Strage di Bologna, la Meloni chiede chiarezza: «Chi ha fatto sparire il corpo della Fresu?»

15 Ott 2019 10:25 - di Marta Lima
Strage di Bologna

«Se confermato, lo scoop dell’Adnkronos sulla strage di Bologna metterebbe in discussione l’intero castello processuale. Confermerebbe che lì, la mattina del 2 agosto c’era una 86ma vittima. Forse la terrorista, come ipotizzato dalla tesi del giudice Priore e Valerio Cutonilli? E chi ha fatto sparire il corpo della povera Maria Fresu?». L’unico politico che prende posizioni sulle novità processuali emerse nel processo per la strage di Bologna è la leader di Frateli d’Italia Giorgia Meloni. La presidente di FdI esprime “solidarietà alla famiglia della donna”. E invoca chiarezza: «Esprimiamo solidarietà alla famiglia e attendiamo risposte urgenti a interrogativi inquietanti, per risolvere un intrigo sempre più dai risvolti internazionali Qualcuno si ostina a considerarlo come una vicenda di terrorismo interno».

La svolta nell’inchiesta sulla strage di Bologna

Le novità, in una vicenda carica di misteri, sono arrivate ieri. La perizia del Dna disposta nel processo all’ex Nar Gilberto Cavallini ha escluso che i resti che sono stati attribuiti a Maria Fresu appartengano effettivamente alla donna rimasta uccisa dalla bomba alla stazione. La notizia di fatto conferma la scomparsa del cadavere della Fresu e l’esistenza di un’altra vittima. Una vittima che si aggiungerebbe alle 85 del bilancio ufficiale. Una vittima di cui fino a oggi nessuno ha reclamato il corpo.

L’esame del Dna è stato eseguito sui reperti organici – un osso della mano e un lembo facciale con uno scalpo – ritrovati all’interno della bara di Maria Fresu. Resti riesumati, il 25 marzo scorso, nel cimitero di Montespertoli dai periti incaricati dalla Corte d’Assise di Bologna che sta processando l’ex terrorista Gilberto Cavallini. Il materiale organico esaminato dalla biologa genetico-forense Elena Pilli è molteplice. Un lembo facciale, un piccolo scalpo con una chioma nera, un frammento parziale delle dita della mano destra, e un frammento di mandibola in prossimità del mento con alcuni denti. Frammenti che peraltro erano risultati appartenere a due donne diverse ma nei quali non sono stai trovati riscontri con il Dna del fratello e della sorella della Fresu.

Tanti i misteri ancora irrisolti nella strage

La perizia si è resa necessaria per tutta una serie di incongruenze e di misteri che gravano sulla fine della giovane madre sarda. La donna è “scomparsa”, nessuno sa spiegarsi come, nella strage di Bologna. Secondo alcuni autori – che non credono alla pista fascista (per la strage sono condannati in via definitiva gli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini) – dimostrerebbe l’esistenza di una 86sima vittima. Secondo altri sarebbero della terrorista che trasportava l’ordigno, una valigia esplosiva.

Lo stesso perito esplosivista della Corte d’Assise di Bologna, Danilo Coppe, ha giudicato implausibile la disintegrazione del cadavere. Anche perché Maria Fresu, la figlioletta Angela e le due amiche Verdiana Bivona e Silvana Ancillotti, si trovavano lontane dal punto dell’esplosione. Erano comunque in quell’area che non venne investita direttamente dalla detonazione. Coppe ha escluso che l’esplosione dell’ordigno della strage di Bologna possa aver disintegrato le persone presenti, a prescindere dalla loro collocazione sulla scena. Peraltro in un’intervista esclusiva concessa all’Adnkronos il 22 maggio scorso, Silvana Ancillotti, l’unica del gruppo di amiche sopravvissuta alla strage, ha raccontato nuovi dettagli. Nel momento dell’esplosione si trovavano tutte vicine e Maria Fresu era in piedi di fronte a lei, a Verdiana Bivona e alla piccola Angela, a un metro di distanza.

La perizia era stata richiesta dalla diesa di Gilberto Cavallini

La richiesta della perizia sul dna, che era stata avanzata dalla difesa di Cavallini, è legata a una “disomogeneità” tra i resti attribuiti alla vittima nel 1980 e quelli campionati dopo la riesumazione. Del corpo di Maria Fresu fu ritrovato poco o nulla. Una mano con 3 dita, uno scalpo con lunghi capelli neri, un osso mandibolare con tre denti, le due arcate sopraccigliari e un occhio.

Ad attribuire quei pochi resti alla Fresu fu un medico, il professor Pappalardo. All’epoca parlò di ”secrezione paradossa”. Una tesi che anni dopo sarà giudicata astrusa e infondata da altri ematologi. Da qui l’interrogativo, posto nel libro ‘I segreti di Bologna‘ del giudice Rosario Priore e dell’avvocato Valerio Cutonilli (Chiarelettere, 2016). Se quei resti non appartengono alla Fresu e nessuno dei cadaveri delle donne sfigurate aveva un gruppo sanguigno compatibile, potrebbero quei resti appartenere a una ottantaseiesima, vittima mai identificata?

«La cosa è talmente intricata, probabilmente sono avvenuti scambi di corpi o di pezzi di corpi», dice all’Adnkronos Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna. «Parlare di 86esima vittima penso sia un po’ azzardato. Io non sono un esperto di Dna. Vediamo cosa diranno i periti in aula e si faranno le valutazioni».

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