La sceneggiata di Emiliano all’Antimafia: “Mi hanno frainteso”. Ma su Pisicchio non risponde

10 Mag 2024 14:34 - di Sara De Vico

Autodifesa, contrattacco e molti tentennamenti. È stata una lunga arringa quella del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, audito in commissione parlamentare Antimafia, dopo un lungo tira e molla sulle date dell’audizione. A San Macuto il governatore dem, reduce da una mozione di sfiducia, è chiamato a chiarire presunti intrecci fra la politica e la criminalità locale, al centro delle ultime inchieste giudiziarie a Bari.

Antimafia, Emiliano parte all’attacco: nessuna inchiesta su di me

Due in particolare le condotte nel mirino. Il racconto di Emiliano dell’incontro con la sorella del boss Antonio Capriati insieme all’attuale sindaco di Bari, Antonio Decaro (all’epoca assessore) e la confessione del suo assessore Alfonsino Pisicchio di aver ricevuto da Emiliano la notizia del suo imminente arresto e pressioni per le dimissioni. Il governatore Emiliano parte all’attacco rivendicando la sua estraneità all’inchiesta giudiziaria e, come da copione, attacca le ricostruzioni della stampa. “Sulla Regione Puglia non  in corso nessuna indagine. Lo so che per molti è una sorpresa. La campagna mediatica che abbiamo subito è stata tale che un mio assessore era convinto che l’assessora che si è dimessa per le vicende del marito fosse stata arrestata”.

Nessun paragone con il caso Toti

Il governatore Pd non resiste alla polemica. “Non c’è nessun paragone rispetto a fatti diversi che avvengono in altri luoghi. Potete chiedere ai deputati dei vostri partiti di non mettermi in paragone con altre vicende che sono dolorosissime, ma che non hanno niente a che vedere con la mia posizione?”. Il riferimento, non proprio elegante, è al presidente della Regione Liguria, agli arresti domiciliari per corruzione, anche se non cita direttamente il nome di Toti.

L’incontro con la sorella del boss solo un malinteso

Poi entra nel merito dei fatti da chiarire. A partire dall’incontro con la sorella del boss del clan Capriati. “In due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare, perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di assistenza, te lo affido”, aveva detto durante un manifestazione pubblica. Oggi si pente. Curioso.

“Ho sbagliato a raccontare quell’episodio”

“Ho sbagliato a raccontare quell’episodio”, dice davanti all’Antimafia, a conclusione di polemiche, precisazioni,  rettifiche e le mille rivisitazioni sul tema. (“Sono vicende di tanti anni fa, potrei anche aver dato dettagli sbagliati”). “Chi non conosce quel contesto ha immaginato che io sia andato a chiedere protezione”. Insomma solo un grande equivoco secondo il governatore, che sarebbe stato frainteso visto che andava invece a ribadire “che le regole non le facevano più loro, ma le facevamo noi”. E ancora, “se il sindaco di Bari attuale non ricorda di essere stato con me, probabilmente ha ragione lui”.

Caso Pisicchio: “Sono a completa disposizione della procura di Bari”

Ma è sul caso più scottante – le rivelazioni choc del suo ex assessore  Pisicchio arrestato per corruzione, che Emiliano tentenna sotto il pressing della presidente dell’Antimafia, Chiara Colosimo. Nominato alla guida dell’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione, Pisicchio, che si è dimesso dalla carica poco prima di essere arrestato, ha raccontato ai giudici di essere stato avvisato dell’accelerazione delle indagini da Emiliano che lo avrebbe spinto alle dimissioni. “Sono a completa disposizione della procura di Bari nel caso dovesse rendersi necessario un qualsiasi ulteriore approfondimento rispetto a quanto fin qui accertato”. È la replica alle richieste di chiarimento sulla presunta fuga di notizie sull’arresto di Pisicchio.

Botta e risposto con il presidente Colosimo

“La domanda – aveva precisato Colosimo – è per sgombrare il campo da altri dubbi. Da fonti aperte si apprende che prima della misura a carico di Pisicchio lo avrebbe avvisato di indagini a suo carico, invitandolo alle dimissioni. Non posso non chiederle se corrisponde a vero. Se e come è venuto a conoscenza dell’indagine in corso e perché non ha ritenuto di denunciare una illecita comunicazione”. Emiliano difende le sue condotte “trasparenti” e contesta di dover dare risposte su un fatto che – a suo dire –  “ha nulla a che vedere con la criminalità organizzata e mafiosa. La domanda è incongrua rispetto all’oggetto dell’audizione”.

Emiliano si trincera dietro condotte trasparenti

“I membri e il presidente possono fare le domande che reputano congrue”, ribatte Colosimo. “I messaggini di cui si parla mi risulta siano stati acquisiti dalla procura, l’unico soggetto che può dare risposte alle sue domande è il procuratore che avete sentito”, replica ancora Emiliano. Difeso poco dopo dal deputato dem  Andrea Orlando per il quale la vicenda di una eventuale fuga di notizia non ha attinenza con la criminalità organizzata. Davanti alle legittime domande dei commissari Orlando si dice, niente meno,  preoccupato “dall’involuzione che sta assumendo questa Commissione”. Ma viene subito messo a tacere dalla presidente. “Mi sta invitando a una censura dei commissari? Io do il diritto di parola a tutti”.

L’autocelebrazione dell’impegno contro la mafia

Emiliano approfitta dell’audizione per ripercorre, con enfasi da eroe, il suo impegno da magistrato contro la mafia e da sindaco di Bari contro la criminalità organizzata. “Da sostituto procuratore della Direzione distrettuale Antimafia di Bari ho istruito decine di processi a mafiosi e trafficanti di droga, chiedendo la cattura e il rinvio a giudizio di centinaia di imputati, processi che in buona parte si sono conclusi con centinaia di condanne per mafia e reati connessi”.

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