Messina Denaro, anche l’autista finisce in carcere. Il boss al momento dell’arresto gli disse: “E’ finita”

20 Gen 2023 13:53 - di Redazione

Subito dopo il suo arresto, lunedì mattina, alla clinica Maddalena di Palermo, il boss Matteo Messina Denaro avrebbe detto al suo autista, Giovanni LuppinoE’ finita“. A raccontarlo, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, è lo stesso autista, commerciante di olive finito in carcere con il capomafia.

Il gip di Palermo: arresto per l’autista di Messina Denaro, Giovanni Luppino

Oggi il gip di Palermo Fabio Pilato ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare per Luppino, 59 anni, fermato lunedì assieme con Matteo Messina Denaro. Nell’interrogatorio l’uomo ha detto di non conoscere l’identità del boss, ma il gip non gli ha creduto.

Luppino ha raccontato di avere solo dato un passaggio a Messina Denaro

Luppino “ha dichiarato di ignorare la vera identità di Messina Denaro – scrive il gip – specificando che, circa sei mesi addietro, il suo idraulico di fiducia, Andrea Bonafede, glielo aveva presentato indicandolo come un suo cognato, di nome Francesco. Dopo quel brevissimo incontro, durato appena una manciata di minuti, non lo aveva più visto né incrociato, fino alla mattina del 16.1.2023 quando il tale Francesco, sedicente cognato di Andrea Bonafede, si era presentato all’alba (ore 5,45 del mattino) per chiedergli la cortesia di accompagnarlo a Palermo, dovendo sottoporsi a delle cure mediche in quanto malato di cancro”.

In tasca aveva dei “pizzini” molto importanti dal punto di vista investigativo

“Luppino ha concluso le sue dichiarazioni sostenendo di essersi reso conto della vera identità di Messina Denaro soltanto a seguito dell’intervento dei Carabinieri, quando aveva chiesto al tale Francesco se cercassero lui, ottenendo in risposta le testuali parole: “sì, è finita”.

Al momento dell’arresto l’autista aveva in tasca – scrive il gip di Palermo – oltre a due telefoni cellulari in modalità aerea, anche dei ‘pizzini’, “una lunghissima serie di biglietti e fogli manoscritti con numeri di telefoni, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo”.

E ora sotto torchio il medico Tumbarello

E ora tocca ad Alfonso Tumbarello, 70 anni, il medico di base di Campobello di Mazara in pensione, che ha avuto in cura sia il vero che il finto Andrea Bonafede. È indagato e potrebbe essere ascoltato nei prossimi giorni dall’Ordine di Trapani, dove è iscritto, perché rischia la radiazione.

 

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