Pd, in Campania ha vinto Bonaccini. Ma ora De Luca vede sfumare il terzo mandato
E meno male che c’era il Delukistan dominato dal feroce Delukashenko… Invece eccolo lì il governatore più tosto d’Italia mentre si lecca le ferite inferte dall’inatteso trionfo di Elly Schlein. Non c’entra solo la lesa maestà, ma anche la concretissima questione del terzo mandato in Campania, il Delukistan appunto. Quando ancora credeva di essere baciato dalla sorte e premiato dal popolo delle primarie, Stefano Bonaccini aveva più che aperto alla possibilità di una terza candidatura di De Luca (Delukashenko, appunto). Ma poi è arrivata la doccia gelata della realtà a rovinare tutto. Non in Campania, s’intende, dove la collaudata macchina di potere del governatore-sceriffo ha fatto in fondo il suo dovere in tutte e cinque le province, con picco del 79,5 per cento nel feudo di Salerno.
De Luca battuto a Napoli, Avellino e Caserta
Un accenno di ribellione a De Luca arriva semmai dai capoluoghi, tra cui spicca Napoli in compagnia di Avellino e Caserta. Un segnale di discontinuità che alla luce della vittoria della Schlein sembra destinato a pesare, a dispetto di chi rubrica il terzo mandato come una questione locale. Tutt’altro, perché la Campania – come del resto la Puglia dell’altro grande sconfitto Michele Emiliano, la Toscana e l’Emilia Romagna – rientra nella striminzita dote di Regioni di cui ancora dispone il Pd. E questo conferisce al suo risultato una indubbia valenza nazionale. Sul piano territoriale indica che De Luca è ora un Delukashenko dimezzato. Quello tutto intero ha finora riservato ai suoi detrattori sovrana indifferenza, frammista ai soliti insulti. Ma è facile immaginare che la vittoria della Schlein darà ben altra linfa alla fronda interna.
Il figlio Piero potrebbe rimetterci la poltrona di vice alla Camera
La cartina di tornasole sarà il figlio del governatore, Piero, attuale vice-capogruppo alla Camera. La sua poltrona è a rischio, perché agli occhi dei nuovi padroni del partito è stato soprattutto il coordinatore per il Mezzogiorno della mozione Bonaccini. Il rampollo è la conferma che in questi anni De Luca padre non ha badato a mezzi nella costruzione del proprio partito personale: nepotismo, solo fedelissimi nei posti di potere, porte aperte a transfughi e clientele. Prova ne sia il filotto di successi territoriali ottenuti a furor di liste civiche e cambi di casacca. Esattamente quel che la sinistra addita come abdicazione etica quando a comportarsi così sono i suoi avversari. Anche per questo vale la pena misurare la nuova segreteria del Pd dalle mosse che farà in Campania. Le sorti del Delukistan e il terzo mandato di Delukashenko sono nelle mani di Elly. Chi l’avrebbe mai detto…