Crosetto: «Le Ong? Sono centri sociali in acqua: agiscono più per ideologia che sugli scafisti»

14 Nov 2022 9:37 - di Lorenza Mariani
Crosetto

Dalla tattica della furia anti-sociale di sinistra estrema e anarchici alle Ong che fungono da centri sociali in acqua – spesso più «interessate all’impatto politico del loro lavoro che alle persone che raccolgono dagli scafisti» – alla veemenza dell’inverno che incombe sul campo di battaglia russo-ucraino, il ministro Guido Crosetto all’auspicio di una pacificazione su tutti i fronti di cui, dichiara il titolare della Difesa in un’intervista a tutto campo rilasciata a La Verità, «il punto è capire come arrivarci».

Crosetto a tutto campo, dalle piazze violente alle trincee d’Europa, fino alle Ong nel Mediterraneo

Ma, sia che si parli delle piazze violente come quella di Bologna in casa nostra. Sia che si affronti il tema dei flussi migratori e dell’accoglienza. O l’emergenza energetica. Fino alla drammatica situazione della guerra in Ucraina, la dialettica parlamentare interna, come la discussione dalle trincee belliche e diplomatiche in Europa, devono trovare un punto d’incontro comune. Una strategia condivisa tra le forze in campo, su cui operare rispetto agli schieramenti in campo che agitano l’odio sociale e lo scontro internazionale.

Gli strateghi dell’odio che animano lo scontro soffiando sulla crisi

Dunque, nell’intervista a La Verità, si parte dal manichino raffigurante Giorgia Meloni appeso a Bologna, che Crosetto definisce «un’evidente tattica portata avanti da ambienti di estrema sinistra, gruppi anarco-insurrezionalisti e centri sociali» che puntano ad «alimentare uno scontro violento contro il governo su qualunque cosa e aumentare la tensione». Tutto in nome di un «rigurgito di odio che esiste da sempre, nella frangia più estrema dei due schieramenti, ma che trova oggi un terreno più fertile per la crisi economica e sociale che stiamo attraversando».

I venti di guerra di Mosca soffiano sulla rabbia sociale

Una rabbia sociale su cui soffiano anche i venti di guerra scatenati da Mosca e che riverberano all’interno dei nostri confini, soffiando su crisi economica ed energetica che, sottolinea Crosetto nella chiacchierata giornalistica, indebolisce tutti i governi democratici, affilando «un’arma su cui Mosca può contare». Così come quella dell’immigrazione selvaggia.

Se l’immigrazione di massa incontrollata diventa un fattore di destabilizzazione totale

Sul punto, allora, la domanda al ministro è netta. E la risposta altrettanto chiara. «Putin può complicarci la vita agendo sui flussi migratori?», chiede l’intervistatore a Crosetto. E la risposta è tranchant: «Non ancora. Ma certamente lasciare i rubinetti dell’immigrazione nelle mani di una nazione cui ci stiamo contrapponendo, è una seria minaccia per il futuro». Dunque, anche i migranti sono un’arma? «L’immigrazione di massa incontrollata – replica Crosetto – è un fattore di destabilizzazione totale. Non parlo dei 240 di oggi, ma delle potenziali decine di migliaia di profughi al giorno che potremmo dover affrontare tra dieci-quindici anni. Oggi va posto il tema, se si vuole non diventi un dramma vero».

Guido Crosetto su migranti e Ong

E così veniamo alla Francia e alle Ong che il ministro della Difesa ribattezza emblematicamente «centri sociali galleggianti». O meglio: al presidente Macron che chiede all’Europa di bloccare la redistribuzione dei migranti, e al Ppe e Berlino, come Olanda e Lussemburgo, che rifiutano l’invito. E Malta, Cipro e Grecia, in asse con l’Italia sulla questione. Vexata quaestio su cui Crosetto commenta: «Il governo italiano ha fatto benissimo a tenere una linea dura. La questione migranti deve diventare europea. Dobbiamo chiarire insieme le regole. Non possiamo trovarci in situazioni ogni volta diverse a seconda dei governi in campo e della bandiera battuta da una nave».

E Crosetto, sulla drammatica realtà di Ventimiglia…

Insomma, una prassi condivisa, delineata intorno a un tavolo europeo – spiega Crosetto – che parta da un presupposto: «L’Italia non può accollarsi da sola il peso delle migrazioni solo perché ha la “colpa” di trovarsi più vicino all’Africa rispetto agli altri Paesi». Perché, commenta anche ironicamente il ministro, «sono tutti bravi a fare gli accoglienti con i porti degli altri», ma nessuno può fare la morale all’altro. specie in considerazione del fatto che, sottolinea il ministro, «se provo ad attraversare il confine di Ventimiglia, trovo più ostacoli adesso rispetto a quando ero giovane ed esistevano le frontiere».

Migranti: confini, barriere e un tavolo Ue intorno al quale discuterne

Non solo. A proposito di confini e barriere Crosetto, richiamando una collaborazione della Ue, parte dalla considerazione che «siamo dentro tempi che ci impongono sfide troppo grandi per essere affrontate in solitaria dalle singole nazioni». Per poi affermare di aspettarsi «un intervento europeo. Ed auspico anche dell’Onu, in Africa. Per cambiare le condizioni economiche, di sicurezza, di aspettativa di vita che spingono le persone ad abbandonare la loro terra e la loro casa. Mi aspetto anche che vengano costruiti luoghi in cui si allestisca un’uscita civile dall’Africa, rispettosa della dignità delle persone».

Per un sistema di accoglienza e integrazione

Insomma, una strategia europea per «pianificare una nuova operazione per la sicurezza del Mediterraneo. Per combattere le organizzazioni criminali che si arricchiscono con la tratta dei disperati. Delineando un sistema di accoglienza e integrazione. Non ha alcun senso pulirsi la coscienza facendo finta di accogliere i migranti sul territorio europeo per poi consegnarli alla schiavitù. Alla povertà. A sfruttamento, malavita o all’integralismo».

E affrontare le Ong, veri e propri centri sociali galleggianti

Infine, la domanda dalle cento pistole: le Ong sono uno strumento politico? «Basta andare a vedere chi le finanzia. Ma non le considero uno strumento politico. Piuttosto, ideologico». Cioè? «Sono un po’ come centri sociali galleggianti. Non fanno riferimento a nessun partito, ma perseguono alcune volte strategie di rottura, di ricerca di scontro: sembra che alcune volte siano più interessate all’impatto politico del loro lavoro che alle persone che raccolgono dagli scafisti».

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *