Gattuso non ci sta e zittisce gli haters: “Quando mi danno del razzista mi sembra di impazzire”
Frasi estrapolate e decontestualizzate. Parole travisate e deduzioni ricavate ad arte e strumentalizzate: tutte fake news che rinfocolano l’odio seriale e le polemiche social verso Ringhio Gattuso, tornato negli ultimi mesi nel centro del mirino di haters e detrattori. Una bufera che è tornata ad investire l’ex campione del pallone anche oggi, con le trattative in corso col Valencia, che sta vagliando le sue possibilità per la panchina. Così, la storica bandiera del Milan – oltre che campione del mondo nel 2006 – finisce nuovamente sulla graticola dei social. Alla gogna dell’agorà virtuale dove tornano, rispolverate per l’occasione, alcune dichiarazioni che Gattuso avrebbe pronunciato una quindicina di anni fa.
In un’intervista al Corriere Gattuso mette i puntini sulle “i”
La battaglia contro l’arrivo del tecnico calabrese si sposta dal campo di calcio del Valencia alla piattaforma di Twitter, e costringe Ringhio a nuove spiegazioni. Ulteriori specificazioni e smentite. Una lunga lista di errata corrige che il calciatore e tecnico calabrese affida al Corriere della sera, dalle cui colonne il campione si racconta in una lunga intervista che, puntualmente, parte proprio dalle accuse di razzismo degli ultimi giorni (e non solo). Partendo con una precisazione imprescindibile: «Non sono come mi descrivono sui social. Queste accuse mi fanno soffrire. Si prendono dichiarazioni di anni diversi, le si isola dal contesto, e si imbastiscono processi con l’obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie: qualcuno accusa, qualcuno difende, qualcuno giudica. Qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello. Io non sono un tipo da social. Se mi chiamano Ringhio, ci sarà un motivo. Non vado a caccia di facili consensi, non faccio il simpatico a comando. Sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato».
Gattuso respinge al mittente le accuse di razzismo
Per questo, prosegue Gattuso nella sua lunga ed esaustiva spiegazione, «quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuna persona, mai, può essere giudicata per il colore della pelle. Conosco tanti con la pelle bianca che non si comportano bene. Il razzismo va combattuto, sempre. Ho allenato decine di giocatori che avevano la pelle diversa dalla mia. Nel mio ristorante ne lavorano tre – sottolinea il 44enne calabrese –. Così come ho avuto compagni di squadra ai quali ho voluto bene. Per me non conta il colore della pelle. Conta la persona. La sua onestà e la sua lealtà».
Gattuso chiarisce anche l’equivoco nato dall’accusa di “omofobia”
Altra frase contestata a Gattuso risale al 2008, quando il centrocampista allora al Milan disse che per lui, cattolico, il matrimonio è tra uomo e donna: «Ma poi aggiunsi che per me ognuno è libero di fare come vuole. Ed è proprio quello che penso. Ogni libertà, compresa quella dei comportamenti sessuali, è benvenuta, è segno di progresso». Mentre subito dopo, in merito alla frase sulle donne e la loro capacità di gestire il calcio, stigmatizzata in relazione a Barbara Berlusconi, precisa: «No, assolutamente no. In ogni campo le donne fanno come e meglio degli uomini. Lo stanno dimostrando nei governi, nelle aziende, in ogni settore. Più donne avranno responsabilità e meglio sarà»…
E cita l’unico episodio di cui si vergogna…
Spiega, precisa, si difende l’ex centrocampista del Milan, che in un passaggio dell’intervista al Corsera torna anche sull’episodio della testata a Jordan, durante una partita di Champions tra i rossoneri e il Tottenham. «Ho sbagliato e me ne vergogno», ammette senza mezzi termini Gattuso. Quindi aggiunge: «Quello è qualcosa che ho fatto. È stato un ingiustificabile errore. Certo, potrei dire che sono cose di campo. Succedono, purtroppo. Ma invece me ne vergogno. Ho un figlio di quattordici anni, lei crede che io non mi vergogni davanti a lui per quella follia, quando me ne chiede giustamente conto?».
Gattuso, «Al Milan devo tutto. Andando via ho rinunciato a 5 milioni e mezzo»
E tra rimorsi, rimpianti e rettifiche Gattuso è un fiume in piena. E navigando sulle onde del passato, approda anche alla sua esperienza al Milan. Di cui sottolinea: «Sono molto riconoscente al Milan. Se io sono quello che sono, lo devo a quella società, a quei colori che ho sempre amato. Non volevo essere un peso e volevo andare via in punta di piedi». Parole semplici, concetti efficaci che arrivano dritti al cuore della questione. L’ex allenatore del Milan Gennaro Gattuso torna così sulla fine della sua esperienza sulla panchina rossonera. E sulla rinuncia a molti soldi per consentire il pagamento del suo staff.
Le esperienze in panchina e gli addii “pagati” economicamente e umanamente…
«La cifra? Cinque milioni e mezzo netti – dice il 44enne calabrese al Corriere della Sera –. Una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Qualcosa di simile a quanto accaduto a Pisa: «No, lì i soldi ce li ho proprio messi, di tasca mia. Ma sono stato felice. Avevamo centrato una inaspettata e bellissima promozione in serie B e la società si trovava in difficoltà». Tutto chiarito allora? Speriamo per lui di sì. Tutto il resto, allora, è solo pretesto e facile speculazione. Nemici con cui l’uomo e l’allenatore si ritrovano a doversi confrontare ormai da troppo…