Annullato il party in piscina per sole donne musulmane: segregazione e divieti in locandina
Diventa un caso il party in piscina per sole donne musulmane. Un evento che era in calendario per l’8 luglio in un parco acquatico di Limbiate (Monza e Brianza). Dopo l’iniziale ok all’evento, infatti, sono cominciate a montare le polemiche e indiscrezioni sull’organizzazione dell’iniziativa, promossa tramite un sito Internet e una pagina Instagram denominata “Bahja”. Voci e criticità ad esse legate che, alla fine, hanno indotto i proprietari della struttura che avrebbe dovuto ospitare l’evento ad annullare la festa a bordo piscina. Ma la cancellazione della giornata di svago in programma sabato prossimo ha scatenato una nuova ondata di discussioni, se possibile anche più accese.
Scoppia la polemica sulla festa per sole donne musulmane in piscina
L’iniziativa, sponsorizzata come un’occasione di divertimento e svago protetto dalla privacy del parco acquatico brianzolo, è naufragata ancora prima di salpare. Del resto, quell’evento in esclusiva, organizzato secondo regole e precetti riportati finanche sulla locandina, dove – riferisce tra gli altri il sito del Tgcom24 – «era stato scritto che sarebbe stato vietato fare foto e video. E che non ci sarebbero state telecamere di videosorveglianza. Aspetti, questi, che hanno destato preoccupazioni organizzative e provocato reazioni, inducendo gli stessi gestori del centro ad annullare tutto. E rinfocolando, altresì, preoccupazioni e polemiche, come quelle esplicitate dall’eurodeputata Isabella Tovaglieri (Lega).
L’eurodeputata della Lega: un party «all’insegna della segregazione» e senza misure di sicurezza
L’esponente del Carroccio, infatti, puntando i riflettori sulla festa privata in programma. E citando proprio la locandina del programma e i suoi dettagli, nelle scorse ore ha definito il party un appuntamento «all’insegna della segregazione». Nel quale «mancheranno anche alcune misure di sicurezza. E con le telecamere di sorveglianza che verranno spente per permettere alle ospiti di trascorrere una giornata di sole, libere dagli sguardi indiscreti». Aggiungendo in calce: «Non possiamo più accettare l’alibi della discriminazione e dell’integrazione difficile, quando sono gli stessi immigrati musulmani a volersi isolare dalla società in cui hanno scelto di vivere. Perpetuando usi e costumi incompatibili con i nostri. Che stridono con le conquiste e con i diritti faticosamente raggiunti dalle donne in Occidente».
Festa per donne musulmane in piscina: i gestori dell’acquapark annullano l’evento
Una precisa denuncia politica e sociale quella a cui rimandano le parole della Tagliaferri, su cui i proprietari dell’acquapark hanno risposto con una nota che, tra gli altri, Il Giorno ha registrato. Note a margine delle polemiche, in cui i gestori della piscina che hanno deciso di annullare tutto, puntualizzano: «L’idea era nata dal semplice fatto di affittare la nostra location (che è aperta a tutti) ad un privato». Un privato, rimarcano, «che può essere chiunque: italiano, straniero o di qualsiasi etnia e religione. E che avrebbe poi invitato ospiti a sua scelta. In questo caso donne della medesima religione, per trascorrere una giornata esclusiva. Ci teniamo a precisare – sottolineano anche però – che tramite la loro pubblicità sono stati travisati alcuni degli accordi verbali presi».
«Avessimo saputo prima alcuni dettagli avremmo rifiutato subito la proposta»
Concludendo la nota ribadendo il loro no all’evento e rilanciando: «Non immaginavamo assolutamente tutte queste restrizioni, che non sono in accordo con i nostri ideali. Siamo persone che in primis tengono alla tutela e all’emancipazione delle donne. Avessimo saputo prima alcuni dettagli avremmo rifiutato subito la proposta in questione»…