La Cina torna a nascondere i morti per Covid: i satelliti registrano lunghe file ai forni crematori
Le pompe funebri e i crematori in Cina stanno lottando per tenere il passo con la domanda a causa dell’incremento di casi di Covid che Pechino sostiene essere sotto controllo. Lo scrive il Washington Post, aggiungendo che, sebbene il governo cinese dichiari ufficialmente che meno di 40 persone sono morte nel Paese a causa del coronavirus dal 7 dicembre, quando Pechino ha posto fine alle sue restrizioni volte a debellare il virus, le immagini satellitari ottenute mostrano un drammatico aumento dell’attività nei crematori e nelle pompe funebri di tutto il Paese.
Covid, in Cina le foto dai satelliti non mentono
Le immagini, scattate da Maxar Technologies, mostrano un aumento dell’attività delle pompe funebri in sei città in diverse regioni della Cina, tra cui Pechino a nord, Chengu a sud-ovest e Nanjing a est. Un’impresa di pompe funebri situata alla periferia di Pechino sembra aver costruito un ulteriore parcheggio il mese scorso a acausa dell’aumento della domanda, e alla fine del mese sono stati visti oltre 100 veicoli parcheggiati lì.
Fino a 150 corpi al giorno rispetto ai 40 prima del picco dell’epidemia
Il Beijing Youth Daily, in un rapporto che è stato rimosso, ha affermato che la stessa agenzia di pompe funebri stava cremando fino a 150 corpi al giorno rispetto ai 40 prima del picco dell’epidemia. Gli utenti cinesi su Douyin, l’equivalente di TikTok del Paese, hanno condiviso numerosi video di strutture affollate e la folla che si è formata fuori dalle pompe funebri a causa delle lunghe file in cui alcune persone hanno atteso fino a cinque ore. “Non ho mai visto una fila così lunga fuori da Baoxing”, ha dichiarato Huwy-min Lucia Liu, professoressa di antropologia alla George Mason University che ha studiato l’industria funeraria della città. “Avendo trascorso 18 mesi in varie pompe funebri di Shanghai, questa lunga fila è decisamente insolita”.
“Le autorità di Pechino stanno sottostimando i numeri sul Covid”, avverte Mike Ryan, il capo delle emergenze all’Oms, mentre si moltiplicano gli allarmi sui social della Cina sui posti in ospedale e di terapia intensiva ormai saturi. L’epidemiologo Zhang Wenhong, tra le voci governative più autorevoli, ha avvertito che un altro picco di contagi è atteso ad aprile-maggio, e minaccia di colpire il 25-50% della popolazione cinese.