Soumahoro, i fischi in Aula ancora gli bruciano: frigna con Mattarella e vuole un “garante delle minoranze”

6 Lug 2023 10:37 - di Chiara Volpi
Soumahoro

Soumahoro dopo aver depositato una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, torna sulla scena per lanciare il suo ultimo, disperato (e disperante) grido d’allarme mimetizzato in un messaggio inoltrato al Presidente Mattarella. Un sos delirante, tra cui le righe spuntano riferimenti a minoranze discriminate e evocazioni ardite su razzismi in corso e unità nazionale sotto attacco. E ancora una volta, si finisce nella farsa… «Ho scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – scrive il parlamentare ex Avs, poi passato al gruppo misto dopo lo scandalo che ha travolto le cooperative della sua famiglia – per chiedergli, in qualità di rappresentante dell’unità nazionale, di sostenere l’istituzione di un garante di tutte le minoranze discriminate in Italia».

Soumahoro scrive a Mattarella per chiedere l’istituzione di un “garante di tutte le minoranze”

L’urgenza? Soumahoro la segnala nel passaggio successivo. Un inciso che recita: perché «negare o minimizzare le discriminazioni e il razzismo – rilancia all’ingrosso l’ex sindacalista dei braccianti immigrati – rischia di mettere in pericolo l’unità nazionale del nostro Paese»… Insomma, ci risiamo. Soumahoro torna alla carica con il solito armamentario di recriminazioni e scuse. Appelli retorici logori, quanto inutili. Invocazioni istituzionali cariche di retorica e allarmismi: sos che ormai nessuno più raccoglie. A partire dagli ex colleghi dell’alleanza rossoverde, che da tempo lo hanno lasciato per strada. Abbandonato a un delirio accusatorio solitario, nato da un disperato tentativo di apparire. Distrarre e difendersi dalle accuse rivoltegli da ex collaboratori e ex sodali. E, non ultimo, dalle turbolenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto moglie e suocera.

E anche l’ultimo grido d’allarme sfiora la farsa…

Un messaggio assolutamente autoreferenziale, quest’ultimo, con cui Soumahoro si riferisce ai fatti dello scorso 28 giugno quando, nell’Aula di Montecitorio, la sua voce è stata coperta da fischi e ululati. Un sos al limite del paradossale, che in calce non manca di esortare le truppe ideologiche all’assalto in un metaforico “armiamoci e partite”, sollecitando «tuttavia, oltre a denunciare», “l’impellenza” a «lottare con fermezza contro le nostalgie del periodo più buio del secolo scorso. Uniamoci, alziamoci e lottiamo insieme contro ogni forma di discriminazione e di razzismo», conclude il deputato. In un ultimo colpo di coda. Un ennesimo disperato tentativo di apparire e di rattoppare un’immagine logora e sfilacciata. Una trama di scuse e giustificazioni bucherellata da strappi e incoerenze. Tutti nodi e intrecci, di cui il parlamentare approdato al Gruppo Misto non ha ancora finito di rendere conto.

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