Ott 11 2024

Unifil, l’Italia difende il suo impegno per la pace in Libano: un ponte diplomatico e umanitario

La missione Unifil, attiva dal 1978, non ha mai conosciuto un livello di tensione così alto dal conflitto del 2006. I caschi blu, con oltre 10.000 soldati provenienti da 50 Paesi, pattugliano quotidianamente la Blue Line, confine di 120km tracciato dalle Nazioni Unite tra Libano e Israele, cercando di evitare una nuova escalation tra le parti. Tuttavia, gli attacchi israeliani contro le postazioni Onu sotto comando italiano hanno destabilizzato ulteriormente una situazione già precaria.

Il ruolo dell’Italia: l’impegno non vacilla

L’Italia con i suoi 1256 militari, 374 mezzi terrestri e sei mezzi aerei, guida una delle missioni più importanti e riconosciute a livello internazionale. L’efficienza italiana è stata già dimostrata in Iraq, oggi in Niger, e domani magari a Gaza, dato che gli USA hanno già esplorato con i Carabinieri la possibilità di fare patrolling nella Striscia. Come ha ricordato il ministro della Difesa Guido Crosetto, in visita in Kosovo: «Pretendo il rispetto che pretende una nazione amica impegnata in una missione internazionale di pace».

Attacchi mirati contro i caschi blu: il ruolo cruciale dell’Italia

L’attacco israeliano, definito «intollerabile» dalle diverse componenti del governo italiano, non è stato solo un incidente: «Non si tratta di un errore», ha spiegato Crosetto, sottolineando come le postazioni colpite siano ben note a Israele. In gioco non c’è solo la sicurezza dei nostri soldati, ma la stabilità di una regione martoriata da decenni di conflitti.

Una missione umanitaria oltre la sorveglianza

L’Unifil, non è una semplice operazione militare, bensì un ponte diplomatico e umanitario. Il contingente italiano, infatti, non si limita a sorvegliare, ma piuttosto si impegna giornalmente ad attività di mediazione tra le parti, di supporto umanitario alla popolazione civile, facilitando interventi cruciali nelle aree colpite e aiutando a mantenere aperti i corridoi umanitari. «L’Italia non prende ordini da nessuno soprattutto se è in un luogo in nome delle Nazioni Unite con il compito di mantenere la pace. Noi siamo lì e ci rimaniamo con la fierezza di un mandato che abbiamo ricevuto dal Palazzo di Vetro», ha ribadito Crosetto.

La comunità internazionale condanna gli attacchi: Israele sotto accusa

Una presa di posizione condivisa anche dal ministro degli Affari Esteri indonesiano, Retno Marsudi: «Attaccare il personale e le basi delle Nazioni Unite è una grave violazione del diritto internazionale umanitario», ha detto ai microfoni di Al Jazeera, dopo che due suoi connazionali sono rimasti feriti nell’assalto. Poche ore prima anche Simon Harris, con truppe irlandesi sulla Linea Blu, aveva sottolineato alla Bbc che Israele ha «il diritto di difendersi, il diritto di vivere in pace e sicurezza» e nessuno lo mette in discussione, ciò nonostante «il diritto internazionale deve essere rispettato, e anche la proporzionalità deve essere considerata».

Dopo quattro attacchi in 48 ore, per il portavoce delle Forze ad Interim, Andrea Tenenti, «la situazione è chiara: se nei mesi passati ci sono stati scontri, in questo caso sembrano attacchi voluti e deliberati contro l’Unifil da parte dell’Idf, l’esercito israeliano», aggiungendo che, «continueremo a rimanere qui – perché – siamo qui con un mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e non è pensabile che un membro dell’Onu possa prevalere sul Consiglio stesso». Tenenti ha concluso affermando che colpire una missione di pace rappresenta «violazione chiara del diritto internazionale e umanitario».

«Rivedere le regole d’ingaggio» dei peacekeepers

Ad intervenire sulla vicenda anche un’altra voce italiana, Stefania Craxi, presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, che ha definito un eventuale ritiro dell’Unifil un possibile «un disastro». Secondo Craxi, l’Onu ha bisogno di rivedere le «regole d’ingaggio» della missione, ormai obsolete, e dotare i caschi blu di maggiori poteri difensivi. D’altra parte, Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera, ha insistito sull’urgenza di aggiornare le regole d’ingaggio che risalgono a ben 18 anni fa, dato che la situazione in Libano è profondamente cambiata.

La pace ad ogni costo

Nonostante tutto, Crosetto ha rassicurato che la scelta finale spetterà al Consiglio delle UN e ai 40 Paesi contributori, sottolineando però che l’Italia continuerà a spingere per soluzioni di pace. «Il Libano non è l’Afghanistan», ha rammentato, mettendo in luce la complessità del contesto politico e sociale libanese, un Paese che ospita 2 milioni di profughi su un popolazione di 6 e che, ora rischia di esplodere sotto la pressione di questa crisi. Se da un lato il teatro operativo deve essere adattato al nuovo scenario, dall’altro l’Italia ha dimostrato di essere un attore chiave nella regione, con una reputazione solida guadagnata sul campo. Ritirarsi significherebbe lasciare un vuoto pericoloso.

di: Alice Carrazza @ 18:25


Ott 11 2024

Incriminata in Germania la “Salis tedesca”: il caso che smonta le bufale di Ilaria sul “regime” ungherese

Non solo nella “illiberale” e “oligarchica” Ungheria, come l’ha definita Ilaria Salis. Anche nella democraticissima Germania sembra che l’ipotesi che si vada in giro a sprangare gli avversari politici non sia accettata di buon grado: la procura federale di Karlsruhe, concluse le indagini, ha incriminato per tentato omicidio e lesioni gravi Hanna S., militante antifascista di 29 anni, ora accusata formalmente di aver preso parte alle spedizioni punitive della Hammerbande, le stesse per le quali è finita in guai giudiziari anche Salis. La notizia è arrivata proprio nelle ore in cui l’eurodeputata di Avs lanciava le sue accuse contro il presunto “regime” di Viktor Orban nell’aula di Strasburgo.

L’incriminazione della Salis tedesca: accuse di tentato omicidio e lesioni gravi

A rilanciare in Italia il caso dell’incriminazione formale dell’attivista in Germania, che ha avuto una certa eco anche in Ungheria, è stata La Verità, parlando della donna come della “Salis tedesca”. La 29enne, secondo quanto ricostruito, avrebbe preso parte alle stesse scorribande del febbraio 2023 che, secondo le accuse della giustizia ungherese, avrebbero coinvolto anche l’eurodeputata italiana. Per Salis, però, quelle accuse e i conseguenti guai giudiziari, dai quali si è salvata grazie all’elezione, sarebbero il sintomo di “una nuova pericolosa forma di fascismo” che pervade l’Ungheria di Orbàn.

Anche in Germania c’è un “regime illiberale”?

L’europarlamentare italiana ha parlato di “un regime illiberale, oligarchico ed autoritario” e ci si domanda cosa avrebbe da dire sulla Germania dei socialdemocratici di Scholz, se nella sua visione anche loro abbiano optato per una svolta “oppressiva”. Hanna S. si trova in stato detentivo nel suo Paese dal 6 maggio scorso, quando venne arrestata a Norimberga. La Procura federale tedesca si è espressa duramente sull’Hammerbande, come riporta La Verità: “I loro membri condividono un’ideologia militante di estrema sinistra che include il rifiuto dello stato di diritto democratico e il rifiuto del monopolio statale della violenza. Sembra che l’Hammerbande abbia l’obiettivo di agire con violenza contro i membri della destra”. Parole che smontano, qualora ve ne fosse stato ancora bisogno, la narrazione di accuse rivolte alla Salis in virtù di una “deriva” oligarchica dell’Ungheria e che rimandano, invece, alla cornice di quello che la procura federale tedesca indica chiaramente come un quadro criminale mosso dall’ideologia antifascista.

di: Gabriele Caramelli @ 17:43


Ott 11 2024

Nobel per la pace alla Ong dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki: rischiamo l’apocalisse nucleare

Premio Nobel per la pace 2024 a Nihon Hidankyo, organizzazione e movimento di base fondato e animato da sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, noti anche come “Hibakusha“, impegnati per un un mondo libero dalle armi nucleari. L’assegnazione è stata annunciata oggi, a Oslo, in diretta streaming.

“Se avvenisse ora, con il livello di potenza che hanno raggiunto le armi atomiche, “una guerra nucleare potrebbe distruggere la nostra civiltà”. Questa la motivazione del Comitato Nobel di Oslo. “In questo momento della storia umana, vale la pena ricordare a noi stessi cosa sono le armi nucleari: le armi più distruttive che il mondo abbia mai visto”, spiega il Comitato.

“L’anno prossimo saranno 80 anni da quando due bombe atomiche americane uccisero circa 120.000 abitanti di Hiroshima e Nagasaki. Un numero analogo morì per ustioni e lesioni da radiazioni nei mesi e negli anni successivi. Le armi nucleari odierne hanno un potere distruttivo molto maggiore. Possono uccidere milioni di persone e avrebbero un impatto catastrofico sul clima. Una guerra nucleare potrebbe distruggere la nostra civilta'”.

“L’idea che le armi nucleari portino la pace è un errore”, ha commentato il co-presidente di Nihon Hidankyo, il gruppo di sopravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki che ha vinto il premio Nobel per la pace. “È stato detto che grazie alle armi nucleari, il mondo mantiene la pace. Ma le armi nucleari possono essere usate dai terroristi”, ha detto Toshiyuki Mimaki ai giornalisti. “Ad esempio, se la Russia le usasse contro l’Ucraina, Israele contro Gaza, non finirebbe lì. I politici dovrebbero sapere queste cose”.

Chi sono gli Hibakusha, sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki

La testimonianza degli Hibakusha, i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, è unica nel contesto della lotta contro l’uso di armi nucleari, secondo il Comitato per il Nobel. Si tratta infatti di “testimoni storici” che “hanno contribuito a generare e consolidare un’opposizione diffusa alle armi nucleari in tutto il mondo attingendo a storie personali, creando campagne educative basate sulla propria esperienza e diffondendo urgenti avvertimenti contro la diffusione e l’uso di armi nucleari.

Gli Hibakusha ci aiutano a descrivere l’indescrivibile, a pensare l’impensabile e in qualche modo a comprendere l’incomprensibile dolore e la sofferenza causati dalle armi nucleari”, prosegue la motivazione del premio. Il Comitato norvegese per il Nobel ha voluto sottolineare “un fatto incoraggiante: nessuna arma nucleare e’ stata utilizzata in guerra negli ultimi 80 anni.

Gli straordinari sforzi di Nihon Hidankyo e di altri rappresentanti degli Hibakusha hanno contribuito notevolmente all’istituzione del tabù nucleare. Appare quindi allarmante che oggi questo tabù contro l’uso di armi nucleari sia sotto pressione”.

Il Comitato del Nobel per la pace: ricordiamo cosa sono le armi nucleari

Come evidenzia il Comitato, “le potenze nucleari stanno modernizzando e potenziando i loro arsenali; nuovi paesi sembrano prepararsi ad acquisire armi nucleari; viene minacciato l’uso di armi nucleari nelle guerre in corso. In questo momento della storia umana, vale la pena ricordare a noi stessi cosa sono le armi nucleari: le armi più distruttive che il mondo abbia mai visto. Il destino di coloro che sopravvissero agli inferni di Hiroshima e Nagasaki è stato a lungo nascosto e trascurato”.

Nel 1956, le associazioni Hibakusha locali insieme alle vittime dei test sulle armi nucleari nel Pacifico formarono la Japan Confederation of A- and H-Bomb Sufferers Organisations. Questo nome fu abbreviato in giapponese in Nihon Hidankyo. Sarebbe diventata la più grande e influente organizzazione Hibakusha in Giappone. Un giorno, gli Hibakusha non saranno più tra noi come testimoni della storia. Ma con una forte cultura del ricordo e un impegno continuo, le nuove generazioni in Giappone stanno portando avanti l’esperienza e il messaggio dei testimoni. Stanno ispirando ed educando le persone in tutto il mondo. In questo modo stanno aiutando a mantenere il tabù nucleare, una precondizione per un futuro pacifico per l’umanità. La decisione di assegnare il Premio Nobel per la Pace per il 2024 a Nihon Hidankyo è saldamente ancorata al testamento di Alfred Nobel”.

di: Valter @ 15:09


Ott 11 2024

Autovelox per fare cassa, i sospetti sui Comuni “furbetti” arrivano in Procura: aperta un’indagine a Padova

I Comuni hanno usato gli autovelox per fare cassa? A chiederselo ora sono anche i magistrati, almeno quelli di Padova. La Procura cittadina infatti ha aperto un’inchiesta dopo le denunce dell’associazione Altvelox, che ha sede a Belluno. Al centro dell’indagine, che è la prima nel suo genere e ipotizza il reato di falso ideologico, ci sono in particolare nove rilevatori di velocità installati tra il capoluogo e alcuni Comuni della provincia. I magistrati dovranno accertare prima di tutto se gli apparecchi fossero omologati secondo le disposizioni ministeriali e poi se la loro installazione avesse l’obiettivo di prevenire incidenti o se, come sospettano le associazioni di automobilisti, avesse il solo scopo di portare soldi facili nelle casse comunali.

L’inchiesta della Procura di Padova sugli autovelox

Secondo quanto riferito dai quotidiani locali, la sezione di Polizia giudiziaria avrebbe già iniziato gli accertamenti, acquisendo le documentazioni relative ai vari iter amministrativi, principalmente nei comandi delle Polizie locali. Oltre a Padova, sono interessati dall’indagine i Comuni di Cittadella, Fontaniva, Galliera Veneta, Carmignano di Brenta, Villa del Conte, Camposampiero e Piove di Sacco.

Il record italiano di rilevatori e multe

Già alcuni Giudici di pace hanno accolto ricorsi di automobilisti e annullato delle multe in base alla mancanza di omologazione dei rilevatori di velocità. Lo scorso aprile la Cassazione aveva chiarito che approvazione e omologazione degli autovelox non sono la stessa cosa e che solo la seconda garantisce la precisione dei dispositivi e, dunque, la legittimità degli accertamenti. A gennaio un report del Codacons aveva rivelato che l’Italia, con oltre 11mila apparecchi installati, aveva il record europeo di autovelox e che nel 2022 i proventi delle 20 principali città italiane, grazie alle sanzioni elevate in questo modo, erano stati pari a 75.891.968 euro, con una crescita del 61,7% rispetto ai 46.921.290 euro dell’anno prima. L’associazione dei consumatori nel tempo si è fatta anche promotrice di esposti sul tema.

Quel cambio delle regole voluto dal governo per ristabilire “il buon senso”

La questione degli autovelox “furbetti” è stata anche al centro di un deciso intervento normativo da parte del governo, fortemente voluto dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini. A maggio, infatti, è entrata in vigore la nuova disciplina volta a mettere fine ai possibili abusi dello strumento, utilizzato come una sorta di “bancomat” a danno dei cittadini, e a riportarlo nel perimetro corretto del dispositivo per la sicurezza. Una scelta che Salvini saluto come una vittoria del buon senso e che fu accolta positivamente anche dalle associazioni impegnate per la sicurezza stradale, che – spiegarono – si sarebbe certamente giovata di un’installazione più accorta degli autovelox.

di: Annamaria @ 14:57


Ott 11 2024

Roma, carabiniere appena laureato sventa una rapina a Monti. Meloni: “Congratulazioni doppie”

Fresco di laurea in scienze giuridiche, dopo aver ottenuto il massimo dei voti, è intervenuto sventando una rapina a un turista nel centro di Roma. Protagonista del gesto un carabiniere della Compagnia Roma Centro, Gaetano Rispoli, originario di Aversa (Caserta), in servizio alla stazione Roma Quirinale. Dopo aver finito la discussione della tesi si stava dirigendo nel rione Monti per prendere un aperitivo con i familiari e due colleghi.

Roma, carabiniere neo-lauretato sventa una rapina

Sulle scalinate della salita del Grillo però i carabinieri, liberi dal servizio, hanno notato due persone che dopo aver distratto un turista, gli hanno rubato la borsa fuggendo subito a piedi. Il carabiniere, con ancora in testa la corona d’alloro per la laurea, li ha inseguiti insieme ai suoi colleghi, riuscendo a bloccare il rapinatore. Nella valigia rubata c’erano fra l’altro 5mila dollari in contanti, documenti ed effetti personali del turista. Il rapinatore ha tentato di divincolarsi finché non è stato fermato. Si tratta di un marocchino di 29 anni senza permesso di soggiorno. Che oggi è stato processato per direttissima: il giudice ha disposto il divieto di dimora nella Capitale con nulla osta per l’espulsione.

Meloni: doppie congratulazioni a questo giovane carabiniere

È di poco fa il commento sui social della premier Giorgia Meloni. Nel post su Facebook, accanto alla foto del carabiniere ancora con la corona di alloro in testa, Meloni scrive: “Doppie congratulazioni a questo giovane carabiniere che, fresco di laurea, ha sventato una rapina a Roma”. Anche il ministero della Difesa ha dedicato a Gaetano Rispoli un messaggio di gratitudine. “Doppio brindisi per il carabiniere” Benfatto#Difesa.

 

di: Gloria Sabatini @ 10:17


Ott 10 2024

Greta Thunberg si radicalizza: da beniamina del potere ad ultrà pro-Pal. E Fridays for Future la molla

Greta Thunberg non trova pace. Ormai lontana dall’immagine della giovane attivista per il clima che conquistava i salotti internazionali, si trova al centro di una nuova controversia. La polizia tedesca ha smantellato un campo di protesta pro-palestinese a Dortmund proprio alla vigilia di una sua visita annunciata. Thunberg non ha esitato così ad accusare le autorità tedesche di voler «mettere a tacere» coloro che sostengono la causa palestinese, imputando alla Germania «complicità nel genocidio». La sua affermazione, diffusa su X (ex Twitter), è l’ultimo capitolo di una radicalizzazione che ha destato critiche e perplessità anche tra i suoi sostenitori.

Bollata dalla polizia come «potenzialmente violenta»

La decisione della polizia di Dortmund, giustificata con motivi di sicurezza e il rischio di violenze, ha suscitato discussioni. L’accampamento pro-palestinese esisteva già da mesi, ma la prevista presenza di Greta ha fatto scattare l’allarme, con le autorità che temevano un afflusso di manifestanti superiore a quello inizialmente consentito. Inizialmente la polizia ha definito la giovane svedese una «partecipante potenzialmente violenta», ma ha poi ritrattato l’affermazione, parlando di un errore interno. L’episodio arriva in un clima già teso da mesi, con manifestazioni pro-palestinesi che hanno attraversato tutta l’Europa, da Roma a Berlino, in vista della vigilia del 7 Ottobre.

Thunberg dietro le sbarre

L’ex attivista sembra essere da tempo in cerca di guai. Arrestata dalla polizia belga durante una manifestazione per il clima a Bruxelles sabato, dove la 21enne si è unita a un sit-in di blocco con circa 150 altri attivisti sabato pomeriggio, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa belga, prima di essere arrestata dagli agenti insieme a più di 100 altri manifestanti.

In ambienti sempre più estremi, l’odio per Greta cresce

Nel frattempo, i sostenitori della giovane attivista continuano a diminuire. Lungi dall’essere il modello per le prossime generazioni, Thunberg sembra ormai circondata da ambienti sempre più estremisti. In Olanda, durante un’altra manifestazione, ha invitato a parlare una giovane filo-Hamas, mentre un uomo del pubblico ha interrotto l’evento, lamentando il carattere politico di quello che doveva essere un sit-in per il clima.

Quello che una volta era un movimento globale che raccoglieva giovani di ogni parte del mondo per combattere il cambiamento climatico sembra ora diviso e lontano dai suoi obiettivi originari. Anche Fridays for Future ha preso le distanze dalla sua fondatrice, e molti ex sostenitori vedono nella deriva filo-palestinese di Greta una contraddizione con gli ideali iniziali del movimento. La giovane svedese, però, non sembra intenzionata a fermarsi. Se a farlo sarà la polizia, lo scopriremo alla prossima manifestazione.

Da beniamina del potere a radicale pro-Pal

La trasformazione di Thunberg da attivista per il clima a voce della protesta contro Israele dovrebbe far riflettere coloro che, fino a poco tempo fa, la celebravano come un’icona mondiale. Dai baci sulle mani da parte di politici come Jean-Claude Juncker, all’accoglienza nei palazzi del potere, Greta è passata a condividere il palco con attivisti che flirtano con le frange più estreme del movimento palestinese, mentre la sua retorica diventa sempre più radicale.

In un contesto europeo già fortemente polarizzato sulla questione israelo-palestinese, la figura di Thunberg rischia di alimentare ulteriormente divisioni e scontri, mentre la sua discesa nell’attivismo anti-israeliano sembra ormai inarrestabile. Dortmund è solo l’inizio dei rifiuti che la aspettano.

di: Alice Carrazza @ 19:38


Ott 10 2024

Azzerato il processo per la strage del Mottarone: dieci mesi buttati via per un dissidio tra Gup e Procura

Si torna al punto di partenza e il procedimento sulla strage del Mottarone è tutto da rifare. La gup di Verbania Rosa Maria Fornelli ha restituito gli atti alla procura che non ha modificato il capo di imputazione, contrariamente a quanto chiesto dalla stessa giudice. In questo modo il procedimento segna un momentaneo punto d’arresto, quella “regressione del procedimento” temuto dalla procuratrice Olimpia Bossi e dalla sostituta procuratrice Laura Carrera.

Il processo per la strage del Mottarone deve ripartire da zero

Nel procedimento che vede indagati, tra gli atri, Gabriele Tadini capo servizio dell’impianto del Mottarone, Luigi Nerini amministratore unico dell’impianto Ferrovie del Mottarone ed Enrico Perocchio quale direttore di esercizio dell’impianto e dipendente di Leitner per il disastro della funivia in cui il 23 maggio del 2021 morirono 14 persone, le rappresentanti della pubblica accusa hanno deciso di restare ferme sul proprio capo di imputazione. Per la procura l’accoglimento del “suggerimento” della gup determinerebbe “necessariamente una riduzione della contestazione, con possibile ‘vulnes’ del principio di irretrattabilità dell’azione penale” e la modifica al capo di imputazione, riducendo la contestazione a carico degli imputati violerebbe i principi di obbligatorietà dell’azione penale e la ragionevole durata del processo. Una tesi non condivisa dal gup che oggi ribadisce la necessità di modificare il capo d’accusa e che restituendo gli atti implica, necessariamente, un ‘rallentamento’ nella definizione del procedimento sulla tragedia del Mottarone.

La strage del Mottarone è avvenuta il 23 maggio 2021, quando una funivia che collegava il lago d’Orta al Mottarone, una montagna nelle Alpi piemontesi, è precipitata. L’incidente ha causato la morte di 14 persone. L’indagine ha rivelato che i freni di emergenza della funivia erano stati disattivati, e che erano state adottate misure di sicurezza inadeguate. Sono stati arrestati alcuni membri del personale della funivia, accusati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. La tragedia ha suscitato un ampio dibattito sulla sicurezza degli impianti di risalita in Italia e ha messo in luce le problematiche legate alla manutenzione e alla gestione delle funivie.

di: Luca Maurelli @ 18:37


Ott 10 2024

“Vi sparo in testa”: rom abusivi inveiscono contro l’inviato di “Fuori dal Coro”. Torinesi terrorizzati (video)

Nelle mani dei violenti, rom fuori controllo. Stavolta è Torino il teatro dell’assurdo e della violenza. Il  servizio di Francesco De Luca, inviato per Fuori dal Coro, nella puntata del 9 ottobre è raccapricciante. Nel documento mandato in onda dal programma di Mario Giordano su Rete4 la troupe è accolta in un quartiere totalmente in mano alle comunità rom. Naturalmente le case sono occupate abusivamente. L’accoglienza è sgradita, ovvio.

Rom contro la troupe di “Fuori dal coro”

“Vuoi che ti minaccio? Vuoi davvero che ti minaccio? Co****ne vai via, vai via! Lo sai che vi faccio in tre secondi? Vi sparo in testa!”. Commento dell’inviato:  “Insulti, minacce, così siamo stati accolti nella zona nord di Torino, dove diverse case popolari sono occupate abusivamente. Chi abita da queste parti da tempo è costretto a convivere con la paura”. Uno dei residenti è stremato: “Si vive male, non è una bella situazione. Rom abusivi, sono loro i padroni qua. Noi zitti, io ho due figli piccoli e se permetti ho paura”. Infatti accetta di essere intervistato con la vocer cmuffata. L’inviato chiede ad un abusivo se ha effettivamente occupato. Risposta inquietante: “Per entrare sì, ho dato un calcio e bùm sono entrato, ora sono qui da tanti anni”. La disinvoltura di certe pratiche abusive è avvilente. Insomma, il metodo Salis fa proseliti.

“Fuori dal coro” ci porta infatti anche a Genova, dove si respira la stessa situazione di intimidazione. L’inviata Chiara Giannini ci porta  al CEP (“Coordinamento di Edilizia Popolare”), nel quartiere di Prà che pullula di occupanti abusivi che confermano e rivendicano spavaldamente l’occupazione. “Questi sono degli abusivi, qui non paga l’affitto nessuno”, dice un inquilino che paga regolarmente il suo affitto. In Liguria sono 7mila le persone in lista d’attesa per avere un tetto- riporta il servizio- . Per cui constatare che circa la metà dei 700 appartamenti a disposizione del Cep è occupata da irregolari fa rabbia. Una signora conferma e insulta la cronista: “Io ho occupato, perché ho lo sfratto, va beh te sei giornalista e con te non ci voglio parlare”.

di: Antonella Ambrosioni @ 18:02


Ott 10 2024

Il Nobel per la Letteratura (a sorpresa) alla sudcoreana Han Kang: i suoi libri e l’amore per il greco (video)

La Sud Corea conquista il suo primo Premio Nobel per la Letteratura con Han Kang: 53 anni, 18esima donna insignita del prestigioso alloro dell’Accademia Reale Svedese nella storia ultrasecolare del riconoscimento. Kang ha strappato il titolo di prima sudcoreana battendo un connazionale ben più longevo e dalla lunga fama internazionale, da quasi un ventennio candidato al Nobel: il poeta, scrittore, saggista, autore teatrale e pittore Ko Un, 91 anni.  Gli accademici di Svezia hanno motivato il premio “per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana”. I rumors non sono s confermati: si puntava su donna extraeuropea, ma Han Kang non era la favorita.

Nobel per la Letteratura: chi è Han Kang

Nata a Gwangju il 27 novembre 1970, figlia dello scrittore Han Seungwon, ha vinto il Yi Sang Literary Award come il padre. In Italia i suoi romanzi sono pubblicati da Adelphi. Tra i suoi libri “La vegetariana”, vincitore del Man International Booker Prize nel 2016; Atti umani” (2017), “Convalescenza” (2019) e “L’ora di greco” (2023). Tra gli altri riconoscimenti ricevuti, spicca il Premio Malaparte che è stato consegnato a Kang il 1° ottobre 2017 a Capri: lì  aveva presentato “Atti umani”, allora in uscita in traduzione italiana, con la giuria presieduta da Raffaele La Capria. Ispirato a un episodio di rivolta urbana realmente avvenuto nella Corea del Sud nel maggio 1980, “Atti umani” è un lungo dialogo tra i vivi e i morti su una carneficina mai veramente narrata in Occidente.

La scrittrice sudcoreana è salita alla ribalta mondiale nel 2016 quando, contro ogni pronostico, vinse il Man Booker International Prize:  prestigioso premio riservato ai romanzi pubblicati in lingua inglese. Battè  in finale “La storia della bambina perduta” di Elena Ferrante e “La stranezza che ho nella testa” del premio Nobel turco Orhan Pamuk. “La vegetariana” racconta la storia di una donna che, a causa della sua scelta alimentare, si imbatte in conseguenze disastrose. Dopo gli studi all’Università Yonsei di Seul in letteratura coreana, Han Kang esordì con una raccolta poetica nel 1993, “Winter in Seoul” (1993). L’anno successivo uscìil suo primo romanzo, “Red Anchor”, al quale ne seguiranno altri sei. Dal 2013 insegna scrittura creativa al Seoul Institute of the Arts. Han Kang si è trasferita con la famiglia a Seul, dove vive tuttora, all’età di 9 anni: pochi mesi prima del massacro dl maggio del 1980, da lei poi narrato in “Atti umani”.

“L’ora di greco”

L’empatia fisica di Han Kang per le storie di vita estrema è rafforzata dal suo stile metaforico sempre più carico. “L’ora di greco” (2011) è un bel libro: un ritratto accattivante di una relazione straordinaria tra due individui vulnerabili. Una giovane donna che, in seguito a una serie di esperienze traumatiche, ha perso il potere della parola si mette in contatto con il suo insegnante di greco antico. Che a sua volta sta perdendo la vista. Dai rispettivi difetti si sviluppa una fragile storia d’amore. Il libro è una bellissima meditazione sulla perdita, sull’intimità e sulle condizioni ultime del linguaggio.

Chi legge deve farsi strada attraverso un testo a tratti poetico, scrisse la critica letteraria, silvia annavini, sul sito La Balena bianca. Le lingue antiche come strumento di conoscenza valido per sempre. “Soprattutto se si tratta di una di quelle lingue che, a torto o ragione, definiamo “morte”, come il greco. L’ostinazione dell’uomo a voler insegnare il greco in Corea del Sud; e l’abnegazione della donna a volerlo apprendere nonostante la propria afasia, esprime il significato della ricerca personale dei due personaggi”. “Le lingue antiche configurandosi come impalcature meno ordinate e rigide: sembrano prestarsi alla necessità di una semplificazione: a quella funzione quasi infantile del linguaggio inteso come autoregolazione emotiva. Una prova narrativa molto profonda: con L’ora di greco l’autrice premio Nobel cercava  di stabilire un dialogo tra Oriente e Occidente: il greco come culla della cultura occidentale e, contemporaneamente, sponda verso un oriente che tenta di apparire sempre meno lontano.

Gli eterni sconfitti del Nobel, dalla Maraini alla Tamaro

In cima alla lista delle scommesse si puntava sulla cinese Can Xue, seguita dall’australiano Gerald Murnane e dal suo connazionale Alexis Wright (l’Australia non riceve il Nobel dal 1973, quando l’ottenne Patrick White). E ancora una volta si corrobora l’elenco degli eterni candidati al Nobel che sembrano sempre sul punto di vincerlo: a partire dal giapponese Hruki Murakami, il cui nome circola dal 2014; e poi dall’americano-antiguana Jamaica Kincaid, dal rumeno Mircea Cartarescu; dalla dissidente russa Lyudmila Ulitskaya, dalle canadesi Anne Carson e Margaret Atwood; dalla statunitense Joyce Carol Oates, dall’argentino César Aira; dalll’ungherese Laszlo Krasznahorkai; fino ai francesi Michel Houllebecq e Pierre Michon, all’angloindiano Salman Rushdie (candidato da 1989); e allo statunitense Thomas Pynchon. L’Italia, che ha vinto l’ultima volta a sorpresa nel 1997 con “il giullare” di “Mistero buffo” Dario Fo, sembra in corsa da tempo con Dacia Maraini, Claudio Magris e Susanna Tamaro.

di: Antonella Ambrosioni @ 15:26


Ott 10 2024

L’uragano Milton scatena 27 tornado: Florida al buio, molte vittime. L’incredibile salvataggio di un cane (video)

Danni, vittime, l’energia interrotta. Continuano ad arrivare notizie pessime dalla Florida, dove questa notte l’uragano Milton si è abbattuto,  intorno alle 2.30 ora italiana, toccando terra a Siesta Key, a sud della baia di Tampa. Le autorità hanno confermato il formarsi di almeno 19 tornado che hanno distrutto impianti e case in diverse contee. Sono quasi tre milioni di utenti sono rimasti senza corrente. Chi sta tentando di allontanarsi dalle zone evacuate, chi ha trovato riparo nelle palestre adibite a rifugi. Impressionanti i danni: stadi scoperchiati, gru abbattute dal vento, le case sono state rase al suolo come se un peso fosse caduto dal cielo, raccontano alcuni residenti ai giornali locali. Più di un quarto delle connessioni energetiche monitorate dal sito sono attualmente fuori uso, commenta l’emittente tv statunitense. Tra le aree più colpite ci sono le contee costiere, tra cui Pinellas, Hillsborough, Manatee e Sarasota, nonché la contea interna di Hardee, dove quasi tutti le 9.600 utenze monitorate sono fuori uso. Le autorità hanno avvertito che i blackout potrebbero durare settimane. Nel corso della lunga notte Milton ha causato almeno 27 tornado.

Uragano Milton, “diverse” vittime ma il bilancio è provvisorio

Impossibile, al momento, stilare un bilancio dei danni e delle vittime. Si parla di 27 morti, ma il numero non è ufficiale. La contea di St. Lucie, sulla costa orientale della Florida, ha confermato che quattro persone sono morte dopo che due tornado si sono abbattuti sulla zona prima dell’arrivo dell’uragano Milton. “I primi soccorritori e i servizi d’emergenza sono al lavoro nella zona”, ha aggiunto l’ufficio stampa della contea.

Nelle ore precedenti all’arrivo dell’uragano Milton sulla Florida, gli agenti della Florida Highway Patrol hanno messo a segno un incredibile salvataggio di un cane lasciato legato a uno steccato a Tampa. In un video si vede un agente scendere dalla sua auto di pattuglia e avvicinarsi al cane, forse un Dogo argentino, bloccato in una zona allagata, con l’acqua che gli arriva fino al petto. Gli agenti lo hanno prima tranquillizzato e poi sono riusciti a imbrigliarlo e a portarlo in salco da un veterinario.

I video dei danni causati dall’uragano

di: Luca Maurelli @ 15:16


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