Ponte Morandi, a processo tutti i 59 imputati. Rampelli: “Scandaloso il patteggiamento con i Benetton”

7 Apr 2022 21:10 - di Redazione

Tutti a processo i 59 imputati per il crollo del Ponte Morandi, a Genova. Che il 14 agosto del 2018 causò 43 morti. Tra i rinviati a giudizio anche l’ex ad di Aspi Giovanni Castellucci. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare Paola Faggioni, fissando la prima udienza al prossimo 7 luglio. Grande la soddisfazione dei familiari delle vittime della tragedia di quasi quattro anni fa.

Ponte Morandi, tutti a processo i 59 imputati

“Siamo molto soddisfatti. Per mandare a processo tutti e 59 gli imputati vuol dire che la Procura ha lavorato bene”. Così Egle Possetti, presidente del Comitato Ricordo vittime ponte Morandi. Subito dopo che il gup di Genova ha rinviato a giudizio tutti gli imputati per il crollo del Ponte Morandi. Agli indagati si contesta anche la volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati. Eludendo tale obbligo “con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi”. Infine si configura la frode nei confronti dello Stato. Per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico (così come previsto dalla Convenzione tra Autostrade e lo Stato). E di gestione in sicurezza della stessa, occultando l’inidoneità e pericolosità delle barriere. Senza alcuna comunicazione, obbligatoria, all’organo di vigilanza (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).

Rampelli: il patteggiamento non cancella le responsabilità

Molto duro il commento di Fabio Rampelli sul patteggiamento. “Il patteggiamento accolto dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Genova non cancella le gravissime responsabilità di Aspi. E della controllata Spea. La giustizia terrena – dichiara il vicepresidente della Camera – ha delle ragioni che la giustizia morale non conosce. Per gli italiani la famiglia Benetton resterà per sempre colpevole della tragedia del 14 agosto 2018. Eppure nei loro confronti nessuna condanna. Ma soltanto la fuori uscita da Aspi e per di più pagata 8 miliardi di euro. Consentire il patteggiamento alla società e rinviare a giudizio le persone che per quella società si sarebbero macchiati di reati così pesanti è una contraddizione evidente, un’ingiustizia. La condanna al pagamento da parte di Aspi di 30 milioni di euro per ammodernamenti mai eseguiti e per la mancata manutenzione nel corso dei decenni è un’altra inaccettabile distorsione. I mancati investimenti non ammontano a trenta ma a centinaia di milioni e le conseguenze di queste omissioni hanno causato una tragedia impensabile“.

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