Sull’obbligo vaccinale Conte si spezza, ma non si spiega: «Aspettiamo». E ora che cosa dirà il Pd?

3 Set 2021 16:04 - di Michele Pezza
Conte

Roma, nucleare, obbligo vaccinale. Comincia in salita l’avventura di Giuseppe Conte come presidente del M5S. Fosse dipeso da lui, nella Capitale si sarebbe speso allo spasimo per un accordo con il Pd. Invece, viaggiano separati. E se il ruolo di ex-premier gli suggerisce di parlare del candidato del Pd al Campidoglio Roberto Gualtieri come di un «buon ministro», quello di leader grillino gli impone di sponsorizzare «a testa alta» la sindaca uscente Virginia Raggi. Lo fa, ovviamente, alla maniera pentastellata, infilando uno dietro l’altro piccoli spot ingannevoli: l’abbattimento delle villette dei Casamonica, l’apertura della campagna elettorale a San Basilio, «terza piazza di spaccio d’Europa». Conte si sforza di proiettare la Roma della Raggi al «Giubileo del 2025» e all’«Expo 2030». Ma la realtà è ben altra. E consegna ai romani una città sommersa dall’immondizia, invasa da gabbiani, ratti e cinghiali e con servizi da terzo mondo.

Così Conte ad un evento pro-Raggi

L’appuntamento elettorale romano non è per lui l’unico motivo di turbamento. L’altro ha il volto di Roberto Cingolani (con Conte nella foto). Nelle intenzioni di Beppe Grillo doveva l’asso nella manica per i 5Stelle nel governo Draghi. Ne presentò la nomina a ministro per la Transizione ecologica come una vittoria personale. Si sta invece rivelando un problema. Il suo endorsement in favore del nucleare di ultima generazione contro quello che ha bollato come «ambientalismo radical chic» sta scuotendo in profondità il MoVimento. «Non credo che le sue dichiarazioni sul movimento ambientalista siano state felici», commenta il leader 5Stelle, che ha anche messo in agenda un incontro con il ministro per il prossimo 14 settembre. Al momento, però, le due posizioni appaiono difficilmente conciliabili. Basta sentire Conte: «Lo strumento del nucleare è non inclusivo, non democratico, ed ha un problema di sicurezza». Incomprensibile, ma vero.

La paura di perdere il voto no-vax

Infine l’obbligo vaccinale. Anche qui l’ex-premier ha il piede in due staffe: da un parte sa di non dovere dare problemi al Pd lanciatissimo nel sostenere questa soluzione. Dall’altra è consapevole di non potersi allontanare troppo dai no-vax, che solo tre anni fa votarono in massa per il M5S. Le sue parole sull’obbligatorietà risultano perciò piuttosto ambigue. Prima sospira un  «vediamo», e poi aggiunge che «dobbiamo spingere in tutte quelle situazioni dove ci sono assembramenti». Anche qui non si capisce granché. Va meglio sul Green Pass. «Non sono contrario – dice – ad un suo uso sempre più diffuso».

 

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