Chico Forti a “Cinque minuti”: “In carcere a Miami umiliato, a Verona e a Rebibbia ho riscoperto l’umanità”

31 Mag 2024 20:25 - di Redazione
Chico Forti a "Cinque minuti"

“Il primo marzo ho ricevuto una chiamata che ha scombussolato il mio penitenziario, perché mi hanno detto:’Forti hai una chiamata dalla Casa Bianca’. La prima persona che mi parlò fu l’ambasciatrice italiana a Washington. Mi disse ‘sono qui con il presidente Biden e il primo ministro: il primo ministro vorrebbe parlarti’. E mi è stato dato l’annuncio da Giorgia Meloni. L’ho ringraziata indipendentemente da quale fosse il risultato, e lì lei mi ha dato la notizia: ‘siamo finalmente riusciti a convincerlo, torni a casa'”. Così Chico Forti nel lungo racconto nel corso della registrazione di ‘Cinque Minuti’, che andrà in onda questa sera su Rai1.

Chico Forti: “Nel carcere a Miami vieni umiliato per ogni azione che fai”

Racconto pieno di dolore. “Impossibile da descrivere. Nel carcere a Miami vieni umiliato per ogni azione che tu fai. Ed è fatto per ricordanti che tu sei punito per un qualcosa che hai fatto, perché il principio è che se sei all’interno del carcere qualcosa hai fatto e ti meriti di essere punito”. “A Rebibbia e qui a Verona ho conosciuto valori che erano 24 anni che non ritrovavo: valori umani, rapporti, rispetto, è una differenza come notte e giorno”. “Ho ricevuto tantissimo rispetto e, una piccola nota, la prima persona che mi ha accolto mi ha detto: ‘c’è il comandante che vuole parlarle’. Ho pensato che fosse una persona della penitenziaria, invece si presentò Schettino. I compagni di cella mi aiutano, io dagli Stati Uniti sono partito senza niente neanche i calzini”. E’ come se fossi stato “congelato per 24 anni, ma le mie emozioni e la voglia di vivere non sono cambiate”, ha aggiunto Forti.

Chico Forti: “La convinzione di innocenza ti dà la forza di andare avanti”

Forti si è poi soffermato sulle parole del fratello di Dale Pike: la vittima dell’omicidio per il quale Chico Forti è stato condannato e che da quattro anni dice con forza che Chico è innocente.  “Ha fatto dei grandi passi per aiutarmi nel discorso della mia innocenza. Credo che ci sia un momento in ognuno di noi in cui prevale la coscienza. Non mi ha mai attaccato all’inizio, ma neanche difeso. Credo che abbia raggiunto un momento, forse anche per il discorso di mia madre, in cui abbia deciso di fare qualcosa di concreto: scrivere al presidente degli Stati Uniti; scrivere al governatore della Florida è un passo importante per la famiglia della vittima”. Ha poi proseguito: “Si vive proprio per questo: se tu sei convinto della tua innocenza hai la forza di andare avanti, giorno per giorno. Non pensi ai 24 anni, io non ci ho mai pensato, ho sempre pensato al giorno successivo. Se credi in te e hai dei principi, trovi la forza di andare avanti. Se non credi in te o ti suicidi o cambi la vita”.

Ricordiamo che Bradley Pike nel 2020 scrisse una lettera in cui chiedeva alle autorità statunitensi clemenza per l’imprenditore trentino. “Scrivo questa lettera a sostegno dell’immediato rilascio di Chico Forti, che è stato ritenuto responsabile dell’omicidio di mio fratello, Dale Anthony, e successivamente condannato all’ergastolo nel giugno del 2000”. Una lettera riproposta giorni fa dal  Tempo.

“Gli occhi di mia madre, la mia forza”

Una figura è stata determinante. “Mia madre la mia roccia. E’ stata la mia forza, la mia energia. Lo sguardo dei suoi occhi. Normalmente a una persona di 96 anni, gli occhi si affievoliscono. Invece i suoi rimangono, ci puoi vedere i fuochi d’artificio nei suoi occhi. La gioia nel suo sguardo, più di qualsiasi abbraccio o di qualsiasi bacio è stato un momento meraviglioso. E poi mi ha sempre detto: ‘farò di tutto per aspettarti'”

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