Senaldi stronca i detrattori della Meloni: “Se non comanda il Pd l’Ue ci rispetta. Prima eravamo vassalli”

25 Mar 2023 16:09 - di Angelica Orlandi
Senaldi Meloni

Sul premier Meloni a Bruxelles ne va della credibilità di molti commentatori e opinionisti. Pietro Senaldi prende per i fondelli i tifosi “contro” che se la ridono e si sfregano le mani:  “Sì va beh, ma cosa ha portato a casa?”. La Repubblica ha risposto infatti alla domanda in prima pagina in maniera faziosa: “Meloni a mani vuote”. I più accorti e avveduti, invece, su come vanno le cose nei summit europei vedono nelle giornate europee di Giorgia Meloni “Un piccolo passo in avanti”. Lo scrive Massimo Franco nell’editoriale del Corriere della Sera oggi in edicola. Uno stile ben diverso, che in un’ottica super partes rende merito a quei passaggi che possono definirsi un “successo” per il presidente del Consiglio.

Meloni in Europa, il “Corriere” smentisce “Repubblica”: “Fatti passi avanti”

Per carità, non è che l’editoriale del Corriere sia un peana sfegatato – non c’è da aspettarselo-  ma almeno rende l’idea di cosa si sta parlando. “La ripresa di un dialogo tra la premier e il presidente Emmanuel Macron, bloccato per mesi da polemiche e malintesi (…) va salutato positivamente. Serve a un Macron assediato in patria dalla protesta di piazza per la sua riforma delle pensioni. Ma serve anche a Meloni per evitare che continuino manovre strumentali tese a isolare l’Italia; e per dare sostanza alle ambizioni di centralità e di protagonismo, che non nasconde”. Non sembra un giudizio assimilabile a quello di Repubblica. E per quanto riguarda il tema immigrazione al quale il premier teneva, “Meloni ha ottenuto che il tema sia riconosciuto nelle sue dimensioni strutturali e continentali, ed è già qualcosa”, scrive Franco. Aggiungiamo noi, rispetto al nulla ottenuto dai passati esecutivi.

Meloni e l’ Ue, Senaldi: “Prima i governi col Pd prendevano solo la ‘comanda'”

E su questo punto il condirettore di Libero Senaldi incalza i detrattori di Giorgia Meloni. Che fingono di dimenticare che i vertici di Bruxelles sono il regno della diplomazia, degli accordi in essere, non hanno incidenza diretta sul “giorno dopo”. Non si vince una Coppa. Eppure, se la ride il condirettore, “sono convinti che le trasferte a Bruxelles siano come una finale di Champions, si vince o si perde. Invece quello europeo è un campionato che prevede tante partite. Secondo la leader del Pd, Elly Schlein, il nostro premier fa domande sbagliate all’Unione, e perciò torna con le mani vuote. Una visione falsata dalla storia recente dei rapporti del nostro Paese con la Ue, quando a gestirli era il Pd”.  E qui è da divertirsi: la Schlein rinfreschi la memoria, nei governi di cui il Pd era il massimo azionista “neppure si facevano domande, semplicemente si annotava la comanda”. 

Senaldi punge i detrattori della Meloni : “L’Italia targata Pd era vassallo del vassallo”

Dunque, cari detrattori irridenti, finitela con le risatine: “Negli ultimi dieci anni è andata più o meno così. La Germania ha aumentato la propria potenza economica a dismisura; puntando tutto sui rapporti con la Russia per l’approvvigionamento delle materie prime e su quelli con la Cina, per l’export. La crescita del gigante tedesco ne ha alterato i rapporti con la Francia. L’asse Berlino-Parigi (…) si è sbilanciato a favore dei mangiacrauti; e i galletti hanno abbassato la cresta, ritagliandosi il ruolo di scherano del potente, la cui voce sostenevano e amplificavano. L’Italia targata Pd si è a sua volta ritagliata il ruolo di vassallo del vassallo – va giù duro il realismo di Senaldi –  tecnicamente si chiama valvassore; e si vantava di sostenerlo nella maniera più rispettosa e servile. Anche a costo di ingurgitare, ringraziando, norme che hanno penalizzato la nostra economia: come per esempio quelle sulle banche e le esposizioni debitorie delle imprese”.

“Con Meloni siamo passati da ruota di scorta della Francia a interlocutore necessario”

Poi il mondo è cambiato. La crisi Ucraina ha indebolito sia la Germania che la Francia, il cui presidente Macron è in grandissima difficoltà. Per cui in questa fase “si rafforza la leadership internazionale di Giorgia Meloni, che può contare su una maggioranza stabile”. E qui si misura la differenza tra un governo politico e un governo tecnico, tra un’accozzaglia di partiti disomogenea e una maggioranza coesa. E i risultati non li vede chi non li vuole vedere: “Sono bastati tre mesi e pochi incontri per ribaltare la narrazione” di un’Italia poco incisiva. “Nei due giorni appena trascorsi a Bruxelles, il nostro premier non ha avuto solo il bilaterale con Macron, chiestogli dal presidente francese; ma ha incontrato anche la presidente della Commissione, von der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo, Michel, con i quali ha rapporti eccellenti;  e parlato privatamente con la governatrice della Bce, Christine Lagarde, il leader greco Mitsotakis, quello portoghese Costa”.

“La Meloni ha riaperto tutte le partite”

L’elenco di Senaldi porta a una considerazione: “La Meloni ha portato l’Italia da ruota di scorta della Francia a interlocutore necessario per tutta la Ue. Grazie anche al posizionamento atlantista del Paese e alla discontinuità con la politica filo-cinese perseguita da grillini e dem”. E se ora sui vari temi trattati a Berlino la partita è ancora aperta, lo si deve la governo italiano. “Ora le partite al tavolo sono tutte aperte- leggiamo-. Il prossimo euro-appuntamento è fissato per giugno, ma prima di allora il leader tedesco Scholz verrà in Italia, a contraccambiare la visita che la Meloni gli ha fatto e a preparare l’appuntamento di inizio estate a Bruxelles”. Sembra che resti poco da ridere ai detrattori che con buona dose di anti-italianità tifano contro.

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