Vallanzasca potrà riavere i permessi premio: lo ha deciso il tribunale di Sorveglianza
Potrà tornare a usufruire dei permessi premio dal carcere. Una buona notizia per l’ex boss Renato Vallanzasca. Condannato a quattro ergastoli e 295 anni di reclusione per una interminabile serie di rapine a mano armata, sequestri e omicidi. Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta della difesa del criminale, detenuto a Bollate. Quella di riprendere a usufruire dei permessi premio per frequentare la comunità dove già andava in passato. Che gli erano stati sospesi a febbraio e marzo scorso. Quando dal carcere era stato segnalato un comportamento “anomalo” del ‘”bel René”. Legato alla mancata comprensione degli orari e delle modalità dell’uscita in permesso. ‘Offuscamento’ forse dovuto a una patologia neurologica in fase di accertamento. Che è oggetto di un’apposita istanza di differimento della pena.
Renato Vallanzasca potrà riavere i permessi premio
Insomma non avendo violato le prescrizioni, ma essendo ipotizzata una patologia, osserva il tribunale della Sorveglianza, “mancano gli estremi di rimproverabilità della condotta anomala”. Per i giudici l’interruzione dei permessi appare una “sanzione eccessiva ed ingiustificata. Anche e soprattutto perché gravemente penalizzante per Vallanzasca. Che ha trascorso un lunghissimo periodo in carcere. E che ha la necessità di strutturare un percorso di risocializzazione, che ad oggi sembra essere stato intrapreso con serietà”.
I giudici di Sorveglianza di Milano accolgono la richiesta della difesa
Proprio così il sanguinario Vallanzasca, autore tra l’altro di rocambolesche fughe, viene oggi descritto dai legali in cerca di clemenza come un fulgido esempio. Il detenuto (che non si è mai ravveduto né risarcito le vittime) “ha sempre rispettato scrupolosamente le prescrizioni”, è il parere della difesa. “Nella comunità ospitante Vallanzasca ha sempre tenuto un comportamento esemplare. Nessun rilievo è mai stato mosso nei suoi confronti. Tanto che la direzione del carcere ha segnalato che ‘i permessi premio hanno avuto per il soggetto una funzione risocializzante. E pedagogicamente rilevante proprio perché sono stati fruiti presso la struttura della comunità, divenuta per lui vero e proprio ambito affettivo e di confronto'”. Per i legali il protagonista della mala milanese degli anni Settanta e Ottanta, 50 anni passati in carcere, può tornare “a fruire dei permessi premio“. Il diniego del permesso, apparentemente giustificato da ragioni sanitarie, infatti, si tradurrebbe in una “sanzione immotivata. E penalizzante. Che rischia di aggravare le condizioni psichiche del detenuto che vedeva in quegli spazi di libertà ragione di sollievo per la propria patologia neurologica”. Nei prossimi giorni ci sarà un’altra udienza in Tribunale per l’ex boss della Comasina scaturita dalla richiesta della Procura milanese di applicargli “l’isolamento diurno per ulteriori sei mesi”, in base a un nuovo calcolo sul cumulo di pene che deve scontare. Nei mesi scorsi, poi, la Sorveglianza aveva respinto richieste di liberazione condizionale e semilibertà per il 73enne.