Campania? No, “DeLukistan”: gli intellettuali del Pd: «No al terzo mandato per il governatore»

24 Mar 2022 13:52 - di Francesca De Ambra
governatore

«No a DeLukashenko e no, ancor più forte e convinto, al DeLukistan». Interno teatro Pan di Napoli, pomeriggio di ieri. Al tavolo della presidenza: politici in carriera, ex-parlamentari, intellettuali e opinionisti. Caratteristica comune: sono tutti di sinistra. Bersaglio condiviso: Vincenzo De Luca. Sarebbe il governatore della Campania, ma per i relatori che si alternano al microfono è in realtà un satrapo che ha cannibalizzato la sinistra, azzerato i partiti, realizzato un potere familista, anzi «clanico», e che ora vorrebbe farsi pure un terzo mandato alla guida dell’ente di Palazzo Santa Lucia. «Giammai», urlano in coro i vari Sales, Villone, Macry e dei tanti che hanno messo nero su bianco la loro insofferenza verso De Luca chiedendo ad Enrico Letta di intervenire.

Appello a Letta contro De Luca

Un segnale di attenzione dal Nazareno lo hanno già ricevuto sotto forma di dimissioni (un licenziamento, in realtà) del segretario regionale Leo Annunziata, ritenuto troppo appiattito sul governatore, che infatti lo ha subito cooptato nel sottobosco regionale. Al suo posto dovrebbe andare Stefano Graziano, casertano e attuale commissario del Pd in Calabria. Sembrava fatta, ma i dem della frazione franceschiniana ed orlandiana hanno fatto scattare il veto. Motivazione: anche il sostituto orbita intorno a De Luca. A questo punto, se il Pd campano non troverà una maggioranza arriverà un commissario. Sarebbe una banale storia di periferia e non fosse che parliamo della più popolosa regione del Sud, la seconda d’Italia e con all’interno la Capitale del Mezzogiorno. De Luca – accusano i suoi detrattori – l’ha trasformata in un feudo personale, attraverso un’organizzazione tentacolare che va ben oltre il Pd e che stringe Napoli nella morsa di due aree, quella salernitana a sud, e quella casertana a nord.

Chi firma contro il governatore è perduto

Guarda caso, incalzano gli oppositori, la prima è il suo insediamento storico, la seconda è la dependance nella quale nel 2018 è stato ripescato il figlio Piero, attuale vicepresidente del gruppo dem alla Camera. Un incarico di rilievo nonostante la bocciatura rimediata nel collegio e la sua condizione di esordiente sul proscenio nazionale. Ma De Luca guarda e passa. Si sente il più forte e non fa nulla per nasconderlo. Prova ne sia la mancata concessione della sala del convitto Torquato Tasso di Salerno dove ieri era in programma la presentazione del libro Una profezia per l’Italia. Ritorno al Sud, saggio scritto a quattro mani da Ernesto Galli della Loggia e Aldo Schiavone. Non appena il rettore ha realizzato che quest’ultimo era tra i firmatari dell’appello a Letta, ha revocato l’autorizzazione. Dal DeLukistan è tutto, a voi la linea.

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