Pd, Schlein incontra Lula e i riformisti tremano: a rischio la posizione dem sulla armi a Kiev

21 Giu 2023 11:10 - di Michele Pezza
Lula

Annunciato da un’intervista a tutta pagina (o quasi) sul Corriere della Sera, il presidente del Brasile Lula sbarca in Italia, dove incontrerà il presidente Mattarella, il premier Meloni, il Papa e anche Elly Schlein. Con la leader dem parlerà soprattutto di politica. Lula, il cui nome è in realtà ben più lungo (Luiz Inácio Lula da Silva), è infatti una delle star della sinistra mondiale. È su posizioni pacifiste nel conflitto che vede opposta la Russia all’Ucraina ed è un devoto della tesi del climate change, oltre che della estensione dei diritti civili. Insomma, ha tutti gli ingredienti giusti per intendersi con una movimentista come la segretaria del Pd.

Lula in Italia: incontrerà Mattarella, Meloni e il Papa

Non stupisce, perciò, se abbia cominciato con l’incontro con lei questa intensa giornata italiana, prima tappa di un tour europeo che si concluderà in Francia. Alla luce delle tensioni che circolano tra i dem a seguito della partecipazione della Schlein alla manifestazione grillina di sabato scorso sul salario minimo, c’è da giurare che anche l’incontro con Lula non mancherà di provocare apprensione tra i riformisti di quel partito. A preoccuparli è soprattutto la sua posizione pacifista, il cui confine con le argomentazioni più battute dalla propaganda del Cremlino è davvero assai labile.

Le parole dell’intellettuale grillino De Masi

Il rischio è che la Schlein si faccia prendere la mano anche su un tema delicato come l’invio delle armi all’Ucraina. Non è un caso se, a incontro con la leader del Pd ancora in corso, un intellettuale molto vicino al M5S come il sociologo Domenico De Masi, abbia sentito il bisogno di sottolineare che «sulla guerra Lula ha una posizione come quella di Papa Francesco, vuole la pace e non invierà mai armi a Zelensky». Parole che sembrano pronunciate apposta per mettere in risalto una maggiore vicinanza tra il leader brasiliano e Giuseppe Conte. A conferma che la lotta per la egemonia sulla sinistra radicale è accesissima e non prevede fair play.

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