Ottant’anni da “golden boy: Gianni Rivera e la sua leggenda, da Brera a Berlusconi
Gianni Rivera deve molto della sua fortuna a un noto imprenditore calabrese degli anni sessanta, Biagio Lecce. Presidente del Cosenza che ritornava in serie B, Lecce scartò il ragazzino friulano perché ritenuto “troppo gracile”. E pochissimi anni dopo, a nemmeno 19 anni, uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi, il primo a vincere il Pallone d’oro, partecipava all’infausta spedizione dei mondiali di calcio in Cile. Compie ottant’anni una leggenda del nostro calcio, elegante e raffinato come pochi, “l’abatino” secondo Gianni Brera, un fuoriclasse assoluto che nel giro di soli tre anni stava per completare un ciclo( vittoria Europeo, Pallone d’oro e Mondiali) che solo Pelè fermò. E proprio quegli inspiegabili sei minuti giocati in finale al posto di Mazzola rimangono ancora uno degli enigmi irrisolti della storia della pelota.
Le due coppe dei campioni e la Nazionale
Gianni vinse due coppe dei campioni con Nereo Rocco ( 1963 e 1969) e si ritirò il 1979 con lo scudetto della stella, il decimo della storia rossonera. In nazionale, oltre al trionfo degli Europei e alla spedizione messicana con la rete in Italia- Germania 4-3, chiuse il 1974 con il fallimento tedesco di una squadra data per favorita che non arrivò nemmeno al secondo turno.
501 partite in rossonero e 60 match disputati in maglia azzurra con 14 reti. Il Pallone d’oro del 1969 pare sia stato uno dei rimpianti di Gigi Riva che riteneva di meritare l’ambito riconoscimento.
Rivera politico e lo scarso feeling con Berlusconi
Democristiano di sinistra, deputato dal 1987 al 2001 e più volte sottosegretario fu battuto per ironia della sorte, nel suo collegio, da quel Silvio Berlusconi con il quale non ebbe mai un buon feeling. Probabilmente si sarebbe aspettato un ruolo di primo piano nella memorabile epopea berlusconiana rossonera ma non entrò mai nei ranghi dirigenziali. Nel suo curriculum anche una legislatura a Strasburgo e una militanza no vax.
Gianni Brera e padre Eligio
Gianni Brera, che non lo amava tanto, lo definì “l’abatino”. Uno dei suoi amici più importanti rimane Padre Eligio Gelmini, prete di strada, con il quale condivise progetti contro la tossicodipendenza. Intelligente e colto, antitetico al prototipo del calciatore anni settanta, Gianni Rivera è fisso nell’immaginario collettivo. Anche se ormai non è più “gracile”, la sua fortuna dei tempi che furono.