Chico Forti, la parabola dell’imprenditore che ha sempre gridato la sua innocenza. Lo zio: “Grazie Meloni”

2 Mar 2024 9:57 - di Angelica Orlandi
Chico Forti

Chico Forti tornerà in Italia, grande il successo diplomatico ottenuto dal governo Meloni. Ex produttore televisivo e velista italiano, Enrico (Chico) Forti, 65 anni, è stato condannato nel 2000 all’ergastolo da un tribunale della Florida per omicidio. L’accusa era di aver ucciso a Miami il cittadino australiano Dale Pike, trovato assassinato il 15 febbraio 1998 sulla spiaggia di Sewer Beach.  Dale Pike era figlio del patron del Pike Hotel di Ibiza, Anthony Pike, con il quale Forti era in trattativa per l’acquisto del suo hotel. Secondo l’accusa, l’omicidio avrebbe avuto come movente una truffa ai danni di Pike padre. Forti si è sempre proclamato innocente e vittima di errore giudiziario. Diversi comitati e personalità hanno sostenuto la causa di Chico Forti, sulla quale la nostra diplomazia era impegnata da tempo.

Chico Forti, dal successo alla condanna

Dai successi sportivi e imprenditoriali alla reclusione. NMato a Trento l’8 febbraio 1959, prima di diventare protagonista dell’odissea giudiziaria per cui è in carcere da 24 anni per un omicidio al quale si è sempre dichiarato estraneo, è stato un campione di windsurf:  fra i primi al mondo a eseguire il salto mortale all’indietro con la tavolaù; e di vela. Fino a quando un incidente automobilistico nel 1987 pose fine alla carriera sportiva, nel corso della quale sperimentò anche il jumping e fu protagonista di discese «estreme» con gli sci. Chiusa la parentesi delle gare, si reinventò prima giornalista sportivo, poi produttore tv e organizzatore di eventi. Un personaggio poliedrico. Nel  nel 1990 partecipò a Telemike come esperto di storia del windsurf e e vinse una grossa somma di denaro, utilizzata per trasferirsi negli Stati Uniti un paio di anni dopo. Lì si sposò con Heather Crane, madre dei suoi tre figli. Divenne immobiliarista e si cimentò con successo anche con una  casa di produzione cinematografica e televisiva.

Il processo

Chico Forti ha sempre negato di essere stato con l’imprenditore australiano Dale Pike. Poi ha raccontato di averlo lasciato davanti a un parcheggio poco dopo averlo prelevato in aeroporto. L’interrogatorio avvenne senza un avvocato, violazione che nel diritto americano rende in teoria le prove acquisite nulle. Il processo si svolse in un clima molto pesante per l’imprenditore italiano: nel 2000 la giuria popolare lo ritiene colpevole dell’omicidio «oltre ogni ragionevole dubbio». Nonostante molto non tornasse, dalle irregolarità nell’interrogatorio, ai dubbi sul movente, alla mancanza di tracce di Dna e impronte sul luogo del crimine. non fu fatto il test della polvere da sparo. Non si tenne, infine, conto del superamento della prova della macchina della verità, alla quale Chico Forti si sottopose volontariamente. Arrivò così la condanna all’ergastolo. Pochi giorni fa, l’8 febbraio, aveva celebrato in cella nel carcere di Florida City il suo sessantacinquesimo compleanno. «Degli oltre duemila italiani incarcerati nel mondo – calcolò in quella occasione suo zio Gianni – Chico ha il record assoluto di permanenza in carcere».

La premier Meloni è riuscita a sbloccare il suo caso

Del suo caso si sono interessati i ministri degli esteri Giulio Terzi Sant’Agata, Emma Bonino e Luigi Di Maio, che si espose a una brutta figura. Si espose annunciandone nel 2020 l’imminente ritorno, ma poi non se ne fece nulla. Finora non era stato possibile il trasferimento in Italia perché le autorità statunitensi hanno sempre obiettato che la legislazione italiana, prevedendo degli sconti di pena, non dà sufficienti garanzie sulla certezza che il detenuto la sconti integralmente in carcere. “Il risultato è  frutto dell’impegno diplomatico di questo governo, della collaborazione con il governo dello Stato della Florida e con quello federale degli Stati Uniti, che ringrazio”. E’ stato lo zio di Chico Foti a parlare e a ringraziare Giorgia Meloni che gli ha comunicato telefonicamente la notizia. Si tratta del  fratello di Aldo, papà di Enrico, morto di crepacuore nel 2001 dopo la sentenza di condanna all’ergastolo. In questo quarto di secolo lo zio è stato il megafono e il sostegno dell’ex surfista e produttore televisivo trentino arrestato negli Usa la prima volta nel 1998, in carcere da 24 anni. FdI è sempre stato vicino alle istanze dell’imprenditore di poter tornare in Italia.

Lo zio di Chico Forti: “Quando ha saputo che si stava muovendo Meloni…”

Per incontrarlo, anche solo pochi minuti, lo zio, Gianni Forti, ha preso un aereo almeno una cinquantina di volte (l’ultima nel 2018). E il pensionato ha continuato a fare trasferte pure dal Trentino a Roma. Anche di recente. Quando Chico ha saputo che per lui si stava muovendo la presidente Meloni “si era detto convinto fosse la volta buona. E non si sbagliava”. “Ero in contatto con la premier Meloni da cinque anni – ha raccontato- e avevo avuto modo di incontrarla più volte, a Roma e alla Farnesina anche di recente. Avevo avuto diverse rassicurazioni da lei. Negli ultimi mesi l’avevo sentita diverse volte e ogni volta mi aveva ribadito che avrebbe riportato Chico in Italia, che stava facendo il possibile per riuscirci. Mi aveva anche dato un riconoscimento per lui come “uomo coraggio”». Ancora non si conoscono i tempi per il trasferimento, ma la famiglia Forti spera di riaverlo per Pasqua. La premier e la diplomazia hanno lavorato a lungo per il suo trasferimento in Italia. Lo scoglio era la resistenzea del governatore della Florida Ron De Santis. Interessato alla competizione e per le primarie presidenziali tra i Repubblicani era timoroso che un gesto di magnanimità nei confronti di Chico Forti potesse in qualche modo compromettere le simpatie degli elettori conservatori. Poi c’è stata la svolta e il successo.

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