Forza Italia, è resa dei conti. Sotto controllo i “sospetti traditori”. E scoppia il caso Bendinelli
Lo spettro di Matteo Renzi continua ad agitare Forza Italia. Non va giù quel colloquio tra il leader di Italia Viva, in Transatlantico, con un drappello di senatori azzurri. Un lavorio diplomatico di scouting, quello dell’ex rottamatore. Un lavorio insistente, che mette in allarme l’ala filoleghista di Forza Italia, in perenne lotta con quella moderata che non vuole morire salviniana.
In mezzo alla partita tra le due fazioni, c’è Silvio Berlusconi, che va avanti per la sua strada. È convinto che la sua presenza a piazza San Giovanni sia servita, anche mediaticamente, a dare l’immagine di un centrodestra unito. Con l’aggiunta che Forza Italia c’è e non molla di un millimetro la sua posizione di forza europeista e moderata, indispensabile per la tenuta della coalizione.
La lotta tra filosalviniani e anti-sovranisti, raccontano, potrebbe arrivare a un redde rationem, dopo le elezioni in Umbria. Molti scommettono, infatti, che il giorno dopo il voto, qualcosa potrebbe accadere proprio in quell’area moderata che non ci sta a «consegnare il partito nelle mani di Salvini» e rivendica con forza la Fi del ’94, quella delle origini, per intenderci.
Chi fa parte di quest’area, non solo i sudisti (in testa calabresi e campani), attendono un segnale concreto da Mara Carfagna, arrivata ormai a un vero e proprio bivio. Molti parlamentari scontenti di una linea pro Lega di Fi, raccontano, sarebbero pronti a coinvolgere la vicepresidente della Camera come front woman per dar vita a una componente antisovranista. Una componente – s’intende – aperta al dialogo anche con i renziani. Senza però provocare scissioni.
Come primo tassello di questa operazione politica si parla già di un’associazione ad hoc (al massimo una Fondazione di carattere culturale con chiara valenza politica) che raccolga le istanze di tutti coloro che non vogliono morire salviniani. Chi sta seguendo da vicino il progetto assicura che si sta lavorando al simbolo e a un nome e si pensa a un qualcosa di ben radicato sul territorio.
A creare imbarazzo è il caso di Davide Bendinelli, l’attuale coordinatore regionale azzurro in Veneto. Ha partecipato alla Leopolda 2019, alimentando il malcontento di chi teme un nuovo inciucio con i renziani. Raccontano all’Adnkronos che Niccolò Ghedini, fedelissimo di Silvio Berlusconi abbia chiamato Bendinelli per capire le ragioni della sua scelta. C’è chi assicura che Ghedini abbia strigliato il parlamentare veronese. Ma il diretto interessato smentisce e all’Adnkronos dice: «Io Ghedini lo sento tutti i giorni, non c’è stato nessun rimprovero o strigliata. Abbiamo parlato liberamente in un clima sereno, anche perché Niccolò è una persona troppo intelligente per prendersela con uno come me senza una ragione».
Bendinelli si dice meravigliato di tanto rumore per la sua presenza alla Leopolda. Pone invece il problema della presenza di Forza Italia a San Giovanni, che di fatto ha «legittimato la leadership di Salvini».
«Non ho fatto nulla di male, sono andato alla Leopolda», dice. «Mi ha incuriosito questa azione che ha portato avanti Renzi. Ho ascoltato le sue parole, penso che abbia parlato di contenuti. E alcuni contenuti da lui trattati sono temi cari a Fi, come la flat tax e il garantismo. Non vedo il problema: siamo il partito in cui la libertà è sempre stata il cavallo di battaglia. Ognuno può andare in giro dove vuole, purché lo faccia nel rispetto della bandiera».
«Si può pensare che oggi il problema di Fi sia stata la mia visita alla Leopolda? Direi di no. Dobbiamo parlare di contenuti, casomai», avverte Bendinelli. «Dobbiamo prendere atto, invece, che la partecipazione alla manifestazione di piazza San Giovanni ha legittimato Salvini come leader di centrodestra. Forza Italia ha virato a destra sul piano del posizionamento dello scenario politico, in un momento in cui tutti i partiti cercano di convergere al centro. Questo secondo me è il tema su cui dobbiamo parlare, non altro». Bendinelli è sindaco di Garda ed è coordinatore regionale di Fi in Veneto dall’ottobre 2018 (prese il posto del commissario Adriano Paroli).
Ma questi ci sono, o ci fanno? Hanno visto che FI siede a destra in Parlamento ? Si sono ricordati delle origin del partito,che fu un ostacolo al colpo di Stato giudiziario del 94, quando sembrava che mani pulite (?) avesse definitivamente consegnato l’Italia in mano alle sinistre? Il popolo anticomunista allora si ribellò, e Berlusconi fece il miracolo di impedire la scalata al potere delle sinistre, che allora appariva ineluttabile, a seguito degli scandali di Milano ( o presunti tali, la Storia saprà fare chiarezza), e la coalizzione con la quale si presentano agli elettori? In seguito, le cosiddette forze moderate nate dalle costole della DC, hanno sempre ripudiato qualsiasi convergenza col Cavaliere. Ora cosa pretenderebbero questi illustri signori ? Rinnegare la propria storia? Ma si sono resi conto che nell’attuale panorama politica non c’è posto per il grigio, ma o si è sovranisti oppure populisti !!! Tertium non datur. Avessero il coraggio di presentarsi agli elettori come terzo polo, e vedranno quanti consensi raccoglieranno !!!! Già c’è stato qualcuno che ha tentato (ad esempio Monti, per non far nome) ed è stata una Waterolo !!!