“Repubblica” è “costretta” a inserire la Meloni tra le donne del 2023. «Ma non è colta ed è fascista»
Nei bilanci di fine anno più ghiotti da leggere c’è anche la classifica delle donne che “hanno segnato il 2023” stilata da “Repubblica“, che individua dodici profili femminili internazionali degni di citazione e ne affida le motivazioni a scrittori, giornalisti e psicoanalisti di grido. In effetti l’analisi che ne vien fuori è freudiana, tra rimozioni, traumi, incubi e fantasie varie.
Tra le donne prescelte il quotidiano romano, ovviamente, non può ignorare Giorgia Meloni, anche se la sua vittoria elettorale risale al 2022. Che fare? Fingere che non sia stata una protagonista della politica nazionale e internazionale, nel 2023, come riconosciuto da altre autorevoli testate di tutto il mondo, sarebbe stato troppo, perfino per un giornale ostile al centrodestra come Repubblica. Eppure il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari riesce nell’impresa di parlare bene di undici donne su dodici (perfino di Elly Schlein, che in un anno ha perso tanti di quei voti da fortificare perfino un qualsiasi Conte) e, udite udite, in nome delle sue battaglie contro il patriarcato, loda perfino la premier neozelandese che ha scelto di dimettersi per poter seguire il figlio dopo la gravidanza, secondo un copione tardo-medioevale…
La Meloni entra nella classifica della donne influenti, ma per Augias…
In un lungo articolo, “Repubblica” stile le sue motivazioni, che nel caso di Giorgia Meloni sono affidate a Corrado Augias, uno dei più velenosi commentatori anti-destra, con un passato di militanza politica a sinistra, con tanto di poltrona, e un presente da “martire” della Rai e aspirante “epurato” dai fascisti fino a trovare rifugio nella culla della democrazia, “La 7“…
“Giorgia Meloni è una donna non colta, ma intelligente e astuta. Sconta le sue lacune con una determinazione temprata nelle molte difficili prove che deve aver superato per affermarsi in un partito maschilista fino alla caricatura come il suo. Un tempo, almeno. Essere stata scagliata a Palazzo Chigi da un considerevole voto popolare dev’essere stato un trauma notevole per questa giovane donna. Ricordo nettamente la piccola ingenuità del suo primo giorno quando, arrivata in cima allo scalone, confessò con un toccante sorriso quanto gli onori militari appena ricevuti nel cortile l’avessero emozionata. Lo stesso timore deve averla accompagnata nella formazione del suo gabinetto. Lo rivela l’infelicità di certe scelte (decisamente troppe) guidate più dal criterio della fedeltà che da quello della competenza”. Imparziale, lucido, credibile questo commento di Augias, non c’è che dire…
Ma non è finita qui. La giovane Meloni va accusata anche di essere un po’ fascista, altrimenti i lettori si rovinerebbero il Natale. “Il suo vero, profondo, problema politico sarà scegliere tra restare fedele a scelte interne e internazionali dettate dalla vecchia appartenenza neofascista o trasformarsi in una leader conservatrice europea lasciando cadere la pesante eredità della sua giovinezza…”. Un concentrato di rancore e faziosità senza precedenti, quella di Augias. Per tutte le altre donne, invece, parole allo zucchero da “Repubblica”.
Dalla Schlein alla Murgia, le tutte eroine per la sinistra
Il commento mieloso alla nomination di Elly Schlein è affidato a Stefano Cappellini, giornalista compagno. “Missione complicata quella della neosegretaria: eletta a furor di gazebo con l’aspettativa di rivoltare il Pd, se la asseconda fino in fondo rischia di vedersi esplodere il partito; se non lo fa, delude le speranze di chi sperava nella rivoluzione. Fuori dal Pd, è anche peggio. Schlein sta lavorando alla costruzione di una coalizione che possa sfidare Giorgia Meloni, con pazienza, anche troppa…”. Poverina, tenera, lei brava ma circondata da cattivoni.
I complimenti si sprecano, e stavolta giustamente, per Paola Cortellesi, regista del film dell’anno: “Ci voleva una donna per ricordare che nel fare storia non si tratta tanto di ricostruire un passato remoto, ma, ogni volta, di fare appello ad un nuovo avvenire possibile”, scrive Massimo Recalcati.
Ovvio il ricordo affettuoso della scrittrice Michela Murgia, poi arriva il commento sul primo ostaggio israeliano rilasciato da Hamas, Yocheved Lifshitz, 85 anni, che strinse la mano ai suoi rapitori, quindi Jennifer Hermoso, la calciatrice baciata in bocca dal presidente della Federazione calcio spagnola, Narges Mohammadi, attivista per i diritti delle donne e premio Nobel per la Pace 2023, la povera Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio, Giovanna Iannantuoni, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui), Margherita Cassano, prima donna a presiedere la Cassazione, Jacinda Ardern, che si è dimessa il 19 gennaio 2023, da capo dei Laburisti e da primo ministro della Nuova Zelanda perché incinta, e infine la cantante Taylor Swift, che non ha bisogno di presentazioni.
La Meloni è in dolce e autorevolissima compagnia, ma dal basso della sua poca cultura, come scrive Augias, saprà leggere le motivazioni o dovrà limitarsi a guardare le figure?