Formigli: libera intervista in libero Stato. “Io saprei fare le domande giuste a Putin…”

5 Mag 2022 10:51 - di Chiara Volpi
Formigli

Il caso dell’intervista Mediaset a Lavrov – che arriva a ridosso del pomo della discordia scatenato su Orsini – continua ad alimentare il dibattito. Cosa dire allora di nuovo e di rilevante per svettare su giornalisti e polemisti agli occhi  dell’opinione pubblica come primo della classe? Questa la domanda che differenzia la discussione in corso, a cui Corrado Formigli prova a rispondere, a modo suo, alzando la posta in gioco: candidandosi ambiziosamente a intervistare addirittura Putin. Lo afferma in un’intervista a Repubblica dai risvolti “grotteschi” a cui lo stesso intervistato fa riferimento parlando delle regole per il talk show…

Putin, talk show e deontologia mediatica: l’intervista di Formigli a “La Repubblica”

Di più. Dopo essersi descritto come il talent scout degli opinionisti in voga (Orsini? «Conoscevo le sue posizioni contrarie all’invio di armi. In quel momento le portavano avanti in pochi. Era un punto di vista interessante. E i talk vivono di punti di vista diversi»). E dopo aver replicato a dubbi e recriminazioni sul fatto che si sarebbe fatto suggestionare «dal lento lavoro di influenza della Russia», che ha avanzato la politologa Nathalie Tocci, Formigli prima si dichiara favorevole agli aiuti militari («quindi questo dovrebbe fugare ogni sospetto sul fatto che io mi sia fatto condizionare»). Mentre subito dopo aggiunge: «Se si vuole raggiungere la pace serve percorrere molte strade, anche impervie. E una pluralità di voci può aiutarci a trovarle». Concludendo a stretto giro: «Io in trasmissione inviterei anche Putin»…

Formigli: «Vorrei intervistare Putin, ma per incalzarlo»

Non solo. Non contento, Formigli in vena di autoincensamento, dalle colonne di Repubblica incalza pure: potendolo fare, «io avrei intervistato anche Bin Laden. E se fossi vissuto nella seconda guerra mondiale pure Hitler». Ma, tiene a precisare assestando l’ennesimo colpo sotto la cintura al Brindisi “Cicerone” di Lavrov, naturalmente affrontando la chiacchierata giornalistica col boia di turno seguendo precise istruzioni per l’uso. «Bisogna fare una mediazione, e non da megafono», precisa sulle prime il giornalista de La 7. «Fare tutte le domande», prosegue quindi. Ecco, il consiglio doc che chiude la parentesi autocelebrativa recita testualmente: «Io avrei fatto qualche seconda domanda», afferma in merito alla discussa intervista Mediaset al ministro degli Esteri russo…

E in barba a norme e precetti tv per i talk show tuona: «Sono grottesche»

Norme, precetti e codici deontologici. In Rai vogliono porre delle regole: come la vede Formigli? La risposta è quella d’accademia, tipica di chi punta ad accreditare di sé l’immagine di un intellettuale disorganico d’antan e libero da schemi e condizionamenti di sorta: «Sono grottesche. Chi le decide? Il politico di turno? Allora sì che diventiamo come la Russia». E in barba al rischio di cedere alla tentazione di confezionare un classico di tv di oggi: il talk pollaio (che fa audience anche se fa inorridire i tutori dell’ordine dell’informazione). Di disaffezionare il pubblico e incorrere nel tribunale dei social, per Formigli potrebbe essere meglio scatenare oratori e dibattito. Del resto, la replica del conduttore La7 alla domanda del giornalista di Repubblica sul sospetto di una «penetrazione della propaganda russa nella tv italiana» che agita anche il Copasir, si risolve in una boutade: «Si saranno sentiti con Nathalie Tocci. Ma su, dai. È una barzelletta»…

 

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