Redditometro, Leo mette fine agli allarmi: “Non torna. Con le nostre misure lo superiamo”

21 Mag 2024 17:15 - di Federica Parbuoni
redditometro

Ha destato una certa agitazione la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto ministeriale del 7 maggio su questioni fiscali. “Torna il redditometro”, è stato l’allarme lanciato da alcune testate e rimbalzato nel dibattito politico, con perplessità espresse anche da parte di Lega e Forza Italia. Peccato che il provvedimento, come spiegato direttamente dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, non sia affatto un ritorno al redditometro, ma lo strumento per superarlo, visto che i passi necessari non erano mai stati compiuti da quando, nel corso del Conte I, era stato prospettato il pensionamento della misura introdotta dal governo Renzi.

Leo: “Il centrodestra sempre contrario al redditometro introdotto da Renzi”

“Il centrodestra è sempre stato contrario al meccanismo del ‘redditometro’ introdotto nel 2015 dal governo Renzi. Il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell’Amministrazione finanziaria di attuare l’accertamento sintetico, ovvero la possibilità del Fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato. Potere previsto dall’ordinamento tributario fin dal 1973”, ha chiarito Leo in una nota.

Il decreto sana una stortura e garantisce i contribuenti

“Nel dettaglio – ha proseguito il viceministro di FdI – con il nostro decreto, siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il governo Conte 1 ha abolito il D.M. 16 settembre 2015, il cosiddetto ‘redditometro’ del governo Renzi, e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell’accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente”. Peccato però che quell’intento non abbia mai avuto seguito.

Finisce un’attesa durata sei anni

“Quel decreto – ha spiegato ancora Leo – non è mai stato emanato e, invece di favorire il contribuente, si è creato un vuoto nei limiti all’azione dell’amministrazione finanziaria nell’applicazione dell’accertamento sintetico, introducendo di fatto un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione”.

Fisco amico e lotta ai grandi evasori: la linea non cambia

Dunque, “dopo sei anni, il governo di centrodestra è finalmente intervenuto e ha emanato un decreto, preventivamente condiviso con le associazioni dei consumatori, l’Istat e il garante della privacy, che fissa dei paletti precisi a garanzia del contribuente e introduce, tra le altre cose, anche un doppio contraddittorio obbligatorio”. Insomma, “non c’è alcun ritorno al vecchio redditometro, ma solo più garanzie per i contribuenti. In più, il centrodestra conferma l’impegno per combattere i grandi evasori fiscali, in un contesto – ha concluso Leo – di totale rispetto dei diritti dei contribuenti”.

La relazione di Leo in Consiglio dei ministri

Secondo quanto emerso da fonti di Palazzo Chigi, Leo ha comunque concordato con la presidenza del Consiglio di relazionare sul decreto al prossimo Consiglio dei Ministri, dove anche gli alleati potranno sentirsi pienamente rassicurati.

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