Torna la pastasciutta antifascista ma oggi l’unico vero rischio è il diabete
Faccio una premessa: cosi come Jovanotti dice che se fosse stato bravo avrebbe scritto il cielo in una stanza, se io fossi stato magro e non avessi vissuto al sud della terronia sarei andato certamente a mangiare la pastasciutta antifascista a casa Cervi, a Grattarico, in provincia di Reggio Emilia. E tutto questo bandendo ogni ironia e levandomi il cappello dinanzi alla memoria dei fratelli Cervi.
Di ironia, però, ce ne vuole tanta per festeggiare quest’anno l’ottantesimo anniversario del Gran consiglio di nuovo con la pastasciutta. Non so se ci saranno fiumi di Lambrusco, ma immagino di si, nella stessa terra dell’uomo di Predappio, che della sua regionalità ne fece un vanto. Certo, il gesto simbolico dei Cervi merita sempre rispetto ma l’iniziativa dell’Anpi , che muta ogni anno genere e che vanta partigiani che potrebbero essere miei nipoti, qualche ilarità la suscita.
E’ forse reato festeggiare a suon di pastasciutta la caduta del fascismo, “appena” ottant’anni dopo ? Ma certo che no, anzi quest’anno con la destra al governo c’è pure la possibilità di qualche like in più. E poi la solita fuffa, i ricordi, la beatificazione di gente come Dino Grandi o di Badoglio che altri non erano che fascisti originali. In realtà questa bella e popolare iniziativa ha un significato che De Saussure definirebbe semantico per eccellenza. L’antifascismo italiano, quello attuale e manieristico che resiste al tempo e che vive e lotta insieme a noi senza che esista il fascismo, è una pastasciutta metaforica. Un agglomerato di revanscismo folkloristico che si nutre spesso di simbologia culinaria . La nemesi della condizione italica, avrebbe detto Leo Longanesi.
Quella sentenza di Churchill
Winston Churchill , che conosceva bene i nostri costumi, fece la chiosa migliore quando disse ” In Italia ci sono 45 milioni di fascisti e 45 milioni di antifascisti ma non mi risulta che gli italiani siano novanta milioni”. Una citazione troppo erudita per un presente che è difficile da prendere sul serio. Rappresentanti dell’ Anpi che non hanno trent’anni, pugni levati al cielo come se ancora oggi Palazzo Venezia, in luogo di un colto museo, fosse il palazzo con la luce sempre accesa. Il reducismo perenne di cui parlava Indro Montanelli, uno che il fascismo ( dopo averlo abbracciato) ebbe il coraggio di contrastarlo in vita. La pastasciutta chiuderà i battenti nel giorno che ricorda la caduta del capo del regime. L’unico rischio forte, oggi, è che quella marea di carboidrati favorisca una proliferazione esagerata di glicemia. E allora w il diabete antifascista.