Travaglio, ancora fango su Nordio: ha criticato la cattura di Messina Denaro. Ma è falso

20 Gen 2023 12:04 - di Redazione
Nordio

Non si placa la furia di Marco Travaglio contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio. E non poteva essere altrimenti visto che ciclicamente la stessa ondata di discredito colpisce tutti coloro che intendono riformare il sistema giustizia. Del resto il Guardasigilli ha da parte sua accettato la sfida con quella sua frase enunciata nell’aula della Camera: “Il Parlamento non sia supino ai pm”. Frase che ha inasprito il conflitto anche se in realtà si trattava solo di un richiamo alla divisione dei poteri che dovrebbe essere da tutti apprezzato.

La petizione lanciata dal Fatto contro Nordio

E così oggi il foglio più giustizialista che c’è, cioè Il Fatto, lancia una petizione per chiedere ai presidenti della Repubblica e del Consiglio di portare alle dimissioni il Guardasigilli. Le colpe di Nordio sono espresse nel testo della petizione, dai toni bellicosi e sopra le righe, dalla quale si ricava che il ministro non piace a Travaglio, a Padellaro e a Gomez, che sono i primi firmatari.

Ma vediamo nel dettaglio perché, come si legge nella petizione, Nordio sarebbe “imbarazzante” per “ogni cittadino onesto” (addirittura) e ciò a pochi giorni dall’arresto del latitante mafioso numero uno (a dimostrazione che lo Stato c’è e fa il suo dovere).

Il Fatto accusa Nordio di avere polemizzato con la Procura di Palermo per l’arresto di Messina Denaro

“Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio – si legge nel testo della petizione – ha dichiarato ripetutamente il falso davanti al Parlamento sulle intercettazioni nelle indagini di mafia e di corruzione. Ha calunniato i magistrati e le forze dell’ordine sostenendo che usano manipolarne e strumentalizzarne politicamente le trascrizioni. Non contento, ha apertamente polemizzato alla Camera con la Procura di Palermo, “rea” di aver catturato Matteo Messina Denaro e spiegato di averlo fatto proprio grazie alle intercettazioni”.

La frase di Nordio: i parlamentari non siano supini ai pm

“Infine – ecco la chicca – ha addirittura invitato i parlamentari a non rendersi “supini dei pm” che “vedono la mafia dappertutto””. In quell’addirittura c’è tutto il retropensiero di Travaglio: occorre dunque a suo avviso che i parlamentari siano supini ai pm, violando un principio basilare dello Stato di diritto che è quello della separazione dei poteri.

La distorsione del pensiero del Guardasigilli

La distorsione in malafede del pensiero di Nordio non conosce limiti: il Guardasigilli non ha polemizzato con la Procura di Palermo per l’arresto di Messina Denaro ma ha polemizzato con l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ora deputato M5s. Per quest’ultimo le intercettazioni e i pentiti sono l’unico strumento per combattere la mafia.

Il caso Mori e il caso Ganzer evocati in Parlamento

Nordio risponde a lui, ma anche al procuratore di Palermo, che ha parlato di “borghesia mafiosa”, quando dice: “Sentendo voi sembra che la mafia sia annidata nello Stato in tutte le sue articolazioni. Ma allora dov’era l’Antimafia, se siamo arrivati a questo risultato?” Il clima si fa teso di nuovo quando il ministro ricorda il giusto omaggio reso ai Ros per la cattura del boss Messina Denaro, ma anche i casi del generale Mori, “padre” di quel reparto, la cui carriera è stata “rovinata” da un processo durato 17 anni e da cui è stato assolto con formula piena e la vicenda di Ganzer, pure lui prosciolto dopo una condanna a 17 anni.

I tre tipi di intercettazioni

Infine, ha spiegato bene come intende muoversi sulle intercettazioni. Nordio spiega su che cosa si interverrà, ossia una ‘stretta’ sulla divulgazione sui giornali per quelle giudiziarie. “Le intercettazioni – ricorda – sono di tre tipi. La prima è quella che è di comptetenza unica della Procura generale di Roma che riguardano la sicurezza dello Stato: sono le intercettazioni ultra-segrete e che non sono mai uscite sui giornali per una ragione molto semplice, perché è individuabile la competenza di chi deve garantire la segretezza”.

Le intercettazioni preventive

Il secondo tipo di intercettazioni, continua Nordio, “sono quelle preventive: queste sono autorizzate dal pubblico ministero e servono come impulso delle indagini nella ricerca anche della prova ma soprattutto dei movimenti di quelli che sono i sospettati autori di reati molto gravi. Queste intercercettazioni avvengono sotto la vigilianza e con l’autorizzazione dell’Autorità giudiziaria, cioè del pm, ma tanto sono utili tanto sono segrete per la solita ragione che essendo il pm unico responsabile della loro gestione rimangono in cassaforte del procuratore della Repubblica e non vengono mai diffuse sui giornali perché si individuerebbe subito il responsabile che è il magistrato. Queste intercettazioi sono rilevantissime ed essenziali soprattutto nella fase iniziale delle indagini”.

E quelle giudiziarie che passano per troppe mani

Poi, spiega Nordio, “vi è un terzo tipo di intercettazioni, sono quelle giudiziarie e vengono effettuare su richiesta del pm e con l’autorizzazione del gip: qui il pasticcio è colossale, perché il legislatore ha fatto una legge tutto sommata buona ma l’ha fatta così buona che per fare la matita così aguzza la punta si è spezzata. Perché transitando dal pm al giudice delle indagini preliminari attraverso il deposito dei difensori, finiscono sotto l’osservazione di decine di persone, e poiché tutti hanno il diritto di ascoltarle, anche se la gran parte riguarda fatti che nulla hanno a che vedere con i processi, inevitabilmente, ecco l’abuso dove sicuramente interverremo. È in questo ‘mare magnum’ di intercettazioni che escono sui giornali con notizie che diffamano e vulnerano l’onore di privati cittadini che interverremo”, rimarca il ministro.

Ed è proprio quest’ultimo l’obiettivo che Il Fatto vuole scongiurare con la sua campagna di demonizzazione contro Carlo Nordio.

 

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