Il barone Evola e Moana Pozzi, la pornostar che “sdoganò” il filosofo nero
Strano destino quello del barone Julius Evola (1898-1974). Da ideologo “nero” ad autore prediletto da Moana Pozzi… Nulla di male, per carità, e del resto il dato era già noto sia ai cultori di Moana sia agli evoliani di stretta osservanza. Il fatto è che oggi, 15 settembre, ricorre il ventennale della morte dell’attrice e fondatrice del Partito dell’Amore (quaranta anni fa, invece, la scomparsa di Evola). E, celebrandola come personaggio che ha ancora radici nell’immaginario del bel Paese, il quotidiano Il Messaggero ne ricorda appunto il vezzo di citare Evola. E Moana lo citava con una frase che in realtà era stata a sua volta resa celebre da Giorgio Almirante: “Vivi come se dovessi morire subito, pensa come se non dovessi morire mai”. L’aforisma, attribuito sia ad Almirante (che forse lo prese da Mishima) sia ad Evola (ma in quale testo?), è stato dunque sia il motto spericolato della scapigliatura missina, sempre in bilico tra extraparlamentarismo e accettazione delle istituzioni democratiche, sia la frase rassicurante per giustificare la scelta di una pornostar (che poi è l’eterno ritorno del carpe diem di Orazio…).
Ed Evola che c’entra? Chiosa la giornalista del Messaggero: “Anche la citazione di Evola ha contribuito a renderla immortale…”. Un’annotazione che colpisce, quasi uno “sdoganamento” dell’ardito pensatore di Rivolta contro il mondo moderno il cui nome, decenni fa, era ritenuto impronunciabile e impresentabile (Evola fu anche bollato, a torto, come l’ispiratore del terrorismo nero). Oggi il solitario teorico della Tradizione merita infine un suo spazio nella cultura pop (del resto scrisse anche Metafisica del sesso, non proprio un best seller, ma il tema gli era in qualche modo caro…). Ma a ben guardare, Evola si guadagna un po’ di notorietà fuori dalla cerchia della destra radicale per una frase che forse nemmeno ha mai scritto. Per l’attitudine a scandalizzare di una bella ragazza morta giovane che citava quella frase, parole che restano intrecciate in modo inestricabile alle vicende della destra del dopoguerra (anche se a destra non si trova uno pronto a giurare sul vero autore di quell’aforisma…).