De Ficchy e il caso Palamara: Csm inquinato dalle degenerazioni correntizie nell’Anm

21 Mag 2020 18:54 - di Roberto Frulli
palamara

L’ex-procuratore capo di Perugia, Luigi De Ficchy, parla, all’Adnkronos, del caso Palamara. E censura le “degenerazioni correntizie” che arrivano ad inquinare organismi “come il Csm“. Che “sono influenzati dall’Anm“, il sindacato dei magistrati. E davanti agli occhi vedi scorrere quella metafora come un fiume di liquami che finisce per infettare la magistratura.

Oramai in pensione, De Ficchy non è proprio uno qualunque. Intanto ha lavorato per anni alla Procura di Roma. E, dunque, conosce molto bene quel mondo così complesso, così vicino ai palazzi del potere.

E, poi, è il magistrato che, da capo della Procura di Perugia, ha dato il via, negli ultimi mesi della sua carriera, all’inchiesta esplosiva sul caso Palamara, l’ex-presidente dell’Anm travolto dalle intercettazioni.

“L’indagine ha rivelato al grande pubblico quello che gli addetti ai lavori già sanno da anni – dice De Ficchy – Non sono certo una novità i problemi di degenerazione correntizia nell’Associazione nazionale magistrati che arrivano a inquinare anche gli organismi che sono influenzati dall’Anm, come il Csm“.

De Ficchy ha trascorsi professionali importanti. Dalla Banda della Magliana all’inchiesta che ha decapitato la giunta umbra guidata da Catiuscia Marini passando per il caso Shalabayeva,

Si è insomma occupato di indagini di primo piano. E conosce molto a fondo il mondo della magistratura.
Dunque i suoi ragionamenti poggiano su basi solide e su riflessioni molto ponderate.

“Influenzando il Csm si influenza tutta la catena delle nomine. Che, poi, vengono fatte a cascata. Per cui i direttivi, i trasferimenti, i procedimenti disciplinari…. “, ragiona l’ex-procuratore di Perugia. Che spiega come, con l’attuale sistema elettorale del Csm, “l’influenza c’è, inevitabilmente”.

“Il problema – chiarisce De Ficchy – è la degenerazione di questo modo di intendere il correntismo. Che non è più una divisione tra ideologie, tra idee differenti su come portare avanti la giurisdizione. Ma diventa solo un modo per appartenere a un gruppo. Che ti tutela nell’ambito della tua carriera. E’ questo il filo che è necessario spezzare. Come? Cambiando il sistema elettorale“.

“Occorre fare in modo che questa appartenenza all’associazione, e alle correnti dell’associazione – spiega De Ficchy -, non rifluisca in nessun modo nelle elezioni degli organi istituzionali. E penso sia al Csm sia al Consiglio giudiziario. Che è importante in sede locale perché redige i pareri che riguardano trasferimenti, direttivi, procedimenti disciplinari e così via”.

L’ex-procuratore di Perugia non ha dubbi. “Il legame si spezza con una nuova legge elettorale. L’unico modo a mio avviso è un’iniziale sorteggio tra tutti i magistrati che abbiano le caratteristiche per partecipare – presi in tutta Italia, in tutte le correnti o anche fuori dalle correnti – per poi selezionare 100 o 200 nomi. E, tra questi, fare le elezioni”.

“Questo sistema salverebbe il dettato costituzionale – secondo l’ex-magistrato – perché consentirebbe di fare vere e proprie elezioni. E, al contempo, impedirebbe di fare una carriera associativa finalizzata a entrare negli organismi istituzionali”.

“E’ vero – ammette De Ficchy – quando ho cominciato l’inchiesta che vede coinvolto Palamara non mi aspettavo tutto questo. L’ho iniziata su un fatto specifico. Poi, man mano, è uscito fuori tutto quello che ora sanno tuttii. E che, peròm i magistrati sapevano già da prima”.

Della “degenerazione correntizia se ne discute da anni – dice il magistrato. – E se ne parla a ogni congresso. Ma nessuno ha mai pensato a mettere uno stop, a cercare un grimaldello per risolvere questo problema”.

“Tutti lo sappiamo. Ma nessuno si attiva per cambiare qualche cosa – ammette con amarezza De Ficchy – In realtà, dunque, ribadisco, l’inchiesta di Perugia non ha fatto altro che rivelare al grande pubblico quello che i magistrati e gli addetti ai lavori già sanno”.

Quanto alle ultime intercettazioni pubblicate dell’inchiesta Palamara – relative a chat tra magistrati in cui tra l’altro si diceva che Salvini va attaccato anche se sugli immigrati non stava facendo niente di sbagliato – De Ficchy non vuole entrare nel merito dell’inchiesta.

Si limita a dire che “tra i doveri del magistrato c’è quello della continenza, di osservare le stringenti regole deontologiche che peraltro abbiamo. Anche nel nostro privato dobbiamo mantenere un comportamento particolare. Vista la funzione delicatissima che svolgiamo”.

“Nessuno deve essere offeso – avverte De Ficchy – specialmente in una situazione in cui domani potremmo avere un’indagine che riguarda direttamente o indirettamente queste persone”. E, inevitabilmente, il pensiero corre ai tanti magistrati che sulle chat Whatsapp con Palamara insultavano o deridevano Salvini. O, addirittura, promettevano di fargli la guerra.

Commenti

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  • Guido Rinaldi 22 Maggio 2020

    Da modesto avvocato mi ASPETTO che il Presidente della Repubblica proceda all’IMMEDIATA CONVOCAZIONE STRAORDINARIA del CSM e che la PRESIEDA, come fece Cossiga anni fa.