Vent’anni fa volava via il Pirata. In ricordo di Marco Pantani, fragile eroe delle Alpi più di Annibale
A volte c’è chi paga per tutti e chi incassa per tutti soleva dire “ Il Pirata”. E lui, straordinario campione, ha pagato da innocente il prezzo di un ciclismo ipocrita e farisaico che faceva fatica ad accettare una cosa e cioè che Marco Pantani, esaurita la fase di Indurain, era il più forte di tutti. Fu in quella giornata triste del 1999, mentre si apprestava a rivincere su una gamba sola il Giro d’Italia e a rifare l’accoppiata con il Tour, il 5 giugno, che gli trovarono l’ematocrito a 51. Superiore di quasi due punti, mentre la sera prima era a 48. E così le piastrine, sempre in regola nelle continue analisi cui veniva sottoposto. Ma non ci fu nulla da fare. Il furore ideologico lo dipinse come dopato.
Aveva appena 25 anni Marco. Nessuno, nemmeno Indurain, nemmeno il “cannibale”, Eddy Merckx, era più forte di lui in salita. Lo erano nettamente a cronometro e nelle classiche individuali ma la salita era il regno di Pantani. Come Dmitriji Karamazov ma senza avere ucciso il padre, Pantani era il colpevole ma il più innocente. 46 vittorie, soprattutto l’accoppiata Giro -Tour del 98 che sarebbe stata replicata certamente l’anno successivo e che riuscì solo ad altri cinque fuoriclasse. Il suo scatto in salita era qualcosa di fenomenale, l’avanzata degli déi wagneriani quando la pendenza sembrava impossibile.
Quel giugno del 1999 a Madonna di Campiglio lo uccisero. Lo stigma del dopato, l’abbandono degli sponsor, la fuga degli amici che in Italia, diceva Flaiano, accorrono tutti nel momento del bisogno (loro). Quel ciclismo che emise su di lui la fatwa avrebbe consentito a Lance Armstrong di vincere sette Tour truccati prima di essere scoperto. 33 anni dopo Gimondi e 15 prima di Nibali, il Pirata aveva riportato la maglia gialla in Italia. E ne avrebbe collezionato chissà quante senza quello stop che ancora oggi puzza di malversazione.
Nel febbraio di cinque anni dopo lo avrebbero trovato morto in una stanza di albergo. Versione ufficiale: cocktail di droghe e psicofarmaci. Ma anche su quella morte, avvenuta a soli 30 anni, non tutto è stato chiarito. E non tutto sembra naturale, tra chi lancia ipotesi diverse in un Paese in cui il complotto è una tesi dominante. Alzarsi sui pedali sul Tourmalet in quel modo lì non era una cosa umana. Sembrava che fosse in discesa tanto era naturale il movimento.
Come Fragilidad, bellissimo pezzo di Sting in portoghese, Marco Pantani è volato via tra congiure e abbandoni. Quando morì, il Dio dello sport, Maradona, pianse pensando alla solitudine dell’amico, ignaro che il destino gli avrebbe riservato la stessa sorte. Era l’eroe delle Alpi, più ancora di Annibale, e come un elefante leggiadro scrisse la storia. Vivendo solo un giorno come le rose.