Strage di Bologna, nell’ultimo libro di Mazzanti tutte le contraddizioni della sentenza Bellini
Fino al 2020 le vicende giudiziarie legate alla strage di Bologna erano abbastanza chiare, pur dividendo l’Italia tra i colpevolisti nei confronti di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti e gli innocentisti guidati peraltro da esponenti della sinistra che negli anni Novanta avevano persino dato vita al comitato “E se fossero innocenti?” con parlamentari, intellettuali e giornalisti (due nomi su tutti: Rossana Rossanda e Andrea Colombo, un giornalista de Il Manifesto che si è letto le carte e ha scritto un libro Storia nera). Poi è arrivato il processo a Gilberto Cavallini, conclusosi con la sua condanna all’ergastolo ma durante il quale si è scoperto che il lembo facciale conservato nella tomba di Maria Fresu non appartiene alla donna sarda ma ad una probabile 86ma vittima e sono emersi tanti misteri sui quali però la Corte non ha ritenuto di fare chiarezza come si sarebbero aspettati gli italiani.
L’infinita vicenda giudiziaria della strage di Bologna
La vicenda non è finita qui: è proseguita con un altro processo (il cosiddetto processo ai mandanti), che però si è concluso con la condanna come esecutore di Paolo Bellini, criminale comune e mai realmente appartenuto all’area dell’eversione di destra, accreditato come un personaggio di un certo peso di Avanguardia Nazionale, mentre quelli che sono ritenuti i mandanti sono tutti morti (da Federico Umberto D’Amato a Licio Gelli e Mario Tedeschi) e quindi improcessabili. La condanna di Bellini è stata spiegata in una sentenza di oltre 1.700 pagine che il giornalista bolognese Massimiliano Mazzanti (già autore di un saggio sul processo Cavallini in cui ha raccolto gli articoli pubblicati sul Secolo d’Italia) è andato a leggersi minuziosamente rintracciandovi una ricostruzione della storia d’Italia con una chiave di lettura molto particolare, lacunosa e smentita dalle vicende della cronaca e della politica.
L’ultimo libro di Mazzanti: “Strage di Bologna, la sentenza Bellini”
Un esame attento che Mazzanti ha tradotto nel libro Strage di Bologna, la Sentenza Bellini: processo ai vivi per condannare i morti (edizioni Fergen): 184 documentatissime pagine per evidenziare “stranezze” e contraddizioni del processo che ha visto alla sbarra improbabili imputati vivi, per condannare i morti, in una cornice che è apparsa come il solito tentativo di addossare all’intera storia della destra politica italiana l’etichetta di stragista, coinvolgendola persino nei gravi delitti di Mafia degli anni ’90.
In 184 pagine tutte le contraddizioni del processo
Così Mazzanti ricorda i rapporti tra Gelli e il Pci e rammenta le principali vicende politiche che hanno preceduto e seguito la strage, nonché i misteri sui quali la magistratura non ha voluto indagare a partire dal lembo facciale e dalla sicura presenza a Bologna di alcuni terroristi tedeschi e alcuni brigatisti rossi, mentre per Bellini ci sono solo alcuni indizi e non c’è certezza della presenza anche perché sarebbe il primo terrorista che ha messo la bomba e poi anziché scappare il più lontano possibile è rimasto alla stazione per essere ripreso da un video (anche se non c’è certezza che si tratti della sua immagine).
La presentazione del libro di Mazzanti a Bologna
Dal libro di Mazzanti emerge che la sentenza Bellini anziché fornire chiarimenti generali, ingarbuglia ancor più la vicenda ponendo ulteriori dubbi sulla strage di Bologna e sul comportamento di alcuni magistrati. Il libro viene presentato a Bologna il 2 agosto alle 18.30 presso il Bar Propaganda di via Mazzini dagli avvocati Alessandro Pellegrini e Mattia Finarelli e dall’ex vicequestore di Bologna Giovanni Preziosa.