Hashim Thaci, ex presidente del Kosovo: eroe o criminale? Deciderà il Tribunale dell’Aia
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
I conti con la storia. Condannare la storia. Provare almeno a fare chiarezza e raccontarci la verità dei fatti. E’ quanto ci si aspetta dal Tribunale Internazionale dell’Aia che in questi giorni ha ripreso le udienze sul caso Kosovo. Alla sbarra Hashim Thaci, ex presidente del Kosovo accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, commessi durante la guerra d’indipendenza contro le forze serbe tra il 1998 e il 1999. Con lui ci sono anche altri tre imputati. Sono sospettati di quasi 100 omicidi, sparizioni forzate, persecuzioni e torture. Una pagina nera della storia moderna, con una guerra dimenticata troppo in fretta e che fece nel cuore dell’Europa almeno 13.000 morti, per lo più albanesi kosovari. Tuttavia non è semplice spiegare e comprendere i fatti e le barbarie commesse da entrambe le parti in quella che comunque fu definita da tutti una guerra di liberazione da parte dell’Esercito di liberazione del Kosovo (UCK) di cui Hashim Thaci era componente. Il 54enne Thaci continua a dichiararsi innocente accusando la giustizia internazionale di voler “riscrivere la storia”. Si è detto comunque ben disposto a “collaborare a stretto contatto con la giustizia”.
Sotto pressione comunque c’è anche la Corte Internazionale alla quale l’opinione pubblica guarda con attenzione anche in merito a quanto potrebbe accadere in un futuro prossimo in merito ai fatti ed i crimini che si stanno consumando in Ucraina. Un tema scottante quello dei crimini di guerra e contro l’umanità. All’ex leader dell’Esercito di liberazione del Kosovo (UCK) vengono contestati oltre le uccisioni, le persecuzioni e le torture ai danni di centinaia di civili non solo serbi ma anche albanofoni e rom. Il procuratore incaricato dell’accusa, Alex Whiting, ha sostenuto che Thaci ha condotto una sanguinosa campagna contro i suoi oppositori, con oltre 100 omicidi. L’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, ancora non ha placato gli animi e rimangono focolai di scontri che spesso si verificano sulla linea di confine tra i due Paesi, ancora presidiata dalla forze di sicurezza internazionali a guida NATO. Thaci da guerrigliero UCK, dopo la fine del conflitto, intraprese la carriera politica che lo portò nel 2016 alla presidenza del Kosovo. L’allora vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden, per questa sua storia lo definì il “George Washington del Kosovo”. Nel novembre 2007 vinse le elezioni guidando il Partito Democratico del Kosovo. Da primo ministro, nel 2008, lesse la dichiarazione dell’indipendenza, che Belgrado non ha mai riconosciuto. Il popolo kosovaro comunque lo considera ancora un eroe. Eletto presidente del Kosovo nel 2016 non riuscì a portare a compimento il mandato perché nel 2020 si dimise dopo le incriminazioni del Tribunale speciale per il Kosovo. Un eroe per migliaia di kosovari che non hanno dimenticato il suo nome in codice “Il serpente” tra i più temuti ed allo stesso tempo tra i più ammirati “generali” dell’Esercito di liberazione. Migliaia di kosovari domenica hanno manifestato a Pristina in suo sostegno. Il processo, dopo lo scioglimento del Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia, è portato avanti dalla Corte giudicante, un tribunale ibrido creato secondo il diritto kosovaro nel 2015, ma finanziato dall’UE e con giudici internazionali chiamati a giudicate non solo l’ex capo di Stato Hashim Thaci, ma anche gli ex guerriglieri dell’Uck, Kadri Veseli, Rexhep Selimi e Jakup Krasniqi. Criminali di guerra o eroi nazionali? Non sarà semplice arrivare alla verità oggettiva che potrebbe subire condizionamenti importanti dal timore di precedenti che potrebbero rivelarsi fatali in un futuro processo a Vladimir Putin, ma questa certo è un’altra storia.