Pd, ecco gli sconfitti all’ombra di Bonaccini: dalla giuliva Picierno all’irascibile De Luca
Per quanto paradossale possa apparire, c’è più d’uno – nel Pd – più sconfitto dello sconfitto Stefano Bonaccini. Sono quelli che aveva puntato sul governatore dell’Emilia Romagna nella speranza di vincere facile per poi accrescere il proprio potere nel partito o sul territorio e guardare alle prossime scadenze elettorali con l’aria sicura di chi sa di aver contribuito a un successo. La prima che viene in mente è Pina Picierno, la vicepresidente dell’Europarlamento giulivamente accasatasi con la mozione Bonaccini nella speranza di ritagliarsi un profilo vincente per una volta prima e non dopo una competizione interna.
La vicepresidente dell’Europarlamento fuori dai giochi
Ma le è andata male. La vittoria di Elly Schlein la costringe ora a rivedere i suoi conti anche in vista delle elezioni del prossimo anno. Già, un conto è essere capolista in quota al leader, altro è essere in lista dalla parte dei nemici. Nei partiti ragionano così, e il Pd è più partito degli altri. E di solito da quelle parti non si fanno prigionieri quando scocca la resa dei conti. Ma la Picierno si può consolare pensando a chi sta peggio di lei. Come Enzo De Luca, ad esempio, l’esponente dem che più di ogni altro aveva investito sul trionfo del collega emiliano. Anzi, ne era di fatto il portabandiera con il figlio Piero nelle vesti di coordinatore della mozione nel Sud.
A Bonaccini non basta vincere nel Delukistan salernitano
A o’ Sceriffo non basta il pieno dei voti (75 per cento) nel feudo di Salerno o la buona performance di Bonaccini nella “sua” Campania (con la significativa eccezione della città di Napoli, oltre che di Avellino e Caserta): la sconfitta nazionale brucia molto di più. Non fosse altro perché la speranza di ottenere la complicità del Pd nazionale per ritagliarsi il terzo mandato da governatore era legata proprio alla vittoria di Bonaccini. Era quella la moneta di scambio. Al punto che la Schlein ha citato l’intesa fra i due come prova della refrattarietà del suo rivale al cambiamento. Difficile, perciò, che da segretaria possa ora innestare la retromarcia.
Ma ci sono anche Nardella ed Emiliano
Più accorto di lui si è rivelato Michele Emiliano, schierato sì con Bonaccini ma senza infilare un dito nell’occhio alla Schlein. «Spero faccia la vice», aveva auspicato solo qualche giorno fa il governatore pugliese in una manifestazione a Taranto. Nella schiera degli sconfitti rientra a buon titolo anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, altro big del fu “partito degli amministratori” ora ridotto a discarica di carcasse. Già, piaccia o no, il “ciclone Schlein” ha spazzato via nuovi appetiti e vecchie speranze. Ma il bello, se possibile, viene ora. Con gli sconfitti che cercheranno vie d’uscita e la neo-segretaria che dovrà mantenere la sua promessa di «cambiare volti e metodi». E in politica, si sa, è facile solo a dirsi. Almeno per quel che riguarda i volti.