Lug 22 2019

Mario Landolfi @ 13:56

Caos Pd: Franceschini “apre” ai 5Stelle, i renziani evocano la scissione

Non è bastato che il corteggiato Luigi Di Maio avesse già rimandato indietro i fiori al corteggiatore Dario Franceschini con tanto di sdegnosa risposta («noi siamo orgogliosamente diversi da tutti gli altri») per impedire  al Pd di trasformarsi in una pentola a pressione. Segno che la tensione al Nazareno è alle stelle e che ormai la guerra a bassa intensità tra le truppe rimaste fedeli a Renzi e il nuovo segretario Zingaretti si accinge a trasformarsi in uno scontro in campo aperto. E l’intervista  di Franceschini al Corriere della Sera non ha certo aiutato a distendere i toni. Al quotidiano di Via Solferino l’ex-ministro dei Beni Culturali ha infatti detto che è «un errore mettere Lega e grillini sullo stesso piano» e che la cosiddetta «strategia dei pop-corn» imposta da Renzi all’indomani delle elezioni politiche dello scorso anno si è rivelata fallimentare perché ha «gettato il M5S nelle braccia della Lega».

Mezzo partito insorge all’idea di un’intesa con Di Maio

Franceschini coglie invece una volontà di affrancamento da Salvini nel voto della delegazione pentastellata a Strasburgo in favore di Ursula Von der Leyen. Ma non per questo auspica un’alleanza. Il suo obiettivo è un altro: «Si può aprire un tema politico senza che parta una campagna interna di aggressione? Senza i #senza di me, o l’accusa di volere poltrone? E si può dire che senza la ricostruzione del campo di centrosinistra e la ricerca di potenziali alleati che sta facendo Zingaretti difficilmente il Pd potrebbe arrivare col proporzionale al 51 per cento?».

«Caro Franceschini, ci mettiamo il gilet giallo?»

Facile a dirsi. Nella realtà è accaduto proprio l’esatto contrario. Il più netto a prendere le distanze dall’intervista, definita «gravissima», è Davide Faraone, defenestrato in questi giorni dalla guida del partito in Sicilia: «Se il Pd dovesse andare in quella direzione – avverte -, penso sia inevitabile costruire una forza politica nuova che impedisca percorsi di questo tipo». Duro anche Carlo Calenda: «Continuiamo a farci del male. Mi raccomando», è il suo tweet. La falange renziana è compattissima contro Franceschini: Scalfarotto, Maratti e poi la Ascani, la Malpezzi, la Moretti. Tanti nomi, una sola voce: noi mai con  i 5stelle. Una menzione a parte merita Sandro Gozi: «Anche i partiti di Orban e Kaczynski hanno votato Von der Leyen. Vogliamo fare una maggioranza “europeista” anche con loro? Su Russia, stato di diritto, Venezuela, fake news, ad esempio, che si fa con M5S? Ci mettiamo tutti il gilet giallo?».