Omicidio Primavalle, sul movente spunta un debito di 30€. Ma l’ipotesi non convince gli inquirenti
Omicidio di Primavalle, s’indaga sul movente. Sotto torchio per ore, il 17enne di origini cingalesi, arrestato per l’omicidio di Michelle Causo e interrogato, avrebbe parlato di un debito di 30 euro: ma gli inquirenti dubitano che possa essere questo il movente di un delitto brutale come quello che ha sconvolto il quartiere di Primavalle, l’intera città di Roma e un Paese intero, sgomento dopo un massacro costato la vita a una 16enne, il cui corpo straziato l’assassino ha occultato in un sacco di spazzatura che perdeva sangue. Trasportato in un carrello della spesa. E abbandonato tra i rifiuti, vicino ad alcuni cassonetti, come fosse uno “scarto” qualunque da smaltire… €
Omicidio di Primavalle, s’indaga sul movente: un debito di 30 all’origine del massacro?
Eppure, nonostante il movente indicato non convinca gli inquirenti al lavoro sul caso, elevando all’ennesima potenza il potenziale di sconcerto e rabbia, è quello che il 17enne arrestato ha raccontato durante un lungo interrogatorio. Ore drammatiche di interrogativi e ricostruzioni, che l’Adnkronos riassume definendolo un momento «analitico e approfondito». Al momento l’accusa nei confronti del ragazzo è di omicidio volontario. E lunedì il giovane comparirà davanti al gip del Tribunale dei minorenni di Roma per l’udienza di convalida dell’arresto. Ma l’accusa potrebbe anche aggravarsi.
Gli inquirenti dubitano della versione resa dal 17enne cingalese durante l’interrogatorio
«Abbiamo avuto una lite, perché mi doveva una trentina di euro», avrebbe detto, secondo quanto riporta Il Messaggero, il 17enne aspirante trapper, a cui gli inquirenti non credono, lasciando comunque il perché di un omicidio così efferato nella nebbia dei dubbi e dei sospetti. Il movente resta quindi ancora un’incognita da decifrare. Intanto, nell’esame anatomo-patologo il medico legale non ha riscontrato segni di violenza sessuale sul corpo della ragazza. E allora, i magistrati inquirenti sarebbero al lavoro anche su un’altra ipotesi.
Omicidio di Primavalle, l’ipotesi degli inquirenti sul movente
Una pista di cui riferisce in particolare il Tgcom 24, secondo cui gli investigatori sul caso starebbero vagliando partendo dal presupposto che «il debito di trenta euro fosse legato al consumo di droga. Cannabis in particolare. Il 17enne – prosegue il sito della testata giornalistica – è stato sottoposto ai drug test, di cui si attende l’esito. Durante l’interrogatorio non si è dichiarato tossicodipendente. E al momento del fermo era lucido. Alcuni video pubblicati sui social, però, lo riprendono mentre fuma degli spinelli». Non solo. «Nella sua abitazione è stato trovato un piccolo quantitativo di hashish».
La ricostruzione del delitto: la furia omicida del killer
Intanto, se il movente dell’omicidio desta perplessità, la ricostruzione di quello che gli stessi genitori di Michelle hanno definito “un massacro”, è chiara e supportata da prove e riscontri. Il delitto sarebbe avvenuto tra le 11.30 e le 15 di mercoledì nell’appartamento al civico 25 di via Giuseppe Benedetto Dusmet che il ragazzo, figlio di emigrati dello Sri Lanka, condivide con la madre. Secondo i rilievi della polizia Scientifica, al momento dell’assassinio vittima e carnefice erano soli in casa. Il giovane non avrebbe, dunque, avuto complici, come sospettano, invece, sempre i genitori di Michelle.
Omicidio di Primavalle, una decina di colpi inferti con un coltello da cucina
Avrebbe colpito da solo, dunque, più e più volte: sul viso, al collo, al torace. Dieci coltellate inferte con un coltello da cucina, da cui la ragazza avrebbe provato a difendersi riparandosi dalle stilettate con le braccia. Ma non è riuscita a fermare la furia del suo assassino Michelle. E, caduta a terra, è morta in pochi istanti. Da lì, poi, il killer sarebbe rimasto almeno un paio d’ore accanto al corpo senza vita dell’amica.
Poi il delirio dell’abbandono del corpo…
Poi è cominciato il delirio che ha visto il 17enne infilare le spoglie della vittima in un sacco dell’immondizia, adagiarlo in un carrello della spesa per poi liberarsene vicino ai cassonetti. Intercettato da un residente della zona che lo ha visto trascinare il sacco, e incedere a fatica con le scarpe macchiate di sangue. Tracce di sangue che gli investigatori hanno trovato anche sulle scale del palazzo dove il giovane vive insieme alla madre, a poche centinaia di metri dai cassonetti…
Ipotesi droga
E allora, i magistrati inquirenti sarebbero al lavoro anche su un’altra ipotesi. Una pista di cui riferisce in particolare il Tgcome24, secondo cui gli investigatori sul caso starebbero vagliando partendo dal presupposto che «il debito di trenta euro fosse legato al consumo di droga. Cannabis in particolare. Il 17enne – prosegue il sito della testata giornalistica – è stato sottoposto ai drug test, di cui si attende l’esito. Durante l’interrogatorio non si è dichiarato tossicodipendente. E al momento del fermo era lucido. Alcuni video pubblicati sui social, però, lo riprendono mentre fuma degli spinelli». Non solo. «Nella sua abitazione è stato trovato un piccolo quantitativo di hashish».