La stampa estera sta con Saviano? Una bufala. Sul “Guardian” lo ha difeso il suo amico di penna
La grande stampa internazionale che denuncia l’aggressione ai danni di Roberto Saviano? Ha un nome e un cognome: il suo amico del cuore, un italiano che scrive libri con la prefazione dello scrittore di “Gomorra”, Lorenzo Tondo, che stende articoli a doppia firma con lui, che lancia campagne social con hashtag eloquenti, tipo #Savianononsitocca.”Il Guardian ha dedicato tre articoli agli attacchi contro di me…” aveva detto due giorni fa Saviano al Domani. Sì, il “Guardian“, ma nella persona del suo amico e fedelissimo collega e compagno di penna, Lorenzo Tondo. Una strana coincidenza.
Saviano a processo, il “Guardian” lo difende: come mai?
Più volte, negli ultimi giorni, nel suo piagnisteo contro il processo a suo carico per aver definito bastardi Giorgia Meloni e Matteo Salvini, Saviano aveva parlato della stampa straniera che si sta occupando della sua “persecuzione politica”, facendo riferimento, in particolare, a un durissimo articolo del tabloid inglese “The Guardian”, oggi riproposto, in italiano, da un altro house organ dello scrittore, La Stampa di Torino. Ebbene, quell’articolo obiettivo e imparziale in cui si parla di Saviano come di una vittima del liberticidio della stampa e della libera informazione da parte del regime di centrodestra, firmato dall’amico fidato di Robertino, Lorenzo Tondo, corrispondente del “Guardian” e autore di libri e articoli a quattro mani con il “gomorroide” sia in libreria – con tema i migranti, of course – sia sull’inserto dello stesso giornale, porta una tesi a senso unico e senza diritto di replica. Curioso, eh?
Le ridicole accuse sull’aggressione al giornalismo “investigativo”
Eccola, la grande stampa libera, bellezza, quella che si occupa autorevolmente del caso Saviano, e archivia quelle offese a Meloni e Salvini come opinioni quasi inevitabili a causa delle posizioni del governo sui migranti, utilizzando una persona vicinissima al protagonosta della querelle giudiziaria, con argomenti risibili. La linea dell’offendere un politico di destra, non è reato, in sintesi. Bene, tutto possibile, ma spacciare quella arringa difensiva dell’amico di Saviano come l’indignazione dei giornali stranieri, è a dir poco ridicolo. Come del resto sono ridicole le accuse di Tondo contenute nell’articolo.
L’analisi “obiettiva” della situazione italiana e la reazione “emotiva” dello scrittore
Vediamo alcuni stralci, obiettivi come un coro “Fozza fozza Milan” di Abatantuono tifoso a San Siro: “Ogni anno si avviano migliaia di procedimenti giudiziari contro i giornalisti investigativi, e la Corte costituzionale del Paese ha esortato a definire e varare la tanto attesa riforma a tutela della libertà di espressione e dell’indipendenza della stampa. L’ignobile aggressività ai danni di Roberto Saviano, uno degli scrittori italiani più famosi, illustra chiaramente perché tale riforma sia indispensabile prima possibile…”.
Un incipit che farebbe intendere che Saviano sia stato querelato per le sue “inchieste”, per il suo giornalismo investigativo condotto contro i potenti, i nuovi governanti dell’Italia. Invece, l’unica indagine che ha fatto lo scrittore di Gomorra è stata per la ricerca della parola peggiore, poi risoltasi nella scelta di un simpatico epiteto: bastardi. Quindi, non si capisce consa centri la premessa sul Saviano detective, con il racconto del Saviano sboccato: ” Il caso parte dai commenti fatti due anni fa durante uno spettacolo televisivo, quando Saviano condannò la campagna di Meloni come leader dell’opposizione per impedire che le navi delle Ong soccorressero i rifugiati nel Mediterraneo. Reagendo emotivamente alla visione di un filmato nel quale una madre piangeva il figlioletto morto quando il gommone dei migranti si è ribaltato, Saviano ha definito bastardi Meloni e il suo alleato della destra radicale Matteo Salvini…”.
La libertà di stampa in pericolo… da meno due mesi però
Altro giro, altra investigazione tirata in ballo da Tondo: quella che ha portato a processo Saviano contro il ministro Sangiuliano non per uno scoop sul malaffare di qualche tipo, ma sempre per offese personali su cui, ovviamente, deciderà un giudice.
Ma per il corrispondente del “Guardian” amico di Saviano, in Italia c’è in gioco la libertà di stampa, non di insulto. “Lo spettacolo dei politici italiani più potenti che si coalizzano in questo modo per intimidire uno scrittore è indegno di uno stato membro fondatore dell’Unione europea. Come ha sottolineato la Corte europea dei diritti umani, i politici dovrebbero essere tenuti a sopportare livelli più alti di critiche e di inchiesta, considerata la loro posizione pubblica….”. Appunto. Critica e inchiesta.
Tondo poi ricorda le minacce di morte seguite alla pubblicazione nel 2006 del suo libro Gomorra, la denuncia di Saviano della mafia napoletana, “che lo ha costretto a una vita in clandestinità e a essere sempre scortato da agenti della polizia”.
Appunto: la mafia. Che c’entra il governo? C’entra, secondo “The Guardian“, che parla di ” caccia vendicativa nei confronti di un giornalista illustre che ha avuto la temerarietà di dare loro dei bastardi…”. Temerarietà, coraggio. What else?