Saviano, prima udienza del processo per diffamazione. Lui fa la vittima: Meloni mi vuole intimidire

15 Nov 2022 11:37 - di Redazione
Saviano

Prima udienza del processo a Roberto Saviano per la querela che Giorgia Meloni presentò contro lo scrittore nel dicembre del 2020. Saviano chiamò la premier “bastarda”. Per il pm Pietro Pollidori ci sono pochi dubbi: si tratta di diffamazione.

L’appellativo di Saviano arrivò a Piazzapulita, su La7, nell’ambito di una discussione sul tema dei migranti e sulla politica relativa alla gestione dei porti italiani.

Cosa disse Saviano a Piazzapulita

Il passaggio della trasmissione “incriminato” è quello in cui l’autore di Gomorra, parlando della morte di un bambino della Guinea durante una traversata nel Mediterraneo, affermò: “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle ong: “taxi del mare”, “crociere”… viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza“. All’epoca, annunciando la querela, Meloni commentò così: “Sono stufa di assistere a questo disgustoso sciacallaggio da parte di Saviano. Per voi è normale che a questo odiatore seriale sia consentito diffamare (senza contraddittorio) chi non è in studio? Ora basta”. Meloni criticò anche il conduttore Corrado Formigli che non aveva preso le distanze dagli insulti di Saviano.

Il rinvio a giudizio un anno fa: Saviano confermò gli insulti

Quando arrivò il rinvio a giudizio per Saviano, un anno fa, lo scrittore non apparve affatto pentito. Anzi.  “Il mio giudizio su Giorgia Meloni lo rivendico – affermò – e continuerò a portarlo avanti”. Saviano torna ad accusare Giorgia Meloni di avere detto che bisognava affondare la nave Sea Watch che aveva soccorso in mare gli immigrati. Una fake news che in più occasioni Meloni ha smentito. Come del resto dimostra il video in cui la leader di FdI affronta il tema nell’estate del 2019.

Una settimana fa sulla Stampa è stata pubblicata la lettera aperta indirizzata alla premier Meloni invitandola a ritirare la querela in nome della libertà di informazione minacciata. 

Non è il governo che lo porta a processo, Meloni nel dicembre del 2020 non era premier

Anche oggi lo scrittore ha indossato i panni della vittima. E come al solito deforma i fatti. Scrive infatti: “Ringrazio i media stranieri che danno attenzione a ciò che accade in Italia. Un governo liberticida che porta a processo chi critica. Un primo ministro contro uno scrittore, come se avessero uguale peso. Intimidire me per intimidire chiunque critichi l’operato di questo governo”. C’è però un piccolo particolare: Meloni non era premier quando querelò Roberto Saviano. Che vuole fare il martire del governo di destra, ma in realtà si ritiene un “unto del Signore” che pretende di insultare e diffamare senza renderne conto. Con lui si schiera Erri De Luca: “Roberto Saviano è in aula di tribunale su querela di Giorgia Meloni. Nel 2020 usò contro di lei e altri la parola bastardi, in seguito a un naufragio. Condivido la sua indignazione di allora”.

 

 

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