Eriksen a terra e la tragedia del Mottarone: tv e social sbattono la morte in diretta. Oltre il limite
Le immagini di Christian Eriksen disteso a terra che lotta tra la vita e la morte. E il video shock della tragedia della funivia del Mottarone sono solo alcuni tra gli ultimi casi di cronaca che accendono il faro sul tema della spettacolarizzazione dell’informazione. Quale è il confine etico e morale tra ciò che è idoneo o meno rendere pubblico?
Eriksen a terra e la tragedia del Mottarone: il discrimine tra informazione e morte in diretta
La tragedia della funivia del Mottarone ci ha ricordato ancora una volta come in molti preferiscano i dettagli più macabri rispetto ad un’informazione vera e attendibile.
Accendendo i riflettori sull’istante in cui le persone perdono la vita in modo così sconvolgente si compie un doppio errore: di deontologia e anche di difesa del giornalismo. Sono diventate virali in pochi istanti le immagini che durano poco più di un minuto: la cabina che sale. Che sembra essere arrivata a destinazione. Ma che poi scivola velocemente verso giù e cade nel vuoto. E dentro, visibili, le 15 persone che sono precipitate giù: 14 delle quali hanno perso la vita.
Il video degli ultimi attimi di vita nella funivia del Mottarone virale sui social
Un’immagine drammatica che tutti, mentalmente, avevamo ricostruito dopo il resoconto giornalistico della tragedia. E che adesso rimbalza su tutti i social andando ad alimentare quella morbosità macabra di cui sembra non si riesca più a fare a meno. Il video, pubblicato in esclusiva dal Tg3, e rilanciato da tutte le testate, ha generato una sorta di corsa alla condivisione per non rimanere indietro su nulla.
Quelle immagini sconvolgenti del malore di Christian Eriksen
Altrettanto sconvolgenti le scene del malore di Christian Eriksen, il giocatore danese trasmesso in diretta tv, con le immagini che si soffermano sul volto esanime dopo il malessere, a cercare quell’istante morboso di chi si trova a vivere un dramma sotto i riflettori. Un Truman show del dolore che con il diritto di cronaca segna una distonia netta. Emblematico l’abbraccio con cui i compagni di squadra di Christian hanno preservato la privacy per la tragicità del momento. Dando una lezione al mondo e alla stessa informazione che per diritto di cronaca non si ferma. Invece quel momento andava fermato. Raccontato per capire come stesse il calciatore, ma spegnendo immediatamente i riflettori per non alimentare quel voyeurismo insano, maniacale.
Indignazione comune legata dal filo invisibile della spettacolarizzazione del dolore
I commenti indignati da parte degli utenti social dei canali delle testate che hanno fatto la scelta di mandare in onda sia le immagini della funivia che quelle del calciatore danese a terra, a distanza di poco tempo hanno suscitato un’indignazione comune legata dal filo invisibile della spettacolarizzazione del dolore. Rendere fruibile le immagini che documentano gli istanti di vita dei drammi non aggiunge niente all’informazione. Ma fa emergere l’assioma della “pornografia del dolore”. Esemplificative in questo senso sono le parole riportate da Mario Morcellini, direttore della Scuola di Comunicazione Unitelma Sapienza: «Mettere in diretta le grida della disperazione, a me sembra che non sia un esercizio di informazione».
Eriksen e tragedia del Mottarone: il rapporto tra verità in diretta e momento comunicativo
La questione sulla sulla deontologia giornalistica diventa centrale. Il giornalismo che riesce a raccontare senza eccedere nel morboso dell’occhio che non deve spegnere mai la luce, è un punto focale. Ci vuole responsabilità. Essere in diretta con il dolore ha poco a che fare con la rappresentazione dell’informazione a livello di cronaca giornalistica. È innegabile che stia cambiando il rapporto tra verità in diretta e dramma del momento comunicativo. I social ci seguono ovunque, amplificando ciò che parte dalla tv. E la drammaticità morbosa diventa protagonista. L’ultimo tassello della cronaca nera in diretta sta diventando la nostra informazione quotidiana.