Meloni: «Assistiamo a un bieco gioco di poltrone. Il mandato a Fico è una scelta solo politica»

31 Gen 2021 11:17 - di Ginevra Sorrentino
Meloni su Fico

Giorgia Meloni a tutto tondo: il mandato esplorativo a Fico? «Mi pare che si sia trattato di una scelta politica, da parte del capo dello Stato, che ha un ampio ventaglio di possibilità. Incluso lo scioglimento delle Camere previsto dall’articolo 88 della Costituzione». Lo ha detto Giorgia Meloni intervistata da Repubblica, con la chiarezza e la coerenza che da sempre contraddistingue ogni sua dichiarazione. La stessa linearità con cui, sempre a Repubblica, la leader di Fratelli d’Italia ha ribadito il no al Conte ter e la necessità di andare al voto come unica via d’uscita dalla crisi. «Questo Parlamento non ha i numeri per una soluzione efficace – spiega, infatti, a stretto giro la Meloni –. Come dimostra la storia dell’ultimo anno. E se si può fare un governo, sarà perfino più debole di quelli passati, indipendentemente da chi esplori».

Meloni a “Repubblica”: «Il mandato a Fico? Una scelta politica»

Già, e su chi esplora, eccepire è quasi doveroso. A partire da quanto Giorgia Meloni rileva e sottolinea a riguardo nell’intervista a Repubblica. «Noi avevamo fatto il nome della seconda carica dello Stato, la presidente del Senato». Una scelta evidentemente “disfunzionale” al tentativo di ricomporre la “vecchia” maggioranza. Tanto che sul punto, la leader di FdI commenta: «Se l’obiettivo è rimettere insieme Renzi, il Pd, M5s e Leu», la presidente Casellati non sarebbe stata “funzionale”. «Ecco perché – ribadisce la Meloni – è stata una scelta politica». E visto che tutto predispone al Conte ter, se finisse così, chiede l’intervistatore, «voi restate alla finestra»? «Gli italiani restano alla finestra, attoniti», replica la numero uno di FdI. Che poi aggiunge: «Rifare lo stesso governo dopo aver perso due mesi in liti. Trattative. Compravendite. Un bieco gioco di palazzo e di poltrone. Poi mi pare che i tempi siano sempre più lunghi e l’Italia non se lo può permettere»…

Meloni, crisi e consultazioni di Fico: tempi lunghi e angusti spazi di manovra

Tempi lunghi e angusti spazi di manovra. Anche su questo Giorgia Meloni dimostra di avere le idee chiare. Sia sul pregresso che sulle prospettive all’orizzonte. «Beh, Renzi la crisi l’ha aperta un mese fa. Addirittura da dicembre già minacciava. Dico sommessamente che in due mesi avremmo già votato e avremmo avuto un governo stabile e serio per cinque anni. Ora francamente, i quattro giorni che si è concesso il presidente Fico per consultare quattro partiti di maggioranza sono un po’ tanti. Soprattutto se commisurati all’emergenza che stiamo affrontando. E alle due settimane che ha impiegato Conte nel vano tentativo di riconquistare una maggioranza con la compravendita di senatori». Già, perché di quello si è trattato. E quando il giornalista di Repubblica sottolinea in rosso-politically correct il termine, la Meloni precisa: «Lo vogliamo chiamare mercato delle vacche? E l’utilizzo degli uffici di Palazzo Chigi con questo obiettivo è stato scandaloso. Un tema che abbiamo posto nei colloqui istituzionali di questi giorni».

«Nessuna apertura a ipotesi istituzionali o come le si voglia chiamare»

Colloqui ripresi in mattinata a Montecitorio. Dove, nella sala della Regina della Camera, il carnet delle consultazioni di Fico al secondo round ripartono dalla delegazione degli Europeisti-Maie-Centro Democratico: il neo gruppo di “responsabili” pro Conte nato al Senato. Si ascoltano e si provvede a improvvisare tutto, insomma, pur di non votare. Anche se, ribadisce una volta di più Giorgia Meloni, «non mi pare, dai nostri colloqui, che il presidente Mattarella abbia escluso il voto». Al momento, però, si segue la via maestra dell’esplorazione di “altri” percorsi. Rispetto ai quali, la domanda di Repubblica torna indietro, al messaggio letto a fine incontro da Salvini. Una dichiarazione che, ipotizza il giornalista, è sembrata un’apertura al governo istituzionale. Ma su cui la presidente di Fratelli d’Italia chiarisce: «Quella frase ha avuto varie interpretazioni. Personalmente la considero una questione di necessario garbo istituzionale. Ovviamente, per rispetto al capo dello Stato, le sue soluzioni andranno vagliate. Ma non esiste alcuna apertura a ipotesi istituzionali o come le si voglia chiamare. Sicuramente non da parte di Fratelli d’Italia».

La sola via maestra per FdI resta quella del voto

Per Giorgia Meloni e il partito da lei guidato, continua a esistere solo la via maestra del voto. Qualunque scorciatoia, come detto e ripetuto da settimane a questa parte, non è da prendere in considerazione. «È la soluzione più responsabile», incalza la Meloni a Repubblica. «E non lo chiediamo perché i sondaggi ci danno al 17 per cento, come dicono alcuni. Lo chiedevamo anche quando FdI era stimato al 3 per cento. C’è qualcuno che non piega le sue rivendicazioni al tornaconto personale. Ma poi, chiedo: quale dovrebbe essere la politica migratoria o quale rapporto dovrebbe avere con l’Europa un governo con tutti dentro? Siamo seri». E più chiaro e coerente di così, non potrebbe essere.

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