Riforme, sul voto ai 18enni per il Senato arriva il terzo “ok” : 405 i favorevoli, solo 5 i contrari
Secondo via libera dell’aula della Camera (terzo in totale) alla proposta di legge costituzionale che abbassa l’elettorato attivo per il Senato a 18 anni dagli attuali 25, uniformandolo a quello della Camera. Il testo, che modifica l’art. 58 della Costituzione, ha ricevuto 405 voti a favore, cinque contrari e sei astenuti. Ora passa al Senato per la seconda e definitiva approvazione. Per il dem Stefano Ceccanti, relatore del provvedimento con la grillina Corneli, «il voto di oggi è importante per due motivi». In primo luogo, spiega, perché estende «i diritti politici ad almeno 3 milioni e settecentomila cittadini maggiorenni».
Manca solo il “sì” definitivo del Senato
Il secondo motivo è destinato politicamente ad incidere in maniera più diretta. Ceccanti lo definisce perché «di razionalizzazione». E questo perché renderà «pressoché impossibile» eleggere «maggioranze diverse in due Camere che danno entrambe la fiducia al governo». Più fedele alla retorica dell‘inclusione si rivela invece Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera. Anche lei parla di «grande rilievo istituzionale» con riferimento all’abbassamento del voto ai 18enni per il Senato. «È un rafforzamento della nostra democrazia – sostiene – perché va a creare un legame nuovo tra queste generazioni e le istituzioni repubblicane. Differenziare – conclude – non può significare discriminare».
Di Maio: «Estendere l’abbassamento all’elettorato passivo»
Tradotto, è un bel vaffa indirizzato ai Padri Costituenti. Furono loro ad introdurre una diversa soglia anagrafica per l’elettorato attivo di Camera e Senato. Lo fecero per mitigare il bicameralismo paritario. Ora la Serracchiani ci informa che si trattava di una discriminazione. Altri fiumi di retorica, questa volta giovanilistica, scorrono nelle dichiarazioni dei grillini. Illuminante, in tal senso, è la prosa di Vittoria Baldino, capogruppo commissione Affari costituzionali. «Dopo mesi di stallo politico dovuto ai capricci degli adulti – dice – oggi le riforme ripartono dall’ambiente e dei giovani». Ma Luigi Di Maio scavalca tutti. «Non consentire a chi ha 25 anni di sedere tra i banchi del Senato (attualmente ne occorrono 40, ndr) è un errore».