Mag 14 2024

Amaro risveglio per Cosenza: 142 arresti per mafia e droga. In strada spacciano anche i bambini

L’isola felice è l’isola che non c’è. Cosenza si sveglia con 142 arresti per mafia e spaccio di stupefacenti e scopre di non essere la città immune dalla criminalità, leggenda piuttosto distante dalla realtà. L’operazione portata avanti dalla direzione distrettuale antimafia ha scoperto un sottobosco, poi nemmeno tanto nascosto, in cui finanche i bambini di undici anni spacciano.
L’operazione recovery individua in Francesco Patitucci, già condannato all’ergastolo e tuttora in regime di 41 bis, il capo assoluto della criminalità cosentina ma va oltre, offrendo uno spaccato che denota un consumo di droga impressionante.
Secondo il procuratore facente funzioni Capomolla, i clan locali intessevano rapporti più che fecondi con le famiglie del reggino, dalle quali ricevevano la droga.
La città, che si appresta alla fusione con l’hinterland per diventare un capoluogo di centomila abitanti, accomuna vecchi delinquenti a colletti bianchi.
Lontani gli anni delle guerre tra clan che mietevano, fino agli inizi degli anni ottanta, tre morti il giorno.
L’affresco di area estranea alla ‘ndrangheta viene smentito dalla magistratura.
In questo anno e mezzo la dotazione di magistrati è aumentata. Ma è aumentata soprattutto, grazie all’impegno del sottosegretario agli interni Wanda Ferro, il numero di poliziotti e carabinieri sulle strade e negli uffici investigativi. Resta l’amaro in bocca per gli sciuscià costretti a vendere cocaina, in una indifferenza che non può che riguardare le istituzioni. C’è un fiume di droga a Cosenza che copre anche il fabbisogno di un’area universitaria importante. E su cui, da tempo, è calato il silenzio.

di: Luca Maurelli @ 16:50


Mag 14 2024

Violenza sulle donne, arriva lo smartwatch collegato ai carabinieri. La procura: lo Stato c’è

Violenza sessuale, a Roma è in arrivo uno smartwatch collegato con la centrale operativa dei carabinieri con il quale le vittime di aggressioni possono inviare una allarme in tempo reale.  Con la firma di un protocollo tecnico tra la procura di Roma e il comando Provinciale Carabinieri, parte nella Capitale il progetto ‘Mobile Angel’, per fornire uno strumento a tutela delle vittime di violenza di genere.

Lo smartwatch anti-violenza collegato con i carabinieri

L’intesa è stata firmata dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, e dal comandante Provinciale dei carabinieri, generale di Brigata Marco Pecci. Il progetto, all’inizio in una fase sperimentale, verrà utilizzato nei casi più delicati. Si tratta di una sorta di smartwatch collegato direttamente alla centrale operativa del Comando Provinciale Carabinieri di Roma. Indossato dalla vittima di atti persecutori o comunque di violenza di genere, può essere attivato direttamente dalla donna che si veda in pericolo ma anche in automatico in caso di aggressione.

Il dispositivo di allarme al polso è dotato di un microfono

Il dispositivo è dotato di un microfono e di un apparecchio per la geolocalizzazione, per rendere l’intervento dei Carabinieri più rapido ed efficace anche qualora la persona aggredita non possa parlare. Attraverso un esame attento di tutti i casi di violenza di genere, di concerto con i magistrati della procura di Roma, i Carabinieri consegneranno alle vittime che verranno individuate di volta in volta il dispositivo di allarme da polso. Che è  connesso con la rete telefonica tramite l’apparato cellulare dell’utente, sempre previo suo consenso.

Lo Voi: vogliamo contrastare e prevenire

“Con questo strumento lo Stato mette in condizione la vittima di violenza di genere di potersi difendere. E comunicare immediatamente con gli inquirenti. Culturalmente sposta sulla vittima il potere di iniziativa. Lo scopo è fornire tutte le soluzioni possibili per contrastare e prevenire questo drammatico fenomeno”. Così il procuratore di Roma Lo Voi durante una conferenza stampa in cui è stato presentato lo strumento anti-violenza.

L’orologio ha un enorme potenziale

“L’orologio ha un enorme potenziale”, ha aggiunto Lo Voi, “tramite una applicazione presente sul telefono o semplicemente per un colpo ricevuto, l’orologio invia il segnale alla Centrale.

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Con il geo-localizzatore la pattuglia più vicina raggiungerà la vittima che sarà, a sua volta, avvisata tramite una vibrazione che i militari sono stati attivati”. ”Lo scopo è preventivo – ha sottolineato – c’è un enorme potenziale nella prevenzione ma anche deterrente. E ci auguriamo possa contribuire ad abbassare i numeri di questo fenomeno drammatico”.

Negli ultimi 6 mesi 470 attivazioni

Nella Capitale, negli ultimi 6 mesi, i Carabinieri hanno gestito con la procura di Roma 470 attivazioni del protocollo “codice rosso”. Nella maggior parte dei casi si tratta di  “maltrattamenti in famiglia” e “atti persecutori”. Hanno arrestato 82 persone (di cui 16 in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare) e denunciato in stato di libertà 322 persone.  “Mobile Angel” è un servizio avviato nella Capitale dalla collaborazione tra Arma dei Carabinieri e Soroptimist International club di Roma, Roma Tre e Roma Tiber, e interamente finanziato dalla Fondazione Lottomatica.

In aumento i procedimenti penali da codice rosso

I procedimenti penali da ‘codice rosso’, quelli di violenza di genere, aperti dalla procura di Roma nel 2023 ’sono 3.737: oltre dieci al giorno. “Le proiezioni dicono che c’è una crescita e che, dal 2024, saranno 4000 l’anno”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini dopo la firma del nuovo protocollo d’intesa siglato tra la procura e il comando provinciale dei carabinieri. “Noi – aggiunge Cascini , abbiamo formulato in 884 casi la richiesta di misura cautelare. In ben 332 casi si è trattato di carcere e per altri 57 di arresti domiciliari”.

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di: Gloria Sabatini @ 15:20


Mag 14 2024

Un anziano “nazista” aggredisce Massini: “Ce l’aveva con me e Fazio perché parliamo male di Hitler”

Insultato e strattonato durante la presentazione della sua versione del ‘Mein Kampf’. Protagonista del fatto lo scrittore Stefano Massini, ospite al Salone del libro di Torino all’indomani della sua partecipazione al programma di Fabio Fazio. “L’uomo che mi ha aggredito, prima verbalmente poi fisicamente, mi ha sentito ieri sera a ‘Che tempo che fa’ – racconta all’Adnkronos – Mentre ero sotto al palco, in attesa di salire sulla piccola pedana, questo tizio, avrà avuto una settantina d’anni, mi è venuto incontro dicendomi ‘Così è facile, andare a sparlare di Hitler senza un contraddittorio’. Si è seduto in prima fila, ha iniziato a borbottare, a dissentire da tutto quello che dicevo, a offendermi con frasi ‘sei un buffone’, ‘sei un comunista’, e poi ‘cosa mi tocca sentire’. Al termine dell’incontro credevo fosse finita lì, e a quel punto me la sarei tenuta per me. E invece, quando sono sceso, mi ha preso per la manica della giacca come per trattenermi, mi ha urlato che ‘facevo schifo’, che io e Fazio dobbiamo smettere di riscrivere la storia, che le cose stanno diversamente da come le ho scritte”.

Massini e l’aggressione nel nome di Hitler: “Non so se denunciare”

“Gli ho detto che eravamo a Torino, nella città di Piero Gobetti, e a quel punto alcuni ragazzi che erano lì a sentirmi hanno fatto una specie di applauso, come a dire al tizio ‘vattene’. Lui però mi è venuto sotto, e, nonostante l’intervento di 6, 7 persone del servizio ordine, mi ha preso per il bavero della giacca. L’aggressione fisica si è concretizzata in un paio di spintoni e di strattonamenti”, dice Massini. Quanto alla eventualità di sporgere una denuncia, “per ora penso di non fare assolutamente niente, anche se me ne ha dette di tutti i colori, e al Salone del libro poi… Al momento non credo di denunciare, è una persona di una certa età… Certo, in molti mi hanno esortato a non minimizzare, ci penseròSicuramente non è stata una cosa gradevole. Mi piacerebbe dire che l’ho trovato poco lucido, ma non è così: uno che usa l’espressione ‘mancanza di contraddittorio’ sembra decisamente lucido”.

di: Luca Maurelli @ 14:19


Mag 14 2024

Lutto in Forza Italia: trovata morta in casa l’esponente veneta Lisa Labbrozzi

Mondo politico veneto in choc per la morte improvvisa di Lisa Labbrozzi. Ingegnere e manager, 39 anni, componente del Consiglio di amministrazione di Contarina, Labbrozzi faceva parte del direttivo provinciale di Forza Italia.

Come ricostruisce il Corriere del Veneto, il padre Carlo Felice, preoccupato dal ritardo dalla figlia, è entrato nella sua abitazione a Casale sul Sile, nel trevigiano e l’ha trovata priva di sensi. Attorno alle 9 la telefonata al 118 ma quando medico e infermieri del Suem 118 sono arrivati non hanno potuto far altro che constatare il decesso della donna.

Lisa Labbrozzi aveva un curriculum degno di una top manager ed era stimatissima: diplomata al Berto di Mogliano e laureata in Ingegneria, faceva parte del direttivo provinciale di Forza Italia e dal 2016 era componente del Consiglio di amministrazione di Contarina. Attualmente ricopriva la posizione di operation manager presso Gde di Bologna, un’azienda leader nella fornitura di materiali edili. La sua carriera comprendeva anche ruoli di rilievo in altre rinomate aziende, come E-Energia e Sital Klima Industries, oltre a una posizione di prestigio nel gruppo Riello.

Il coordinatore provinciale di Forza Italia, Fabio Chies, molto legato alla 39enne, ha annullato, in segno di lutto, tutti gli eventi elettorali previsti nelle prossime ore: proprio ieri sera all’hotel Maggior Consiglio avrebbe dovuto tenersi un appuntamento con la presenza del coordinatore provinciale Flavio Tosi e Cristina Andretta, ex sindaca di Vedelago e candidata alle Europee. «Era una persona straordinaria, una grande professionista che ha sempre dato una mano a tutti. Esprimiamo vicinanza e le nostre condoglianze alla famiglia» ha detto Emanuele Crosato, portavoce del coordinamento provinciale di Forza Italia.

La giovane manager avrebbe compiuto quarant’anni il 17 maggio. Il giorno prima del decesso, Lisa Labbrozzi avrebbe dovuto andare dal notaio per un rogito con cui i genitori le avrebbero ceduto una proprietà in Umbria.

di: Valter @ 12:14


Mag 14 2024

Blitz anti camorra: sequestrata una delle più famose pizzerie di Napoli, la preferita da Clinton

Tra i cinque arrestati all’alba a Napoli per l’inchiesta su camorra e riciclaggio ci sono un anche poliziotto e il direttore di una delle pizzerie più note del centro storico di Napoli. La pizzeria in via dei Tribunali è stata sequestrata dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli nell’ambito di un’indagine antiriciclaggio che riguarda il clan Contini.

Nello specifico, la Guardia di finanza di Napoli, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con la Squadra Mobile della Questura di Napoli, ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali – emessa dal G.I.P. di Napoli, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di cinque persone accusate di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità agevolativa dell’organizzazione camorristica denominata “clan Contini”.

Tre sono finiti in carcere, due ai domiciliari. L’indagine, spiegano gli inquirenti, avrebbe permesso di accertare “l’intestazione fittizia di due società operanti nel settore della ristorazione e panificazione per agevolare il raggiungimento delle finalità illecite del predetto sodalizio e per il sostentamento dei detenuti e delle rispettive famiglie”.

 

L’impresa di ristorazione, operante nel centro storico di Napoli, sarebbe stata acquistata grazie all’apporto

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economico e alla “protezione” fornita da un esponente di spicco del clan, alla cui famiglia sarebbe stata destinata una parte dei relativi proventi anche dopo la sua detenzione conseguente ad una condanna per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Le risultanze investigative e le evidenze acquisite sui social network avrebbero permesso di stabilire che “la società era gestita, di fatto, dal cognato del detenuto, anch’egli gravato da numerosi precedenti penali, il quale si sarebbe poi affrancato dalla joint venture criminale avviando una nuova attività nel campo della panificazione e della vendita di prodotti da forno”, spiegano le Fiamme Gialle.

Qual è la pizzeria sequestrata: famosa per Bill Clinton

Le indagini, corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, avrebbero consentito di appurare anche la fittizia intestazione di un’impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici, che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere con minacce, percosse e intimidazioni, e di sette immobili di pregio siti nel capoluogo partenopeo. Gli indagati avrebbero reimpiegato nelle società di ristorazione e panificazione e nell’acquisto degli indicati beni immobili oltre 412 mila euro in contanti con reiterate operazioni sui conti societari e personali. Profitto illecito che è stato sequestrato, così come le quote delle società, l’impresa individuale e gli immobili oggetto di intestazione fittizia, il tutto per un valore complessivo di oltre 3,5 milioni di euro.

Al poliziotto la Dda di Napoli contesta l’intestazione fittizia di una società esercente l’attività di produzione e vendita di prodotti da forno: avrebbe dato un apporto economico, circa 20mila euro, per avviare il panificio oggi sequestrato dai finanzieri del Gico e avrebbe aiutato a risolvere tutte le questioni amministrative inerenti ai permessi e alle autorizzazioni per l’avvio dell’attività. Inoltre è risultato uno dei gestori occulti del panificio.

“Dal presidente”, una delle più note pizzerie di Napoli, chiamata così perché aperta dal pizzaiolo che preparò la pizza all’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, si trova in uno dei due decumani del capoluogo partenopeo, meta turistica tra le più frequentate in città. Il valore dei beni sequestrati dai finanzieri ammonta a circa 3,5 milioni di euro.

 

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di: Valter @ 11:31


Mag 14 2024

Stupro nel centro di Bologna: fermato un tunisino. È un irregolare sbarcato in Sicilia nel 2023

I carabinieri di Bologna hanno arrestato un 25enne tunisino per violenza sessuale e tentata rapina ai danni di una quarantenne del posto. È accaduto alle 22.30 di sabato scorso, quando i militari hanno ricevuto una chiamata da parte di una persona che chiedeva aiuto per una donna violentata al Parco della Montagnola, a pochi metri dalla stazione centrale.

Una volta arrivati nell’area, i carabinieri hanno trovato la donna in stato di forte agitazione e un ragazzo si stava sistemando i pantaloni sporchi di terra. Secondo quanto riferito dai carabinieri, l’uomo, identificato la prima volta in Italia all’hotspot di Porto Empedocle a settembre 2023, avrebbe origini tunisine e sarebbe disoccupato, senza permesso di soggiorno.

La donna è stata abusata due volte senza protezione

La donna, di circa 40 anni, avrebbe riferito ai militari di essere stata violentata dall’uomo che si stava rivestendo. Ricostruendo la dinamica dei fatti, attraverso le testimonianze rese dal cittadino che ha chiamato il 112 e dalla vittima, i carabinieri hanno accertato che prima del loro arrivo, il presunto responsabile si è avvicinato alla donna, seduta sulla scalinata del parco, proponendole circa 30 euro per avere un rapporto orale. La donna ha accettato l’offerta e i due si sono appartati in una zona buia. Al termine del rapporto, però il 25enne, invece di andare via, ha bloccato la donna con la forza e dopo averle strappato gli indumenti intimi, l’ha violentata due volte senza protezione, indifferente alle urla della stessa che chiedeva aiuto.

Il tunisino arrestato a Bologna è un 25enne irregolare

Il migrante ha anche tentato di rapinarla, ma non ci è riuscito perché sono intervenuti i carabinieri. Soccorsa dai sanitari del 118, la vittima è stata trasportata al Pronto soccorso ostetrico ginecologico dell’ospedale Maggiore. Su disposizione della Procura della Repubblica di Bologna che ha attivato il “codice rosso” per tutelare la vittima, il 25enne tunisino arrestato dai Carabinieri, è stato trasferito presso la Casa circondariale Rocco D’amato di Bologna.

di: Valter @ 09:20


Mag 13 2024

Il Viminale annuncia una “particolare attenzione” alle infiltrazioni pro-Palestina negli Atenei

Particolare attenzione a impedire che persone estranee al mondo universitario possano infiltrarsi nelle manifestazioni al solo scopo di strumentalizzare il dissenso, alimentando forme di violenza che, per loro natura, sono incompatibili con la libera manifestazione del pensiero. E’ quanto stabilito nel corso del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che si è svolto questo pomeriggio al Viminale, presieduto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, alla presenza del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Al vertice hanno partecipato il vicepresidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Francesco Bonini, i vertici delle Forze di polizia e delle agenzie di informazione e sicurezza.

Il monitoraggio del Viminale sulle infiltrazioni pro-Palestina negli Atenei

È stato effettuato un attento monitoraggio delle numerose manifestazioni che, dopo la crisi in Medio Oriente, stanno interessando gli atenei italiani, e nel corso delle quali solo in un numero limitato di casi si sono registrate criticità. Durante l’incontro è stata evidenziata anche la proficua collaborazione tra rettori e rappresentanti delle forze dell’ordine, grazie alla quale è stato possibile limitare le tensioni. Anche alla luce di quanto finora emerso, è stata inoltre condivisa la necessità di proseguire con le efficaci attività di mediazione da parte dei responsabili delle università e delle forze di polizia per prevenire ripercussioni sull’ordine pubblico.

di: Luca Maurelli @ 21:09


Mag 13 2024

Fedez indagato per la “spedizione punitiva” contro il personal trainer Cristiano Iovino

La procura di Milano ha iscritto Fedez, all’anagrafe Federico Lucia, per rissa, lesioni e percosse in concorso, nel fascicolo che riguarda l’episodio che avrebbe visto come vittima il personal trainer Cristiano Iovino, aggredito nella notte tra il 21 e il 22 aprile scorso davanti alla sua abitazione, dopo una lite in una discoteca in zona corso Como. I motivi della rissa, che avrebbero coinvolto il cantante e marito dell’influencer Chiara Ferragni, non sono ancora chiari. Da quanto si apprende i denunciati sarebbero 5-6, alcuni non ancora identificati.

Fedez: “Io non c’ero, dalla telecamera non si vede niente”

“Io non c’ero. E dalla telecamera non si vede niente”, aveva detto Fedez soltanto ieri a La Stampa online, prima di intervenire al Salone del Libro di Torino, in merito al caso del pestaggio del personal trainer.

“Si parla di 9 persone che hanno massacrato una persona, tutti ultras del Milan“, si leggeva nella ricostruzione del cantante pubblicata sul sito del quotidiano torinese. “La persona viene aggredita, arriva l’ambulanza ma non viene portata in ospedale. Tutti parlano di un massacro, ma se questa persona non è stata portata in ospedale non c’è un referto medico e non ha denunciato, di cosa stiamo a parlare? Oltretutto poco dopo è andato a ballare a Ibiza … Se non ci fosse il mio nome in mezzo non ci sarebbe la notizia”, ha concluso.

di: Luca Maurelli @ 20:17


Mag 13 2024

Era falso il furto del cellulare a Rovazzi: uno stupido spot al suo ultimo album… (video)

Il furto del cellulare di Fabio Rovazzi durante una diretta Instagram in centro a Milano, divenuto subito virale, era un ‘falso’, una trovata di marketing per lanciare il ‘Maranza’, nuovo brano realizzato con Il Pagante, in uscita dal 15 maggio su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica dal 17 maggio.

Il falso furto del cellulare di Fabio Rovazzi

Nel brano, con un mix di provocazione e divertimento, sullo sfondo della Madonnina, Il Pagante, duo milanese composto da Roberta Branchini e Eddy Veerus, e Rovazzi immortalano il ritratto fedelissimo e dissacrante del ‘Maranza’ (o ‘tamarro’ o ‘zarro’), sciorinando nota dopo nota i codici estetici e comportamentali di quello che, da fenomeno prettamente milanese, ha scavallato i confini della città per arrivare dappertutto a colpi di borselli griffati, orologi di valore, tute acetate, collane in bella vista e drill nelle cuffie.

Una trovata pubblicitaria che sui social non ha incontrato il favore dei fans. “Annunciare, come ha fatto Fabio Rovazzi, durante una diretta Instagram in centro a Milano, il furto – rivelatosi poi falso – del proprio cellulare è un “errore di responsabilità” che nessun cittadino dovrebbe commettere, dice il sociologo delle comunicazione Mario Morcellini parlando con l’AdnKronos: “Il nostro è un Paese in cui il solco tra ciò che è possibile fare e ciò che viene fatto si sta progressivamente erodendo”. “Intanto – dice lo studioso – dal punto di vista strettamente normativo il procurato allarme è, in ogni caso, un danno di cui qualcuno potrebbe chiedere conto a Rovazzi in un paese in cui c’è l’obbligatorietà dell’azione penale”. Secondo lo studioso “non si usa l’allarme perché, una volta attivato, provoca dolore e iper tensione. Quindi – ribadisce – è un errore di responsabilità. Direi che forse il guaio è quello di dedicare a questo caso attenzione mediatica. Nel senso che – ribadisce – secondo me il cantante ha ideato questa trovata per ottenere tale attenzione. Per questo la migliore ricompensa sarebbe tacere”, conclude.

 

 

 

di: Luca Maurelli @ 19:42


Mag 13 2024

Vandalizzata la tomba di Enrico Berlinguer, la figlia Bianca: atto vigliacco e ignobile. È la seconda volta in un mese

La tomba di Enrico Berlinguer vandalizzata due volte nell’ultimo mese: la denuncia arriva dalla stessa Bianca Berlinguer, ed è una notizia che lascia sgomenti e suscita indignazione. Sui suoi profili social la giornalista tv scrive: «Nei quarant’anni dalla morte di papà la sua tomba è sempre stata piena di fiori portati da tante persone che si sono fermate per un pensiero e un omaggio. E questo è sempre stato per noi figli un grande conforto. Nell’ultimo mese la tomba è stata per due volte vandalizzata da qualcuno (una o più persone): vasi distrutti, fiori buttati e aiuole calpestate. Un atto vigliacco e ignobile». È

Vandalizzata la tomba di Enrico Berlinguer

Un oltraggio che al deprecabile atto vandalico aggiunge lo sfregio alla memoria di una delle personalità politiche da sempre rispettata e stimata anche dagli avversari politici. Sia durante gli anni in cui il leader del partito comunista italiano è stato in campo e in primo piano sulla scena politica nazionale. Sia dopo la sua scomparsa nel 1984. Basti pensare, se mai ci fosse bisogno di ricordarlo, che al suo funerale parteciparono circa un milione e mezzo di persone. Una partecipazione paragonabile solo a quella registrata in Italia con l’addio a Papa Giovanni Paolo II. Non solo: come moltissimi sanno già, tra i presenti alle esequie di Berlinguer non volle mancare l’allora leader del Movimento Sociale Italiano (Msi), Giorgio Almirante.

La figlia Bianca denuncia: è la seconda volta in un mese

Un rispetto, quello sempre dimostrato dagli stessi avversari politici di Berlinguer, tributato a uno tra i protagonisti della storia politica e sociale del Novecento italiano, e alla sua memoria e che da sempre non ha mai mancato di manifestarsi in gesti concreti. Gli ultimi due momenti in ordine di tempo che lo confermano, sono rappresentati allora dalla visita della premier Giorgia Meloni – accompagnata dall’ex tesoriere del Pds Ugo Sposetti – nello scorso mese di febbraio, alla mostra su Berlinguer organizzata a Roma dall’associazione che porta il suo nome.

Il rispetto degli avversari per Enrico Berlinguer: Almirante ai funerali, la Meloni alla mostra sul dirigente Pci

La premier in quell’occasione ha visitato le cinque sezioni tematiche della mostra, fermandosi ad osservare manifesti, fotografie, pubblicazioni e video che ripercorrevano la storia del segretario, militante e dirigente del Partito Comunista Italiano. Ha poi lasciato la sua personale dedica sul libro dei visitatori: «Il racconto di una storia, politica. E la politica è l’unica possibile soluzione ai problemi». Firmato, Giorgia Meloni. In qualche modo, ha replicato lo storico omaggio di Almirante che si recò alla camera ardente di Berlinguer in Via delle Botteghe Oscure lasciando tutti di stucco.

La bella lezione impartita ai cattivi maestri con l’intervista a Pescara di Bianca Berlinguer a Ignazio La Russa

E ancora, solo alla fine di aprile, la partecipazione dalla kermesse di Fratelli d’Italia a Pescara di Bianca Berlinguer, destinataria di una standing ovation alla memoria dell’illustre genitore. In quell’occasione, come abbiamo riportato già scrivendo della kermesse pescarese, l’intervista di Bianca Berlinguer a Ignazio La Russa alla conferenza di FdI a Pescara, è diventata una bella lezione impartita ai cattivi maestri. Una lezione che, come ha sottolineato lo stesso presidente del Senato dal palco condiviso con Bianca Berlinguer, ha rappresentato anche «la coerente continuazione dell’omaggio che il capo della destra rese a Enrico Berlinguer nel giorno della sua scomparsa».

In basso il post di denuncia di Bianca Berlinguer dal suo profilo Facebook

di: Priscilla Del Ninno @ 18:51


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