Brasile, Lula dà i numeri: «300 milioni di morti per Covid». E Bolsonaro lo trascina in tribunale

15 Mag 2023 12:43 - di Francesca De Ambra
Bolsonaro

In Brasile fa più danni (politici) il dopo-Covid che il Covid. È di qualche ora fa, infatti, l’annuncio da parte dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro di voler trascinare in tribunale il suo successore Luiz Inácio Lula da Silva. Per diffamazione. Questi, infatti, lo ha accusato delle morti da Covid durante il suo governo e ha insinuato che avrebbe una villa milionaria negli Stati Uniti intestata ad un suo ex collaboratore, il tenente colonnello Mauro Cid. «Hanno appena scoperto una casa da 8 milioni di dollari di proprietà dell’aiutante di Bolsonaro», ha detto Lula venerdì scorso durante un evento a Bahia. Ma non è l’unica accusa mossa a Bolsonaro dall’attuale presidente brasiliano.

Bolsonaro accusato anche di possedere una villa di 8 milioni

Ben più grave è quella sui morti di Covid, stimati nella iperbolica cifra di «300 milioni». È evidente che, sul punto, Lula ha dato i numeri. Quelli ufficiali, infatti, accreditano un totale di 700 mila vittime. Il presidente ha invece largheggiato con gli zero, arrivando a sostenere che «dei 700 milioni di brasiliani morti per Covid, 300 milioni sono morti a causa di un governo negazionista che non ha la minima sensibilità per la scienza e la medicina». In realtà, Bolsonaro ha pagato moltissimo la gestione della pandemia durante la sua presidenza.

Anche militanti di sinistra nei disordini dell’8 gennaio

E non solo sotto l’aspetto politico, come ben testimonia la sconfitta elettorale subita proprio ad opera di Lula, ma anche sotto quello giudiziario. L’ex-presidente è anche nel mirino della magistratura nell’ambito dell’inchiesta sui falsi certificati Covid. I giudici gli hanno persino ritirato il passaporto. Una tensione crescente culminata nello sbotto di pianto che lo ha colpito mentre, in un’intervista radiofonica, parlava della moglie Michelle, sospettata di frode per il suo green-pass. «Perseguitano anche la mia famiglia», aveva detto Bolsonaro in lacrime. Intanto, sul fronte dei disordini avvenuti a Brasilia l’8 gennaio scorso, documenti pubblicati dalla rivista digitale Oeste rivelano che all’assalto ai palazzi del potere parteciparono anche membri ed ex esponenti di partiti di sinistra.

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