Strage di Bologna, il collega Leoni fa il suo lavoro: la magistratura lo indaga. Solidarietà di Asr e cdr del Secolo

28 Nov 2019 16:56 - di Redazione
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Un atto «abnorme della Procura». Così Stampa Romana definisce, in un lungo comunicato di solidarietà, quanto accaduto al collega Silvio Leoni a cui vanno la solidarietà della Direzione e del Cdr del Secolo d’Italia. Leoni, alle prese con un’inchiesta sugli ultimi aggiornamenti in merito alla strage di Bologna, ha contattato un magistrato per chiedere informazioni e delucidazioni sul caso. Una richiesta gentilmente rivolta dal nostro collega via telefono e per whatsapp. Alla quale Leoni si è sentito rispondere cortesemente sul momento, salvo poi ritrovarsi indagato per tutta risposta dalla Procura di Ancona.

Strage di Bologna, solidarietà del cdr del Secolo al collega Silvio Leoni

La quale, come primo atto, ha sequestrato il cellulare del collega dal quale sono partite chiamata e messaggio. A quanto risulta, i reati ipotizzati sono «l’intrusione abusiva in sistema informatico e le minacce». Reati, come sottolinea nel suo comunicato di solidarietà, Stampa Romana, «non procedibili per querela di parte. Querela al momento non presente come certificato dal legale di Silvio Leoni. Non solo: anche la polizia giudiziaria, intervenuta nel merito, non ha potuto far altro che riscontrare il comportamento corretto del collega. Peraltro, in tutto questo, resta da appurare la competenza territoriale della procura marchigiana. Dunque, confermando la solidarietà della Direzione e del Cdr del Secolo d’Italia al nostro collega, pubblichiamo di seguito l’intervento di Stampa Romana sul caso, per fare chiarezza sulla vicenda e a tutela della professionalità e correttezza di Silvio Leoni.

Il comunicato di Stampa Romana a totale sostegno di Silvio Leoni

«Strage di Bologna: Sequestro cellulare Silvio Leoni. Atto abnorme della procura di Ancona». Questo il titolo del comunicato, che poi prosegue: «Ogni giornalista sa quanto siano importanti i presidi e le tutele di legge a garanzia della segretezza delle fonti e degli strumenti di lavoro, tutele che discendono dal ruolo costituzionale insito nell’articolo 21 della Costituzione. Sequestrare un cellulare, controllare i contatti presenti viola questi elementari principi e rappresenta un grave vulnus dello stato di diritto. È quanto accaduto a Silvio Leoni collega del Secolo d’Italia. Leoni lavora da tempo sulla strage di Bologna e ha contattato un magistrato per avere informazioni. Lo ha fatto in modo corretto via telefono e whatsapp. Per tutta risposta la procura di Ancona ha sequestrato il cellulare dal quale sono partite chiamata e messaggio».

Il provvedimento «abnorme» della magistratura

«I reati ipotizzati sono l’intrusione abusiva in sistema informatico e le minacce. Reati procedibili per querela di parte, querela al momento non presente come certificato dal legale di Leoni. La stessa polizia giudiziaria riscontra il comportamento corretto del collega. Tutta da dimostrare la stessa competenza territoriale della procura marchigiana. La strage di Bologna resta un nervo scoperto della nostra storia ma questo non giustifica provvedimenti abnormi della magistratura non basati su fatti. Chiediamo alla procura di Ancona la restituzione dello strumento di lavoro e la non compromissione di contatti e fonti di Leoni al quale va la solidarietà di Stampa Romana.
Segreteria Associazione Stampa Romana

 

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