Doppio colpo alle organizzazioni criminali che gestiscono lo spaccio di droga in Italia: tanto a Bologna quanto a Sondrio la polizia di Stato ha messo a segno numerosi arresti, con il sequestro di ingenti quantitativi di diversi tipi di stupefacente.
L’operazione anti droga di Bologna: sgominata la banda che gestiva la piazza del centro storico
In particolare, a Bologna gli agenti, coordinati dalla Dda, hanno eseguito 44 misure cautelari a carico di un’organizzazione criminale, composta da tunisini, italiani, albanesi e pachistani, la cui piazza di spaccio della droga era il centro storico della città. L’organizzazione cedeva quotidianamente centinaia di dosi di cocaina ed eroina. All’operazione hanno preso parte oltre 400 poliziotti, fra i quali investigatori delle squadre mobili ed equipaggi dei reparti prevenzione crimine, contingenti del reparto mobile, unità cinofile antidroga, reparto volo e personale della polizia scientifica.
Accertate migliaia di cessioni di cocaina ed eroina: 44 arresti
Le indagini hanno accertato anche una violenta aggressione del gruppo tunisino nei confronti di un loro connazionale per indurlo a spacciare per conto dell’organizzazione. Sono state accertate oltre 5mila cessioni di cocaina e 1.500 cessioni di eroina. Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati 3 kg di cocaina, 1 kg di eroina, 6 kg di hashish, 1.500 dosi di stupefacente e 30.000 euro in contanti. Le persone arrestate in flagranza di reato sono state 36.
Piantedosi: “Un altro duro colpo inflitto alle organizzazioni criminali”
“L’ennesimo importante risultato ottenuto dalle nostre Forze di polizia che stanno infliggendo ogni giorno duri colpi alle organizzazioni criminali”, ha scritto su X il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Congratulazioni alla Questura di Bologna e alla Dda sono arrivate anche dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore. “La criminalità a Bologna va sradicata e serve la collaborazione di tutti. Non è il primo intervento di questo tipo e serve continuare. Sempre al fianco delle forze dell’ordine e della magistratura che ringraziamo per il loro lavoro”, ha detto il primo cittadino.
Molteni: “Lo Stato non fa passi indietro nei confronti di spacciatori e trafficanti”
Ugualmente, complimenti sono giunti alla Polizia di Sondrio per l’operazione che ha consentito di sgominare una gruppo criminale attivo in Valtellina. “Lo Stato non fa passi indietro nei confronti di spacciatori e trafficanti. Nessuna tolleranza verso i venditori di morte”, ha commentato il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni.
A Sondrio la droga pure sulle piste della Valtellina e madri con neonati usate come pusher
Nello specifico l’operazione in Valtellina ha portato a 12 misure cautelari tra Livigno, Torino e Rimini a carico di altrettanti soggetti di nazionalità albanese, italiana e dominicana, dei quali 6 sono finiti in carcere, 5 ai domiciliari ed uno è stato sottoposto ad obbligo di dimora, con l’accusa di aver trasportato e venduto a Livigno notevoli quantità di cocaina destinata a turisti e consumatori locali. Gli arrestati erano in collegamento, tramite un latitante ricercato per omicidio, con la potente mafia di Scutari, attratta dalle prospettive economiche offerte da Livigno. Dalle indagini è emersa una particolare spregiudicatezza del gruppo criminale, che spacciava anche sulle piste da sci, si serviva anche di donne che vendevano la droga in presenza dei figli neonati e i cui vertici si vantavano pubblicamente sui social media, condividendo immagini che mostravano armi d’assalto e denaro proveniente dallo spaccio.
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L’attività investigativa, iniziata ad aprile 2023, si è concentrata nel comune di Livigno, dove diverse famiglie albanesi, insospettabili, ma in realtà legate ad un latitante ricercato per omicidio, appartenente ad un clan mafioso di Scutari (Albania), hanno posto in essere un fiorente commercio di cocaina, servendosi di spacciatori locali e stranieri. I membri delle famiglie albanesi di Livigno, così come gli spacciatori locali e stranieri a loro asserviti, sono risultati tutti bene inseriti nel tessuto socio-economico di Livigno, poiché svolgono professioni, anche ben retribuite, sia a Livigno che in Svizzera. A causa di queste apparenti condizioni di legalità, l’attività investigativa si è rivelata lunga e complessa: sono stati necessari numerosi e impegnativi servizi di osservazione e pedinamento, insieme anche ad intercettazioni telematiche, ambientali e telefoniche.
L’organizzazione del rifornimento della cocaina è stata gestita da un latitante albanese di 26 anni il quale, in virtù della sua rete di relazioni strettamente legate alla mafia albanese, è riuscito, anche durante la latitanza, ad attivare canali di rifornimento di cocaina, ramificati in Italia e in Europa. Si è infatti constatato che la droga ordinata proveniva dalla zona della Brianza, da Torino e da Bruxelles. I viaggi dello stupefacente fino a Livigno, dunque, sono avvenuti sempre sotto il costante controllo di personaggi albanesi, utilizzatori di fittizie utenze straniere spagnole, francesi, olandesi ed albanesi.
Lo schema del rifornimento di stupefacente si è basato su tecniche criminali ben consolidate e la cautela estrema osservata nelle operazioni ha reso estremamente difficile la captazione di colloqui utili e la loro interpretazione, compresi i casi di conversazioni dal vivo. E’ stata accertata, inoltre, la maniacale attenzione nelle fasi precedenti e contestuali alla consegna della droga ed espedienti di estrema raffinatezza per tenere ben nascosta e protetta la figura centrale del latitante.
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