Mattarella a Casal di Principe per ricordare don Diana: «Battere la mafia è possibile»
A Casal di Principe per ricordare il sacrificio di don Peppino Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra esattamente 29 anni fa. Una ricorrenza, quella della Giornata in memoria delle vittime di mafia, che Sergio Mattarella ha voluto onorare nella misura più solenne possibile. Imponente la folla che ha accolto il presidente della Repubblica. Come lo era quella che nel ’94 accompagnò il feretro del religioso nel suo ultimo viaggio. Una circostanza, quest’ultima, che Mattarella ha voluto sottolineare: «L’efferato omicidio di don Peppino Diana è stato un detonatore di coraggio e di desiderio di riscatto. Ha prodotto un’ondata di sdegno, di partecipazione civile, una vera battaglia di promozione della legalità». Insomma, anche Casal di Principe ha dimostrato che «battere la mafia è possibile».
Il sacerdote fu ucciso 29 anni fa
In effetti, quell’efferato omicidio di 29 anni fa segna uno spartiacque tra un prima e un dopo anche nella percezione della dimensione della minaccia camorristica. Una sorta di choc che ha scosso in profondo la comunità. «La popolazione ha detto basta alla sopraffazione e alla prepotenza, agevolando, in modo decisivo, l’azione delle Forze dell’ordine e della magistratura», ha detto in proposito Mattarella. In effetti, la consapevolezza della necessità dell’impegno antimafia è cresciuta moltissimo nella coscienza civile. E il Presidente non ha mancato di sottolinearlo, ricordando che «nei bunker pieni di lusso dove vivevano, asserragliati, i capi della camorra di Casal di Principe oggi si trovano attività di assistenza, di volontariato, di creatività, di imprenditoria solidale».
Mattarella: «Nessuno resti indifferente di fronte alle mafie»
Parlando di don Diana, il Capo dello Stato, ha ricordato come il sacerdote non si fosse limitato a invocare una maggiore presenza delle istituzioni, ma si era rivolto anche ai fedeli. «Aveva capito che la mafia è anche conseguenza dell’ignoranza, del sottosviluppo, della carenza di prospettive. E che quindi la repressione – indispensabile – non è sufficiente». In ogni caso, nessuno può voltarsi dall’altra parte. «La lotta alle mafie – ha affermato Mattarella – riguarda ciascuno di noi. Non si può restare indifferenti. O si respingono con nettezza i metodi mafiosi o, anche inconsapevolmente, si rischia di diventarne complici». La conclusione dell’intervento del Capo dello Stato è in una frase di Giovanni Falcone: «La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine».