Mio Italia: «Basta pagare le tasse per attività chiuse. Non possiamo piegarci agli usurai»

8 Mar 2021 17:36 - di Elsa Corsini

Dalle parole ai fatti. Mio Italia, il movimento ospitalità e imprese, ha avviato un’azione legale contro il pagamento di tasse e tributi gravanti dal marzo del 2020 in poi (mese di partenza del lockdown). Su ristoranti, alberghi. Bar pizzerie, pub. Negozi, grossisti, distributori. Partite Iva in genere.

Mio Italia contro tasse e balzelli su ristorazione e partite Iva

Un’iniziativa di vera e propria ‘disobbedienza fiscale’ alla quale stanno aderendo un numero crescente di imprenditori su tutto il territorio nazionale. Lo comunica Paolo Bianchini. Da mesi in prima linea contro la discriminazione sistematica del governo Conte (ma Draghi non sembra volere invertire la rotta) nei confronti dei ristoratori. E dell’intera filiera dell’ospitalità e dell’accoglienza. “I ristoratori non possono ricorrere agli usurai. Per pagare i balzelli di un’attività rimasta chiusa o soggetta a restrizioni“.

I ristoratori non possono rivolgersi agli usurai per pagare i tributi

L’ultima di Mio Italia si basa sulla reale impossibilità di pagare la giungla di balzelli che risucchia il 70% degli incassi. A causa dell’evidente crollo del fatturato dovuto alla chiusura. Conti alla mano. Si tratta di un passivo del 57% (media nazionale) con punte anche del 95%. “Gli aderenti all’iniziativa hanno bloccato il pagamento della Tari, della tassa sulle insegne, della Siae, dei contributi Inps (esclusa la quota dipendente)», hanno spiegato Bianchini e Fulvio Castellaro, responsabile per il Piemonte.

Un pool di legali assisterà gli imprenditori

“Un pool di avvocati, tributaristi, commercialisti e professori universitari d’economia – si legge in una nota – sostiene la protesta di Mio. I legali assisteranno i piccoli imprenditori già da quando arriverà il primo avviso di pagamento. Sarà infatti presentato un immediato ricorso e quindi offerta copertura legale in tutti e tre i gradi di giudizio”.

Perché i piccoli imprenditori devono pagare la tassa sulle insegne, solo per fare un esempio, se queste ultime sono rimaste spente? Indice puntato anche sulla cattiva informazione. Il versamento di alcuni tributi (solo di alcuni) – chiarisce Bianchini –  è stato rinviato, ma non cancellato. La situazione è ormai fuori controllo. La pazienza è finita. Game over, come recita un fortunato slogan della campagna di Mio Italia per le riaperture serali  dei locali nel rispetto delle normative anti-covid e le regole del distanziamento.

“Il comparto Horeca vale il 30% del pil nazionale”

La protesta fiscale è anche la richiesta di sopravvivenza di un pilastro dell’economia nazionale. E di tutela delle eccellenze italiane a rischio scomparsa. Vittime dell’assalto della grandi multinazionali straniere. “La nostra sarà una battaglia pubblica, a testa alta, che auspichiamo raccolga il massimo del consenso. Il comparto dell’ospitalità a tavola (Horeca) vale il 30% del Pil e senza di esso l’economia italiana tutta non potrà mai ripartire”, insiste Bianchini, proprietario di un ristorante nel centro storico di Viterbo.

Servono risarcimenti basati sulle perdite

Nei giorni scorsi Mio Italia è sceso in campo contro la bozza, inaccettabile, del decreto Sostegno targato Draghi. “Non sono contributi utili ad aiutare gli imprenditori. Ma una miseria che non arginerà lo stillicidio dei fallimenti. Soprattutto per un settore che vale il 30% del Pil. Lo diciamo da mesi: urgono risarcimenti basati sulle effettive perdite di fatturato sull’intero anno 2020 parametrato al 2019. Punto. Altrimenti si rischia lo scontro sociale“.

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