Spagna, la Ayuso (Ppe) attacca Sanchez: «Per governare svende la nazione ai separatisti»
Un vero rompicapo il dopo-elezioni in Spagna. Tanto il Partito Popolare di Alberto Nunez Feijoo quanto quello socialista (Psoe) di Pedro Sanchez sono lontani da quella “quota 176” che indica la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari. Il primo è il vero vincitore del voto di domenica scorsa, ma l’arretramento elettorale del potenziale alleato Vox, guidato da Santiago Abascal, gli impedisce di tagliare il traguardo del governo. È il motivo per cui Feijoo non esclude un ritorno alle urne entro il 2023. Una prospettiva che atterrisce Sanchez e compagni. Non è un caso che parallelamente alle manovre per verificare l’esistenza di margini per la formazione di un nuovo governo, la stampa progressista abbia cominciato a seminare zizzania tra gli avversari.
La donna forte del Ppe smentisce di voler sostituire Feijoo
Nasce così la voce di una rivalità tra Isabel Diaz Ayuso, presidente della Comunità di Madrid, anche lei del Ppe, e lo stesso Feijoo. Rivalità prontamente smentita dalla diretta interessata che ha categoricamente escluso ogni ipotesi di cambio della guardia al vertice del partito. «In una anno – ha detto – Feijoo è riuscito a far diventare praticamente blu la mappa del Paese. Ha il pieno appoggio del Partito popolare di Madrid». Per la leader della capitale, Feijoo «ha il diritto e il dovere di cercare alternative al progetto di Sanchez di distruggere la Spagna». La Ayuso è infatti convinta che l’attuale premier socialista abbia già stipulato un «patto» con il leader indipendentista catalano Carles Puigdemont per perpetrare «un altro tradimento» nei confronti della Spagna.
Sanchez tratterà con gli indipendentisti catalani
Vero o falso, si vedrà. È tuttavia un fatto che, informa El Paìs, i due partiti indipendentisti catalani Esquerra Republicana (Erc) e Junts andranno a trattare unitariamente con Sanchez per chiedere «l’autodeterminazione e l’amnistia». Una richiesta che però per il Psoe rappresenta una linea rossa. Problemi, del resto, non mancano neppure tra gli indipendentisti. Entrambi i partiti sono reduci da forti tensioni che nell’ottobre scorso hanno portato alla rottura della coalizione del governo catalano, con la fuoriuscita di Junts, la formazione di cui è capo Puigdemont. L’appoggio di questo partito, come quello di Erc, sono fondamentali per l’investitura di Sanchez. A conferma che il «tradimento» evocato dalla Ayuso non è solo propaganda.