È morto Tom Wilkinson, lo spogliarellista di “Full Monty” che ha sedotto cinema e platee con l’ironia (video)
Se ne è andato anche lui, prima che finisse questo 2023 funestato da imponenti adii di stelle dello spettacolo: è morto all’età di 75 anni l’attore britannico Tom Wilkinson, famoso per il suo ruolo in Full Monty e noto al grande pubblico – oltre che alla ristretta cerchia di studiosi e cultori del settore – per essere stato candidato due volte ai Premi Oscar come miglior attore protagonista per In the Bedroom (2001). E come miglior attore non protagonista per Michael Clayton (2007). Interprete versatile e artigiano raffinato della recitazione in salsa british, Wilkinson annovera nel suo palma res anche la vittoria di un Golden Globe, un Premio Bafta e un Premio Emmy. Lo scomparsa dell’attore è stata annunciata dalla sua famiglia riferisce The Telegraph.
È morto a 75 anni Tom Wilkinson, l’attore britannico di “Full Monty” e “In the Bedroom”
«È con grande tristezza che la famiglia di Tom Wilkinson annuncia che è morto improvvisamente a casa il 30 dicembre. Sua moglie e la sua famiglia erano con lui. La famiglia chiede privacy in questo momento», si legge in una dichiarazione del suo agente a nome della famiglia dell’attore. E la notizia, rilanciata da The Telegraph fa il giro della rete e del mondo popolato dai cultori della settima arte e dei suoi protagonisti. Quegli appassionati cultori del cinema inglese in particolare, di cui Wilkinson – uomo riservato, attore schivo e presenza discreta ma incisiva sulla scena – ha frequentato e caratterizzato con i personaggi a cui ha prestato la sua proverbiale maschera da anti-divo capace di schermarsi da clamori e gossip. Un interprete di classe, dall’inconfondibile tocco “british”, che ha fatto di eleganza pret a porter e silenziosa saggezza, la cifra stilistica della sua carriera e una vera e propria condotta di vita.
Quei passi in Full Monty che hanno segnato il suo cammino artistico e rivelato il suo estro
E allora, ci piace ricordarlo così, mentre accenna i primi passi di danza sulle note di Hot Stuff – uno dei più rinomati successi di disco music anni Ottanta, firmato Donna Summer – quando in fila all’ufficio di collocamento getta il primo seme di una inaspettata carriera da spogliarellista. Una carriera che, da Full Monty in poi, rivelerà sul set ben più delle sue capacità tersicoree. E dimostrerà alle platee internazionali come un attore possa sedurre con eleganza e sfoderando l’arma dell’ironia…
La formazione in stile rigorosamente “british”
Raffinato per formazione e pacato per natura, sia che si mettesse alla prova con la commedia. Sia che misurasse con copione drammatici, Tom Wilkinson – nato in Gran Bretagna. Cresciuto in Canada dove la famiglia si era trasferita per problemi economici. E poi rientrato in patria – ha percorso tutte le tappe accademiche che un attore che si rispetti annovera nel suo curriculum: si laurea in letteratura alla University of Kent di Canterbury e poi si iscrive all’Accademia Reale d’arte drammatica di Londra. Dalla metà degli anni Settanta è già all’opera sul campo, attivo sia in televisione che al cinema. I tempi sono maturi, e il debutto ufficiale nel mondo del grande schermo arriva grazie a una scrittura doc e a un ingaggio che lo iscrive di diritto all’ideale albo genealogico degli attori dal lignaggio esclusivo: quello del polacco Andrzej Wajdache lo vuole in La linea d’ombra (1976), tratto dal romanzo omonimo di Joseph Conrad.
Tra fiction tv, rivisitazione shakespeariane e una insospettabile vena comica
Poi, tra fiction tv e nobili rivisitazioni shakespeariane, negli anni Novanta Tom Wilkinson comincia ad appellarsi alla vena comica della sua poliedrica personalità d’attore, e si rivela capace di declinazioni inaspettate: come dimostrato con le riprese della commedia romantica A Business Affair (1994), a cui segue un ritorno al drammatico siglato nel successivo Il prete (sempre del ’94) in cui veste i logori e scomodi panni del parroco di un quartiere popolare di Liverpool. Ma dismesse quelle vesti popolari, Wilkinson torna al classico: con Ragione e sentimento (1995), seguito dall’avventuroso Spiriti nelle tenebre (1996). In mezzo, l’intenso Il senso di Smilla per la neve (1996). I tempi sono maturi per un successo che lo consacri definitivamente: e quel successo arriva con il sofisticato quanto irresistibile Full Monty – Squattrinati organizzati (1997) di Peter Cattaneo, il film che ha sbancato al box office inglese, che vede Wilkinson impersonare con maestria ed esilarante forza istrionica uno degli improvvisati spogliarellisti di Sheffield.
Tom Wilkinson, dai film di successo ai riconoscimenti “regali”
Innumerevoli, da questo momento in poi, i titoli di richiamo e i riconoscimenti di pubblico e critica, sublimati una volta per tutte nel 1995 quando la regina Elisabetta nomina Wilkinson nell’OBE per meriti artistici: un premio prestigioso riservato a pochi. A quel punto, dal ruolo del farmacista in Shakespeare in love, altro titolo da Oscar, passando per scritture televisive e successi del grande schermo, per l’attore sono maturi i tempi della definitiva promozione cinematografica. Quella conseguita a pieni voti anche grazie a Cavalcando con il diavolo (2000) di Ang Lee e al fianco di Mel Gibson in Il patriota (2000) di Roland Emmerich. Successi che eleverà all’ennesima potenza con il il thriller Essex Boys (2000). Pronto a conquistare una nomination all’Oscar come protagonista del drammatico In the Bedroom (2001), per cui Tom Wilkinson veste i panni di un padre accecato dal desiderio di vendetta.
Gli ingaggi blasonati di Woody Allen, Roman Polansky, Robert Redford e John Landis
Il viatico è aperto, e l’attore lo attraversa con eleganza e tenacia. Una raffinata determinazione, la sua, dimostrata in L’importanza di chiamarsi Ernest (2002) e con La ragazza con l’orecchino di perla (2003). C’è tempo e spazio, a questo punto, per grandi registi e copioni selezionati. Titoli che consacrano definitivamente l’attore nell’Olimpo dei più gettonati e amati: da Woody Allen, per esempio, che lo vuole per Sogni e delitti (2007). A Roman Polanski che lo ingaggia per L’uomo nell’ombra (2010). Fino a John Landis, che lo sceglie per Ladri di cadaveri-Burke & Hare (2010). E passando per Robert Redford che lo dirige nello storico The conspirator (2011). Ma la lista sarebbe ancora lunga e varia. Ma la consacrazione è ormai definitiva. E l’estro di Tom Wilkinson noto a tutti. Tutti quelli che oggi lo piangono e gli dicono, sommessamente, addio.