da sempre un mondo a colori, dove ognuno trova la possibilità di esprimere se stesso, e un ambiente ricco di stimoli, il migliore per far fiorire le idee”, ha commentato Marco Tripi, amministratore delegato del Gruppo Almaviva.

“In tutte le sue forme la varietà di prospettiva è un valore. Ancor più nel mondo della tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale, dove si sta disegnando un futuro che riguarda tutti e che necessariamente dovrà essere il più possibile inclusivo e rappresentativo. Per questo è sempre più importante che le donne comprendano il potenziale del digitale e partecipino a questo processo con un ruolo attivo, mettendosi in gioco per contribuire a costruire un mondo paritario“, ha detto Valeria Sandei, amministratore delegato di Almawave.

di: Annamaria @ 13:04


Mar 12 2024

Turismo, Bankitalia conferma: vola la spesa dei turisti stranieri in Italia. FdI: il miglior spot è un governo solido

L’analisi della Banca d’Italia sul turismo parla chiaro: nel 2023 la bilancia turistica ha registrato un avanzo di 20,2 miliardi, in crescita rispetto al 2022, quando era risultata pari a 18,2 miliardi. In termini di incidenza sul Pil, il surplus è salito all’1%, come nel 2019. Sia le entrate sia le uscite turistiche sono aumentate nei confronti del 2022 rispettivamente del 17% e del 21%. Addentrandosi poi tra le righe del report e analizzando i dati, si apprende che nel primo caso, indica nel dettaglio l’istituto di Via Nazionale, l’incremento è da imputare soprattutto al numero di viaggiatori, mentre per gli italiani all’estero il numero di pernottamenti e quello dei viaggiatori sono cresciuti con pari intensità.

Turismo, i dati Bankitalia

E ancora. Dal punto di vista geografico, la componente extra-Ue ha trainato sia la spesa in Italia degli stranieri (34%) sia quella degli italiani all’estero (32%). Dal lato delle entrate i viaggi per vacanza sono arrivati a costituire il 62% della spesa totale, mentre dal lato delle uscite presentano un’incidenza più bassa (43%) in relazione al maggior peso dei viaggi per lavoro (30%, contro il 14% per gli stranieri in Italia). Il che, fuori dalla schematicità di numeri, confronti, e riscontri matematici, il turismo si conferma un importantissimo volano dell’economia nazionale.

Santanchè: «I dati Bankitalia confermano l’importanza strategica del settore»

Come conferma il ministro del Turismo Daniela Santanchè, che commentando il report in oggetto, ha rilevato: «I dati diffusi da Bankitalia indicano l’incremento della spesa turistica straniera rispetto all’anno record del 2019 e un surplus che torna ai livelli dell’ultimo anno pre-Covid. Come dico sempre, ancora più importanti della quantità di turisti che arrivano da noi, sono le risorse che questi lasciano sui nostri territori. Il turismo si conferma nuovamente, così, una leva strategica per l’economia nazionale e locale».

Turismo, volano per l’economia

Non solo. «Gli interventi del governo Meloni e del ministero del Turismo – continua il ministro analizzando e commentando i dati in una nota – che vanno dalle misure rivolte ai lavoratori del settore. Al sostegno agli acquisti nella nostra Nazione tramite l’abbassamento della soglia del tax free shopping. Passando per il miglioramento continuo delle strutture ricettive, per un’offerta turistica sempre più di alta qualità, saranno importanti strumenti non solo per consolidare, ma anche per far crescere questi numeri incoraggianti».

Turismo, Foti: «Il migliore spot per l’Italia è un governo solido, credibile, concreto»

E sui risultati più che incoraggianti segnalati dall’indagine di Via Nazionale ha commentato anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, sottolineando come «i dati appena diffusi da Bankitalia certificano come sia cresciuta in modo straordinario la spesa dei turisti stranieri in Italia nell’ultimo anno. E ci offrono l’ennesima conferma di quanto stia lavorando bene il Governo Meloni. L’aumento della spesa dipende, infatti, in gran parte dall’aumento degli arrivi: sempre più stranieri scelgono l’Italia come meta delle loro vacanze», rileva infatti Foti.

Il rilancio dell’immagine dell’Italia e del Made in Italy nel mondo

Concludendo conseguentemente che «questo dimostra che il migliore spot per l’Italia è un governo solido, credibile, concreto. Un governo che fa le cose, e un presidente del Consiglio che porta a testa alta, con fierezza, l’immagine dell’Italia e del Made in Italy nel mondo. I turisti stranieri in Italia visitano luoghi di grande bellezza, si divertono, si rilassano e, soprattutto, spendono aiutando la nostra economia a crescere. Alle opposizioni lasciamo gli slogan. A noi bastano i dati», chiosa Foti nella sua disamina.

Turismo, Caramanna: «I dati Bankitalia confermano le politiche vincenti del governo»

Infine, il deputato di Fratelli d’Italia Gianluca Caramanna, capogruppo in commissione Attività Produttive, analizzando i riscontri dell’indagine di Bankitalia, si sofferma sui «dati relativi alla spesa dei turisti stranieri in Italia», «che ci riportano ai livelli pre Covid, confermandoci che le politiche messe in campo dal Governo Meloni e dal Ministro Santanchè sono vincenti. Il maggiore apporto proveniente dai non residenti in visita nella nostra Nazione, con entrate che sono cresciute del 17%, incide sul Pil per l’1,0 per cento, come è accaduto nel 2019, anno record».

«Una visione lungimirante a supporto del settore»

Non solo. «Le misure che abbiamo approvato – aggiunge Caramanna – e penso ad esempio all’approvazione del piano strategico del Turismo 2023-2027. O all’abbassamento della soglia del tax free shopping, sono lo specchio di una visione lungimirante a supporto del settore. Un settore, quello turistico, che oltre a rappresentare un palcoscenico sul quale gli attori principali sono le nostre eccellenze e bellezze culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche, può essere un forte traino per la nostra economia». E i dati Bankitalia lo confermano.

di: Priscilla Del Ninno @ 18:38


« Pagina precedentePagina successiva »