Gli orfani di Draghi. “Repubblica” capofila degli ultrà del ritorno del governo dei tecnici
Il cadavere è ancora caldo, ma sui giornali già fioccano analisi, ipotesi e retroscena sulla politica italiana orba di Silvio Berlusconi. Un’attività in cui spicca Repubblica, secondo la quale uno degli esiti probabili legati alla scomparsa del quattro volte premier starebbe nell’avvento di un governo tecnico «modello Draghi», il cui «spettro» già «terrorizzerebbe» Giorgia Meloni. Fantasie? Può darsi. Ma in politica mai dire mai. Soprattutto in Italia, terra di ossimori geometrici come le «convergenze parallele» o di astruserie come la «non sfiducia» e i «compromessi storici». Tanto più che il retroscena del quotidiano di Largo Fochetti parte da un dato oggettivo quale indubbiamente è lo spaesamento di Forza Italia a seguito della scomparsa del suo fondatore, leader e demiurgo.
Repubblica scommette sul caos in Forza Italia
Un dato innegabile. Che poi Repubblica mescola abilmente con altri ingredienti molto meno oggettivi e molto più eventuali come il blocco, da parte di Ursula von der Leyen, di «una o più tranche del Recovery Fund» con conseguente «pressing sul governo» e «fibrillazione» sui mercati. Uno scenario da «incubo», che – azzarda il quotidiano – la Meloni non potrebbe esorcizzare agitando il ritorno alle urne per il panico che tale soluzione genererebbe tra i forzisti. Inglobarli, allora? Neanche per sogno: «Dovremmo democristianizzarci», avrebbe obiettato proprio il premier, scartando così – è sempre il retroscena a parlare – «una soluzione che non piace alla parte più radicale del suo partito e che probabilmente non convince la stessa premier preoccupata di tranciare le radici della destra missina».
Ma ammette: «Alla Schlein non converrebbe»
Si capisce fin troppo bene, dunque, come Repubblica tifi per il governo «modello Draghi» con lo stesso ardore di un ultrà della curva per la sua squadra del cuore. Ne immaginiamo perciò la delusione nel momento in cui arriva da sola a rendersi conto che, come dicono a Roma, “nun c’è trippa pe’ gatti“. Delusione accresciuta dalla consapevolezza che a sbriciolare il castello di sabbia così pazientemente allestito dal giornale fondato da Eugenio Scalfari è proprio una delle sue beniamine, cioè Elly Schlein. Già, la leader del Pd non avrebbe alcun interesse a favorire l’avvento di un governo figlio di tutti (o quasi) e di nessuno. Incontestabile. Di più: è l’altro dato oggettivo del retroscena assieme al disorientamento dei forzisti. L’uno vale l’altro, con tanti saluti ai sognatori.