Bianchi scrive dal carcere alla mamma di Willy: “Si sono inventati tutto, non siamo i colpevoli”

28 Giu 2022 17:28 - di Alessandra Parisi

“Ho toccato il fondo. Ecco la vostra soddisfazione. È una cosa che non auguro a nessuno. La sensazione di essere da soli, al buio. Sono andato giù. Ma oggi ho deciso di rialzarmi e combattere per la verità e per la vita”. Inizia così la lunghissima lettera, 7 pagine, che Marco Bianchi scrive dal carcere di Viterbo. Dove è recluso con l’accusa di aver ucciso Willy Monteiro Duarte. Il ragazzo massacrato di botte la notte tra il 5 e 6 settembre 2020 a Colleferro. Insieme a suo fratello Gabriele e agli amici Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.

La lettera di Bianchi dal carcere: è colpa dei media

La lettera affidata all’Adnkronos  è rivolta al pubblico “influenzato” dalla descrizione fatta dai media. Per i fratelli Bianchi il pubblico ministero ha chiesto l’ergastolo. Per gli altri due 24 anni di reclusione. In vista della sentenza del prossimo 4 luglio, Marco Bianchi accusa i giornalisti. E si rivolge alla madre di Willy. “Io e Gabriele siamo ragazzi di cuore. Sinceri. Tutte quelle cattiverie che hanno detto contro di noi non sono vere. Siamo stati descritti sin dall’inizio come mostri e assassini. Dai giornali e dai social è stata usata una nostra foto. Per dimostrare che eravamo due ragazzi che pensavano solo a fare la bella vita” scrive sottolineando di non aver mai chiesto aiuto o protezione.

“Su di noi solo falsità su falsità”

“I problemi li abbiamo avuti a causa dei giornalisti. Che hanno perso il controllo, raccontando falsità su falsità. Come quella bellissima donna di Barbara D’Urso. Che non si rende conto prima di fare le puntate su di noi. Posso capire che è il vostro lavoro. Ma almeno siate umani e umili nel dire la verità. Perché tutti siamo figli, tutti siamo genitori e disgrazie come questa possono accadere a chiunque. Solo che qui, oltre alla disgrazia, c’é anche la beffa che il colpevole non si è preso le proprie responsabilità. Ancora con il sangue sulle scarpe, se ne sta tranquillo in casa sua”. Parole che si riferiscono a Belleggia. Unico imputato ad oggi ai domiciliari.

Alla mamma di Willy: se fossi colpevole non potrei guardarla

Poi Bianchi si rivolge esclusivamente a Lucia Monteiro. “Signora mia,  ogni volta che ho la possibilità di guardarla vedo il dolore.  E l’odio che può provare per chi le ha portato via suo figlio. È lo stesso sentimento che leggo negli occhi di mia madre. Che è morta dentro. E prova rancore per il vero colpevole. Il bugiardo che ha rinchiuso i suoi figli in carcere al suo posto. Per un crimine che non hanno commesso. Signora, io la guarderei come guardo mia madre. Se io e mio fratello fossimo gli artefici della morte di suo figlio, mai ci saremmo permessi di sostenere il suo sguardo. Come abbiamo fatto durante il processo”.

“La verità verrà fuori. E dimostrerà la nostra innocenza”

“Ecco ciò che siamo, signora mia. Non ci siamo mai drogati, siamo stati sempre lucidi per non commettere sciocchezze. Per non rovinarci la vita. Spero al più presto che scoprirà la verità”, si legge ancora nella lettera all’agenzia di stampa. “Non siamo quei ragazzi che le stanno facendo credere. Siamo semplici ragazzi di famiglia e di cuore. Che se sbagliano si assumono le proprie responsabilità. La paura più grande è quella di farci la galera per un fatto mediatico, non perché colpevoli”. Si avvia alla conclusione parlando anche a nome del fratello  Gabriele. “Prima o poi la verità uscirà fuori. E spero sia dimostrata l’innocenza mia e di mio fratello. Si sono inventati di tutto su di noi”.

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